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Perdonare

L’esperienza del perdono è la più imponente e grandiosa possibilità che abbiamo per trovare, nella pace, una via d’uscita alla/e paralisi che ci legano nella vita quotidiano. Se non riusciamo a perdonare per prima cosa noi stessi non riusciremo a vivere un’esistenza davvero bella, grande e piena.

Il perdono è l’inizio del nostro riscatto. Potremo fare tutto ciò che vogliamo ma se non ci perdoniamo non riusciremo mai ad avere pace. L’esperienza del perdono donato e accolto, infatti, è l’unica via per ridare colore ai nostri giorni. Gesù ci sta aspettando ed è pronto ad accoglierci e a donarci il perdono di cui abbiamo bisogno per poi dirci “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”.

Preghiamo, perciò, gli uni per altri affinché ciascuno riesca, con un atto di coraggio decisivo, a perdonare se stesso, la propria vita e quella degli altri. Questo è il segno che abbiamo cominciato a cambiare vita facendone il capolavoro che il Signore ha pensato per ciascuno di noi. È a questo punto che tra la meraviglia di tutti sentiremo la gioia di ringraziare Gesù che ci ha ridato vita scoprendo le straordinarie meraviglie di Dio.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

   Parola del Signore

Se vuoi, puoi …

Affacciati alla finestra scopriamo le prime luci del giorno. Il cielo s’illumina e il cuore si apre sull’infinito. Il chiarore del mattino ha il potere di dare forza alla vita, di dare coraggio alla speranza … questo nuovo giorno sarà migliore di ieri. Le cose vecchie sono finite, ne sono nate di nuove. Oggi tutto sarà diverso, tutto rinnovato, tutto più bello.

Quest’alba è degna di un Re; la sua luce, infatti, illumina il piccolo prato che appare un tappeto pieno di gemme mentre l’edera disegna arazzi sui muri di pietre che fanno da contorno al giardino e i primi raggi del sole si infilano tra i rami pieni di foglie di un grande albero.

La lebbra, il peccato e la colpa sono vinti, purificati e scomparsi. La Luce, quella vera, illumina l’universo e il cuore e, finalmente, la pace, prende dimora in noi spingendo i nostri passi su sentieri nuovi, belli, pieni di speranza. Siamo persone nuove se riusciamo a cogliere questi grandi misteri della vita. “Se vuoi, puoi…”.

Franca e Vincenzo, osb-cam

 Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

   Parola del Signore

Tutti ti cercano

Il “Cercare” è la dimensione più autentica della vita. L’uomo che cerca è l’uomo che vive, che crede, che spera, che fa della sua vita qualcosa di così speciale e di unico che lo rende totalmente Uomo.

Non è tanto importante raggiungere la meta che ci siamo prefissati secondo i nostri disegni personali. Ciò che è importante è il viaggio con i suoi percorsi, le sue incertezze, le sue prove, i suoi fallimenti, con le sue gioie, con le cose belle che abbiamo e non apprezziamo , con le persone che abbiamo ricevuto in dono e non riusciamo a vedere e alle quali non diamo valore (pensiamo al nostro sposo/a, ai figli, agli amici più cari). Ciò che rende il nostro andare avvincente è lo stile con il quale affrontiamo il nostro oggi, il coraggio con il quale ogni giorno spingiamo i nostri passi oltre gli ostacoli, la forza che mettiamo nelle cose concrete. Ciò che rende i nostri giorni pieni di senso è il desiderio di viverlo in pienezza affrontando a testa alta il nostro quotidiano, le prove e le difficoltà.

Oggi l’evangelista Marco ci racconta di come tutti cercano Gesù per ascoltare una Parola e/o essere guariti e questa è una indicazione proprio per noi che, spesso, siamo smarriti, impauriti, pieni di dubbi, di desideri, di pensieri. Marco ci mostra che il cercare Gesù nella nostra vita quotidiana è già segno che siamo sulla via della guarigione, di chi cerca di perdonare la propria vita, di chi desidera pace vera, di chi, finalmente, finisce di combattere guerre interiori e inizia a vivere una vita per gli altri. Quando ci decidiamo a farlo. Cosa stiamo aspettando?

Oggi Gesù ci chiama a cercarlo, ad ascoltare la sua Parola a chiedere di essere guariti (segno questo che abbiamo imbroccato la via buona). Tutti abbiamo bisogno di essere risanati, di essere liberati dal o dai mali che ostacolano all’amore di trovare la via della vita.

Il giorno che riusciremo a vincere contro il male, contro il male di vivere, noi, saremo, finalmente liberi dai mostri che ci oscurano la vista e ci strappano l’ascolto del Padre e che ci rendono sordi allo Spirito di Dio che desidera parlare al nostro cuore. Decidiamo allora di seguire Gesù e avremo la Pace che meritiamo, che sogniamo e alla quale aspiriamo. Lo dobbiamo alla nostra vita e a quella dei nostri cari con i quali condividiamo le piccole e grandi cose di ogni giorno. Gesù è l’unica via vera per affrontare gli ostacoli della vita, l’aiuto sicuro, l’unico sostegno, l’autentico e vera Amico dell’esistenza per ogni Uomo. Quando noi, infatti, crediamo che non possiamo fare qualcosa la nostra mente si blocca, quando noi, invece, cerchiamo la via con Gesù le nostre migliori doti si attivano e Lui ci sostiene ed incoraggia. Provare per credere.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

   Parola del Signore

Venite dietro a me

Nulla è più forte, in questo mondo, che la chiamata di Gesù a seguirlo. Andare dietro di Lui è davvero qualcosa che sconvolge la piatta vita che spesso conduciamo. È sconvolgente come le nostre vite possono acquistare senso. Quello che prima appariva un castigo, quello che ci sembrava assurdo, quello che abbiamo rifiutato per anni d’improvviso appare una predilezione. Toccare la terra, sfiorare le foglie secche, accarezzare con gli occhi un fiore e ascoltare il rumore del silenzio può per miracolo riempire di colori le nostre stanche giornate. Con Gesù nel cuore e seguendo i suoi passi tutto prende vita, forza, sostanza. La sofferenza si colora di senso, il dolore si tramuta in gioia e noi prendiamo vita fino al punto di sognare cieli nuovi e terra nuova.

Il mistero che si cela dietro la nostra decisione di accogliere la chiamata di Gesù è davvero grande. Se accogliamo il suo invito a lasciare le nostre fantasie che spesso ci procurano dolore e sofferenza, insoddisfazione e frustrazione faremo l’esperienza della resurrezione. Finalmente avremo una vita nuova, rinnovata, piena e capace di godere di ogni più piccola cosa che abbiamo che saremo, finalmente, capaci di apprezzare e di godere.

La chiamata di Gesù è per tutti non solo per i discepoli ma per me, per te, per ogni donna e ogni uomo. Gesù non fa preferenza di persona. Gesù ci ama e desidera che noi lo seguiamo perché Lui vuole darci vita e felicità. Questo è il più grande miracolo della vita. Il resto è il male che vuole rendere il nostro viaggio terreno un inferno. A volte il male riesce a portare a compimento il suo malvagio disegno ma noi con la Grazia di Dio possiamo impedirlo. Possiamo farlo. Accogliamo l’invito di Gesù a seguirlo e avremo pace e gioia come nemmeno riusciamo ad immaginare. 💞

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

   Parola del Signore

Videro Gesù camminare sul mare.

A volte ci capita di vivere esperienze davvero difficili e complicate. Il vento ci soffia contro e fatichiamo molto per spingere i nostri passi in questa vita. Nonostante la buona volontà e il desiderio di raggiungere la meta che ci siamo prefissati emergono molti ostacoli tra i quali, il più difficile da superare è il nostro Ego, il nostro credere che tutto dipende da noi, che noi siamo il centro dell’universo. Non ci sfiora mai il dubbio che, invece, c’è un progetto che ci sovrasta, un disegno di Dio ampiamente superiore che non vogliamo ne vedere ne riconoscere. Quando questo accade restiamo sconvolti e ci spaventiamo tanto da essere incapaci di accogliere il grande progetto che Dio ha pensato per noi. Quando però con umiltà invitiamo Gesù ad entrare nella nostra vita (a salire sulla barca con noi) ci accorgiamo che tutto cambia. Quello che prima era indispensabile diventa superfluo; il nostro Ego si trasforma e in umilta ci affidiamo a Dio che, padrone assoluto della nostra vita, ci darà la forza e il coraggio necessari per vincere ogni sfida donando ai nostri giorni la pace e la gioia dell’innocenza.

Franca e Vincenzo, osb-cam

  Dal Vangelo secondo Marco

[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare.
Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò.
E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.

   Parola del Signore

Vuoi guarire?

«Vuoi guarire?»: Giovanni 5, 1-9Vi fu una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. V’è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. [Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo ad entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.] Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. 6 Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». 9 E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. (Giovanni 5,1-9)

Commento della comunità di Taize

Gesù guarda con compassione l’uomo disteso a terra. È infermo da 38 anni … così tanto tempo! Ha perso la sua autonomia, inoltre, non ha nessuno che lo aiuti. Gesù vede la sua miseria, la sua sofferenza, la sua disperazione e gli parla: “Vuoi guarire?”. Non è il paralitico che chiede la guarigione, ma è Gesù che gli fa questa domanda.

Vuoi guarire? Chi non desidererebbe la guarigione? Tuttavia la risposta del paralitico è indiretta. Così immobilizzato e disperato, non riesce nemmeno a dare una risposta semplice e chiara. Forse non crede più che possa accadergli qualcosa di positivo. A questo diseredato che sembra essere incapace di fare qualcosa da solo, Gesù offre la guarigione. Non dice: “Sei guarito!”, ma “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!”. Come se gli dicesse: “D’ora in poi, prenditi cura della tua vita! Ne sei capace!”.

Ogni racconto di guarigione compiuta da Gesù rivela l’infinita bontà di Colui che lo ha mandato. Dio vuole la pienezza di vita per ogni essere umano. Tanti racconti nella Bibbia ci mostrano questo Dio che non può rimanere indifferente alla sofferenza del suo popolo e della sua creazione. Dio Creatore è Dio Salvatore. Nessuna regola religiosa, anche importante come quella del sabato, può impedire a Gesù di guarire il malato. La persona guarita è completamente reintegrata nella vita collettiva.

Possiamo leggere questo testo dal punto di vista delle nostre situazioni. In ognuno di noi ci sono ferite: ricordo di un’umiliazione, sogno non realizzato, desiderio insoddisfatto. Non è facile farvi fronte. Ci capita di fuggirle o nasconderle perché ci fanno male o ce me vergogniamo.

Per paura di fallire, di commettere un errore, ci manca l’audacia di correre un rischio, di assumerci la responsabilità e le conseguenze della nostra decisione. Invece di cogliere il possibile, spesso siamo immobilizzati di fronte all’impossibile. Diamo la colpa ad altri: genitori, insegnanti, responsabili della politica, impresa o chiesa.

Anche i gravi problemi del mondo ci assalgono: cambiamenti climatici, disuguaglianze, concorrenza spietata in campo economico, conflitti internazionali e guerre, crisi dei rifugiati … Di fronte alle sfide del mondo ci sentiamo impotenti e poveri. Il nostro pianeta assomiglia all’uomo del Vangelo che era paralizzato per 38 anni.

Nella vita collettiva, come nella vita personale, invece di cadere nel fatalismo, possiamo ascoltare la parola di Gesù: Vuoi guarire? Vuoi cambiare vita? Vuoi una vita piena? Vuoi cambiare la società, rendere la terra più abitabile per tutti? Credi che sia possibile? Allora, alzati! Inizia oggi, prendi la tua parte di responsabilità! Fai il primo passo, non sei più solo! Cerca amici che condividono la stessa fede, i medesimi valori. Con tutti gli umani di buona volontà – ce ne sono molti! – prendiamoci cura della creazione. Così facendo troverai un senso alla tua vita.

In una preghiera silenziosa, ascoltiamo la voce di Cristo e vediamo anche lo sguardo di Cristo che ci mormora: vuoi guarire?

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 Quali sono le persone / situazioni intorno a me che hanno bisogno di guarigione?

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 Cosa ci impedisce di vivere una vita piena? A livello personale e collettivo, cosa ci aiuta a liberarci?

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 “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!” In che modo queste parole di Gesù m’interpellano?

La casa di Nazareth

La casa di Nazareth è il luogo nel quale per trent’anni Gesù cresce, si fortifica, dove si riempie di sapienza e dove la grazia di Dio lo abita. Lo straordinario abita l’ordinario; il complesso si svela nel semplice; il divino si affida all’umano.

Vivere è un cammino nel quale onestà, rispetto, impegno e responsabilità si fanno forza e collaborano per costruire futuro e per scrivere pagine inedite capaci di sorprendere anche chi ne è l’autore.

Questo è il messaggio che emerge dal silenzio dei trent’anni nei quali Gesù vive in questo sperduto villaggio della Galilea abitato da qualche centinaio di persone. Nazareth è un villaggio ai margini, fuori dalle vie principali percorse dalle carovane. Poche case, in parte grotti, senza servizi. Eppure, qui, Maria e Giuseppe lo educano e gli trasmettono le antiche scritture.

Dio ha avuto bisogno di due semplici genitori, si è affidato a loro per cambiare la storia del mondo. Dio si fida di noi, si affida a noi e ci accompagna (tutti, nessuno escluso) perché ci ama e perché crede nell’uomo, in tutti, anche se sbagliamo, anche se non crediamo in Lui. Dio si fida e si affida. Anche noi, siamo invitati a fidarci e ad affidarci a Lui.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca

[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

   Parola del Signore

Fuggire e Amare

Di fronte alla rabbia di Erode l’unica possibile risposta è fuggire (come fa Giuseppe portando via Gesù in Egitto) e amare. Gesù, da adulto, come i bambini innocenti fatti uccidere dalla paura e dalla rabbia di Erode, morirà sulla croce tra lo scherno e l’indifferenza del popolo. Perseguitato, processato, flagellato, viene crocifisso ma Lui risponde con l’Amore. Non reagisce Gesù, non si oppone, non giudica, non accusa, ma cerca di Amare e, anche appeso alla croce, perdona. Gesù, quindi, accetta su di sé il male del mondo quello che, a volte, si impadronisce del nostro cuore ma lo vince con il bene. In questo modo egli ci indica la via della salvezza e della pace del cuore. Anche noi possiamo conquistarla e per farlo siamo chiamati ad accogliere, per prima cosa, il nostro dolore e, se riusciamo, anche quello del mondo che ci circonda; siamo invitati a cambiare le categorie che guidano le nostre scelte; ci è chiesto, in sostanza, di godere delle tante cose belle che abbiamo e che non vediamo e a metterci a servizio degli altri.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

   Parola del Signore

Credere all’impossibile

Credere all’impossibile è molto difficile e quando non si crede non si riesce neanche a parlare. Come Zaccaria che non avendo creduto resta muto. Solo dopo che Elisabetta avrà partorito e l’impossibile si sarà fatto possibile le cose cambiano. Al bimbo Elisabetta vuol dare il nome di Giovanni e Zaccaria che nel frattempo ha capito la lezione di Dio confermerà.

Chiediamoci, quindi, se anche noi, come Zaccaria, non siamo capaci di credere a Dio e alla sua potenza e, perciò, restiamo muti in tante situazioni della vita. Non credendo che Dio può, per esempio, far sgorgare acqua dalla roccia, o cambiare la nostra vita, restiamo muti. Non riusciamo a condividere il cuore, ad Amare, a donare. Non riusciamo ad essere felici. Non riusciamo a dare senso alla nostra vita.

La storia di Elisabetta e Zaccaria, invece, ci aiuta a sperare nell’impossibile; ci aiuta a capire che obbedire a Dio è via di salvezza; ci aiuta a condividere la vita donando la nostra senza nulla chiedere in cambio.

L’esperienza di Zaccaria ci mostra che farsi umili e obbedienti ci farà brillare agli occhi di Dio e ci mostrerà la via per essere felici appagando il nostro desiderio di senso.

Franca e Vincenzo, osb-cam

 Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

   Parola del Signore

Il mistero

Ci sono fatti ai quali non riusciamo a dare una spiegazione, eventi che ci sorprendono e altri di fronte ai quali restiamo senza parole.

Giuseppe, vive tutta questa realtà ma sente nel cuore di essere chiamato ad accoglierla e da uomo “giusto” cioè fedele alla Legge mosaica trova la via per farsi strumento capace di agevolare il “piano di Dio”.

Giuseppe sogna, e sogna in grande. Sogna cose che razionalmente appaiono impossibili ma il suo cuore crede, invece, oltre la nostra piccolezza. Ha fiducia, tanta fiducia e ha il coraggio di affidarsi pienamente. Il “mistero” trova un saggio che lo accoglie e lo accarezza nel grande silenzio di un agire quotidiano che finirà per cambiare la storia.

La Potenza di Dio entra nel grembo di Maria e si fa carne; entra nella storia del mondo per cambiare il mondo.

Mai come in questo tempo Giuseppe è modello di vita al quale ispirarsi; espressione di una semplicità disarmante; segno di una fede che supera la ragione esaltando il cuore; uomo del silenzio che vince ogni chiasso e schiamazzo; capace di sognare cose grandi vincendo la mediocrità di questo mondo; coraggioso e forte è fedele alla missione, non rinuncia al suo compito e favorisce il “mistero” cioè il piano di salvezza che Dio ha pensato per l’uomo, per ogni uomo, nessuno escluso.

Mi chiedo:

Ho accolto il piano di Dio per me, oppure perseguo miei desideri?

Ho affidato la mia vita nelle mani di Dio?

Ho fiducia in Dio che mi ama?

Guardando alla vita Giuseppe cosa debbo migliorare della mia vita?

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

   Parola del Signore