Archivi categoria: Commento ai Vangelo

Tornò che ci vedeva

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38 

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano:

«Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Parola del Signore.

Ecco la lectio sulle letture della 4° domenica di Quaresima tenuta da dom Innocenzo Gargano dal Monastero camaldolese di Sant’Antonio Abate in Roma… Per ascoltare clicca qui

Umiltà

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,9-14
 
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore.

Conquistare l’umiltà è il cammino dell’uomo che si fida e affida al Signore. Dio, infatti, conosce tutto di noi e nulla possiamo nascondergli. Riconoscerci peccatori e chiedere la sua misericordia è, quindi, la strada lungo la quale possiamo davvero compiere il cammino verso la santità: “… chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato”.

Cerchiamo gli ultimi posti, evitiamo la ribalta di questo mondo e facciamo del bene senza essere visti. Signore aiutaci a camminare lungo la via della Santa umiltà!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Amerai il Signore tuo Dio

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 12,28b-34
 
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Parola del Signore.

Amare! Amare il Signore che è il nostro Unico punto di riferimento e, nel Signore, il prossimo!

Questo è il programma della vita. Questo è quanto siamo chiamati a fare. Non c’è nulla di più importante, nulla di essenziale, nulla di più indispensabile. Questa, infatti, è la via della salvezza!

Signore aiutaci ad Amare, sostieni i nostri passi, incoraggia i nostri tentativi e abbi misericordia delle nostre povertà e delle nostre cadute.

Siamo fragili e deboli e quando siamo stanchi e oppressi dalla vita facci sentire la tua presenza.

Non ci abbandonare, abbiamo bisogno di vivere e, per vivere, di sogni da vedere realizzati. Tu, solo Tu, puoi darci il coraggio e la forza per realizzare la nostra vocazione all’Amore. Confidiamo in Te.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Chi non è con me è contro di me!

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 11,14-23

14Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore.  15Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». 16Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. 17Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. 18Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. 19Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. 20Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
21Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. 22Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. 23Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde

Parola del Signore.

Chi attacca qualcuno e si mette contro solitamente teme qualcosa. È ciò che accade agli scribi che di fronte ai prodigi compiuti da Gesù temono di perdere il loro potere. Gesù, invece, non considera un avversario chiunque fa il bene. Se, infatti, non hai nulla da temere di fronte al bene da qualsiasi parte provenga tu sei felice. Solo il bene può vincere il male. Gli scribi sono allarmati dal consenso che Gesù ottiene tra la gente. Invidiosi e preoccupati lo attaccano e cercano di metterlo in difficoltà. Tutto questo, purtroppo, accade anche oggi. Quando c’è qualcuno che fa bene le cose e ha successo gli invidiosi spargono veleni, tramano per denigrarlo e diffondono menzogne … Spesso questi soggetti riescono nel loro intento ed è così che il male si propaga.

Mi guardo intorno, osservò, rifletto e mi chiedo: sta accadendo qualcosa di simile intorno a me? Se mi accorgo che sta accadendo qualcosa di simile io cosa faccio? Da che parte mi collocò?

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

In cammino

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,17-19
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Parola del Signore.

Nel cammino verso la santità Gesù ci chiede di dare pieno compimento alle Leggi che il Padre ha consegnato. Ci invita a cercare la profondità della verità; di non restare alla superficie ma di accogliere, nella nostra vita, quel comandamento nuovo che riforma e da pienezza a tutta la Legge. Si tratta di Amare davvero, di prendere parte all’Amore che Gesù ha vissuto donando la vita per noi. Amare non prevede il ricambio ma è un’offerta piena di se stessi che va oltre le leggi formali, le supera e gli dà piena verità.

Mi chiedo: nel quotidiano della vita riesco ad Amare anche chi mi ha fatto del male? Riesco a perdonare? Sono disponibile ad offrire la mia vita per essere Pace?

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Ritornate a me con tutto il cuore ❤️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 18,21-35
 
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”.  Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari.

Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Parola del Signore.

Siamo chiamati a perdonare e a farlo sempre. Il Vangelo di oggi si apre con la parabola di un re che perdona il servo e prosegue con il perdonato che non perdona al fratello. Ecco c’è qualcosa che non funziona. Dio che ci ha perdonato e ci perdona ogni cosa chiede a noi di fare altrettanto. “… rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori...”. Questo è il cuore del cristianesimo “essere uomini e donne di misericordia, di perdono e, quindi d’Amore“. Non è un cammino facile ma è questo il grande e straordinario messaggio che Gesù diffonde dalla croce. Accettare il dolore, la sofferenza e la morte per donare vita agli altri.

Ora mi fermo e ripenso la mia vita, mi concentro sul mio ultimo periodo di vita … riconosco di essere stato dal Signore? Sono consapevole che il nostro è un Dio della misericordia? E, io, sono capace di perdonare? Riesco a vincere l’istinto della reazione verso chi mi ha fatto e mi fa del male? Oppure cerco di vendicarmi?

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Lo cacciarono fuori dalla città

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4, 24-30
 
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Parola del Signore.

Ieri come oggi il tema è saper riconoscere i veri profeti. La storia ci insegna che i veri profeti sono esclusi, emarginati e spesso estromessi dai potenti. Non hanno consenso, sono guardati con sospetto, subiscono denigrazioni e nessuno o pochissimi ascoltano le loro parole. I veri profeti sono scomodi, non graditi e messi ai margini, spesso sono derisi e ritenuti persone inutili.

I falsi profeti, invece, si atteggiano nel ruolo, sono osannati, loquaci e si presentano con lo sguardo sognante. Sono capaci di attrarre l’attenzione soprattutto degli sprovveduti con discorsi costruiti ad arte ma privi di verità e di vero Amore.

Immersi in questa realtà non è facile distinguere … però abbiamo la Parola di Gesù che ci guida suggerendo al nostro cuore il senso della vera Sapienza che mai scende a compromessi con questo mondo e che propone strade di salvezza che vanno sempre controvento. E allora mai dobbiamo stare con i potenti, mai con i vincitori e i governanti ma dobbiamo scegliere di stare dalla parte degli ultimi, dei perdenti, dei poveri che vivono ai margini e che con umiltà ci propongono il vero ed eterno volto di Cristo. I falsi profeti sono abili mistificatori. Si presentano con parole e gesti capaci di attrarre ma la loro vita concreta smentisce le stesse parole che pronunciano.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dammi da bere

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 4,5-42

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 

Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». Parola del Signore.

Parola del Signore.

Signore dammi da bere per placare la mia sete, dammi il tuo Amore affinché io possa donarlo agli altri; Signore dammi presenza affinché io possa essere presente dov’è chi è solo; Signore donami l’acqua fresca e zampillante della tua Parola affinché anche io possa donarla a chi ha sete di Amore, di vita buona, di libertà e di presenza.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Se vuoi come ogni domenica puoi ascoltare il commento di Dom Innocenzo Gargano dal Monastero camaldolese di Sant’Antonio Abate in Roma. Clicca qui

Portate qui il vestito più bello

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,1-3.11-32

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse:”Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.

Qualsiasi cosa abbiamo potuto fare il Padre è sempre pronto ad accoglierci e a rivestirci del vestito più bello. E allora ci chiediamo: se il Padre è sempre disponibile ad accogliere e perdonare chi siamo noi per giudicare e condannare? Suggeriamo qualche dritta:

Lc 6,27-38: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati”.

e c’è qualcosa che va oltre in maniera ancora più potente e riguarda la nostra facoltà di donare ciò che abbiamo condividendolo con gli altri e, perfino, con i “nemici” : donare i “nostri” i beni avendo fiducia nel cambiamento dell’altro … (È questa la rivoluzione cristiana)…

“Non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: di tutte queste cose (cioè delle sicurezze umane) vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno e queste cose vi saranno date in aggiunta” (Lc 12,29-31).

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La pietra scartata

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 21, 33-43.45-46
 
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
 
Parola del Signore.

La brama del possesso può spingere a compiere gesti deprecabili. Allo stesso modo l’indifferenza rappresenta la parte “buona” dello stesso stile di comportamento. Chiudere gli occhi ed ignorare il male che ci attraversa e trovare, magari, giustificazioni con le quali ci assolviamo sono figlie dello stesso egoismo.

Oggi Gesù ci ricorda che gli scartati, gli emarginati, i poveri ci precederanno. Sono loro le meraviglie che Gesù mette al primo posto.

Questo tempo di quaresima può aiutarci a cambiare stile di comportamento e dare attenzione a quanti sono nel bisogno.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️