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Intervistati da Paride

Oggi, 23 aprile, il sito www.legraindeble.it pubblica una nostra intervista che mette al centro l’Eremo di famiglia, la sua vocazione e il suo progetto. Abbiamo risposto molto volentieri alle domande di Paride, missionario per vocazione, filosofo per formazione, insegnante precario per professione e scrittore per passione che con un gruppo di amici ha dato vita alla Fraternità redazionale che cura il sito nel quale sono presenti varie rubriche tutte molto interessanti. Se vuoi entra nel sito (il link lo trovi in fondo a questo post) e navigando scopri la sua originalità.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Esperienze di potenza da Medjugorje. La Madonna che salva la vita.

Antonio ha raccontato alla Nuova Bussola Quotidiana di quando «bestemmiavo la Madonna, consigliavo l’aborto, tradivo e spingevo gli amici a tradire». Finché sua moglie, tornata da Medjugorje, cominciò a pregare tutto il giorno, a digiunare due volte alla settimana, a partecipare alla Messa e a confessarsi: «Era cambiata: nonostante fossi stato nel letto di un’altra, mi chiedeva se doveva stirarmi una camicia o se volevo il caffè». La pace che irradiava spinse Antonio in Erzegovina: «Arrivai che volevo bruciare tutto, tornai che amavo Dio e la mia famiglia».

Antonio e Mariele, originari della provincia di Napoli, si sposarono ventenni a marzo del 1999 dopo 5 anni di fidanzamento. «Il matrimonio fu in Chiesa perché dalle nostre parti è d’usanza, ma né io né lei provenivamo da famiglie praticanti». D’altra parte, spiega Antonio alla Nuova Bussola Quotidiana, «volevo sposare una brava ragazza per poi vivere da “uomo vero” che comanda e va alla conquista di altre donne, motivo per cui l’avevo già tradita durante il fidanzamento: avevo una doppia vita, due schede di cellulare e due maschere, di cui lei non sapeva nulla. Anzi mi aveva sempre dato molta fiducia». I coniugi si trasferirono in provincia di Reggio Emilia, dove Antonio era abilissimo a recitare la parte del «marito affettuoso, mentre fuori ero tutt’altro. Volevo sempre di più: cercavo le donne sposate, fino ai locali per scambisti». Era convinto di dominare la situazione ma «quando ti avvicini al fuoco alla fine ti bruci: il peccato si impossessa di te». Perciò nel 2007 «volevo la mia totale libertà, dissi tutto a mia moglie e me ne andai, sebbene avessimo due figli di 8 e 5 anni per cui a Mariele crollò il mondo addosso».

Antonio viveva solo «nella lussuria, anche se poi andavo a casa a mettere a posto la coscienza: facevo il papà part-time per non sentirmi proprio tremendo. E così me ne stavo tranquillo nel mio male. Nella mia testa mi sentivo felice, libero finalmente». Ma accadde qualcosa di imprevisto, di cui solo più tardi comprese il motivo. «Il quarto mese in cui ero fuori casa, cominciai ad avere dei pensieri suicidi: se guidavo pensavo ad andare fuori strada». Nel frattempo la moglie era venuta a conoscenza di un luogo «in cui la Madonna stava apparendo». Sebbene non fosse una donna di fede «Mariele andò a chiedere la grazia della mia conversione».

Non disse a nessuno dove sarebbe andata ma «quando tornò capii che era completamente cambiata: prima mi rispondeva quando litigavamo e se doveva urlare parolacce lo faceva, anche perché io negli ultimi tempi avevo alzato le mani. Dopo quel viaggio però non rispondeva più, taceva, subiva tutto. Ma non passivamente: era piena di una pace inspiegabile, che poi capii essere soprannaturale». La cosa sconvolgente, però, era che «nonostante tornassi a casa dopo essere stato nel letto di un’altra, pur sapendolo lei mi chiedeva se doveva stirarmi una camicia o se volevo il caffè. E lo faceva con una dolcezza pazzesca».

Scoprendo la moglie a pregare e a leggere la Bibbia, «la mia violenza peggiorò: avevo un’avversione tremenda per il sacro (una volta le sputai in faccia mentre recitava il Rosario) ma lei non demordeva. Ne avevo quasi paura, ma nello stesso tempo mi faceva stare così bene che le chiesi dove fosse andata». Anche perché la depressione peggiorava: «Volevo andare là non certo per tornare con lei ma per uscire dal mio malessere e poi continuare a vivere la mia vita libertina». Finalmente Antonio ebbe la risposta: «Sono andata a Medjugorje, dove appare la Madonna dal 1981».

In realtà, grazie alle preghiere della moglie, stava vivendo una lotta interiore: «Ero un bestemmiatore incallito, ogni cinque minuti insultavo la Madonna (non posso ripetere cosa dicevo). Consigliavo l’aborto, spingevo gli amici a tradire le mogli, perciò, anche senza saperlo, ero un servo importante del demonio». Ma il fatto che «mia moglie avesse incominciato a seguire tutto quello che la Madonna chiede a Medjugorje (i cinque sassi: Eucarestia settimanale, Confessione mensile, lettura della Bibbia e Rosario quotidiani, digiuno) fece scendere in campo Dio». Mariele diceva ben 10 Rosari al giorno: «Iniziava la mattina presto finché, stremata, andava a letto. Poi andava a Messa la mattina per me e il pomeriggio per sé stessa, digiunava a pane e acqua mercoledì e venerdì (e continua a farlo), si confessava continuamente». E non c’era impegno che tenesse: «Si svegliava prima, pregava in strada, sotto la doccia, mentre faceva i mestieri. Poi seppi che faceva benedire l’acqua, il pane e il sale che io mangiavo… Mia moglie era in guerra e decise di usare ogni arma del cielo».

Così, nell’ottobre 2007 Antonio partì per Medjugorje chiedendo alla moglie di accompagnarlo, perché «in lei vedevo l’unica persona che mi poteva davvero aiutare. Non ero più il marito da riconquistare ma un’anima da salvare e questo mi attraeva a lei». Ma la lotta drammatica fra Maria e il diavolo fu confermata dal fatto che «in quei mesi avevo sognato una notte il demonio sul mio letto che mi fissava (mi svegliai in una pozza di sudore) e un’altra Medjugorje (un bambino di nome Raffaele che mi accompagna in chiesa, due colline piene di persone, i sacerdoti che pregavano il Rosario, gente che piangeva davanti alla statua della Madonna)» e «quando arrivai lì ricordai il sogno».

Messo piede a Medjugorje, «dopo aver passato il viaggio con le cuffie e la musica a tutto volume, chiedendo a mia moglie di tenermi lontano i sacerdoti, perché altrimenti li avrei picchiati, mi portarono subito in chiesa». Ma le migliaia di preghiere recitate in tante lingue fecero infuriare Antonio: «Dopo cinque minuti cominciai a bestemmiare, uscii dalla chiesa. Volevo scappare perché stavo impazzendo. Ma non c’erano mezzi per andarsene. Fumavo, fumavo, fumavo, finché mia moglie venne fuori consigliandomi di tornare in chiesa a pregare, perché sarei stato meglio». Di fronte al suo “no”, Mariele gli parlò della Confessione, «ma fuori dai confessionali c’era la fila e quindi cominciai ad insultare tutti dicendo: “Stupidi, cosa fate qui? Siete ridicoli”».

A quel punto «mia moglie mi disse che ero libero di andarmene ma che lei sarebbe tornata a pregare. Stavo malissimo, non potendo nemmeno fuggire, allora mi dissi: “Ok, ho chiesto io di venire”. E qui lanciai una sfida alla Madonna: “Se è vero che appari io faccio tutto quello che dici, ma tu devi farmi vedere che è vero. Altrimenti spacco e brucio tutto”». Eppure, «per me le donne erano esseri inferiori, figurati la Madonna, ma a quel punto ci provai e cominciai dalla Confessione». Per Antonio era la prima volta dopo la Prima Comunione: «Non dissi tutto ma fui assolto e in effetti la rabbia diminuì».

Il gruppo partecipò poi ad una Messa celebrata da padre Jozo «che ci fece leggere la preghiera di consacrazione alla Madonna». Antonio si commuove ancora pensando a quando ripetevo il «totus tuus, che fu l’inizio della mia liberazione». In ginocchio, a terra, piangeva senza capire il perché, «però mi sentivo così leggero che cominciai a pregare con gli altri. Anche se avevo ancora vergogna di stare con il rosario in mano». In questo caso però l’orgoglio lo aiutò: «Avevo detto che avrei fatto tutto e così dissi le mie prime “Ave Maria”. Poi vidi le colline del sogno per cui chiesi chi fosse Raffaele: mi risposero che era l’arcangelo, il medico che accompagna i malati da Dio. E qui cominciai a credere…».

Il giorno successivo il gruppo partecipò all’apparizione della Madonna a uno dei veggenti: «Rimasi tutto il tempo in ginocchio con la testa a terra. In quel momento mi entrò un fuoco dentro, caldo, e quella pace che trasmetteva mia moglie avvolse anche me. Piansi così tanto che non riuscivo ad alzarmi da terra». Quando si riprese, però, «decisi di confessare tutto il mio passato e il sacerdote mi diede dieci Rosari di penitenza». Antonio, non capendo ancora cosa fosse un Rosario, disse che avrebbe pregato: «Con l’aiuto degli altri cominciai. E più pregavo più ero felice, perciò domandavo a tutti cos’altro la Madonna chiedesse».

Prima di partire la moglie consigliò ad Antonio di partecipare all’Adorazione eucaristica spiegandogli che lì c’è Gesù in persona: «Mi addormentai davanti a Lui in pace. Poi sognai che uscivo dal santuario e mia figlia piccola mi diceva: “Papà basta litigare con mamma, vieni a casa con noi”. Per non farla piangere dissi di sì, ma poi domandai a Maria: “Tu mi hai fatto veder tutto e anche di più, ma spiegami che senso ha questo sogno”». Durante l’ultima Messa, allo scambio della pace, mi sentii tirare la maglia.

Comparve una bimba simile alla mia che prese la mano solo a me. Poi se ne andò sotto la statua della Madonna dove il padre soddisfatto le diede una pacca sulla spalla. Infine uscirono dalla chiesa anche se la Messa non era finita». Antonio capì poi che era la risposta della Madonna: «Se volevo la pace dovevo tornare a casa come voleva mia figlia. Così chiesi a Maria di darmi l’amore per la mia famiglia e poi domandai perdono anche a loro. Ero felice perché ero stato il peggiore dei peccatori ma ero stato perdonato. Tanto che dissi a Dio: “Ora che ti ho conosciuto posso anche morire”».

Il ritorno fu un trauma per gli altri, non per lui: «Quando mi chiamavano le donne dicevo loro che avevo incontrato Dio, lo stesso dicevo agli amici e ai parenti che mi vedevano pregare in continuazione». L’effetto fu che, dal trascinare decine di persone nella perdizione, Antonio divenne il tramite per la conversione «della mia famiglia intera (mio papà era un bestemmiatore), genitori, cugini, zii e degli amici. Nessuno credeva ai propri occhi, tutti volevano sapere. Tanti tornarono con me a Medjugorje e cominciarono a credere». A confermare che dove sovrabbondò il peccato ora sovrabbonda la grazia.

Ma il demonio ci riprovò: «Il secondo giorno dal ritorno da Medjugorje una zia mi chiese di andare a raccontarle tutto. In macchina avevo una busta di rosari da regalare, ma venni fermato da due prostitute che mi sbarrarono la strada: aprirono le porte della macchina, una mi salì davanti e una dietro. Cercavano qualcosa. Quella davanti provò a prendere il mio rosario, l’altra voleva la busta dei rosari. Riuscii a sottrarli dalle loro mani. Allora, con una voce tremenda, una mi disse: “Non mi toccare che ti ammazzo”. In quel momento capii che avevo a che fare con il demonio. Guardai il crocifisso appeso alla macchina e le dissi di andarsene. A quel punto se ne andarono. Fu lì che capii che satana era infuriato».

Ci sono state persone che ascoltando questa testimonianza si sono convertite, «anche se molti, quando mia moglie spiega che basta vivere i “cinque sassi”, trovano delle scuse: “Non riesco a digiunare, devo lavorare, eccetera”. Così non farai mai nulla. E non è che devi fare per ottenere, ma per abbandonarti completamente a Dio se vuoi vederlo all’opera». Come dice la Madonna: “Cari figli, dedicate il tempo solo a Gesù, e Lui vi darà tutto ciò che cercate, Lui vi si rivelerà in pienezza”. «Penso sempre a mia moglie che prima ancora di partire per Medjugorje, distrutta e bisognosa economicamente, trovò lavoro a tempo indeterminato. Il datore le disse: “O i cinque giorni via o il contratto”». Sappiamo cosa scelse Mariele… «fu così che io, maltrattatore di donne e bestemmiatore della più grande fra loro, fui salvato da due femmine».

Fonte: Benedetta Frigerio – lanuovabq.it/it

PREGHIERA PER SPEZZARE LE CATENE DEL VIZIO E GUARIRE DALLE DIPENDENZE

Santi angeli custodi, venite in mio aiuto. Corte celeste, vieni in mio aiuto. Chiesa pellegrina sulla terra, intercedi per me. Padre amato, da te proviene ogni benedizione in Cielo e sulla terra.

Signore, ti chiedo umilmente perdono per i miei peccati, mi prostro davanti a Te perché so che ho fatto molto danno, ho fatto molto danno al mio corpo. So che ho bisogno del Tuo aiuto, Signore.

Senza di Te non ce la faccio. Chiedo umilmente l’assistenza della Vergine Maria, madre mia. Santa Maria Vergine, aiutami, aiutami perché sono disperato, sono in un momento terribile della mia vita, c’è una forte dipendenza, c’è una catena terribile che mi sento incapace di vincere.

Santi angeli custodi, venite in mio aiuto. Corte celeste, vieni in mio aiuto. Chiesa pellegrina sulla terra, intercedi per me, con il papa, con i religiosi e le religiose, con tutti i laici impegnati, anime vittime e contemplative, rosari, coroncine, tutte le Eucaristie che si celebrano, venite e ascoltate il mio grido di dolore.

Signore, chiedo umilmente la tua presenza potente perché mi sento sconfitto, perché sono triste, perché non sono nulla. Ti chiedo umilmente di guarire il mio corpo, Signore, di guarire la mia anima, di guarire le ferite più profonde che fanno sì che mi aggrappi a questo vizio terribile. Provo vergogna, provo dolore e tristezza nel fondo del mio cuore, provo una paura terribile, non mi sento capace di nulla, sento la necessità di drogarmi, di asfissiare i miei dolori, e non riesco a uscirne solo con i miei mezzi, Signore.

Riconosco davanti a Te, Signore della mia vita, tutta la mia piccolezza. Riconosco la mia incapacità, riconosco la mia miseria, riconosco il dolore immenso che ho nel cuore e grido a Te umilmente, Signore. Grido a Te con tutto il mio cuore, grido a Te con tutta la mia miseria e la mia dipendenza, Ti chiedo di guarire il fondo del mio cuore, di guarire le ferite più profonde che vengono dal ventre di mia madre, grido a Te per quel dolore profondo che può aver attraversato dal momento in cui è rimasta incinta. Signore, guarisci quel dolore. Mamma, papà, vi perdono per tutto il dolore che potete aver provocato al mio cuore durante la gravidanza per via delle angosce e delle sofferenze nel vostro rapporto.

Signore, Ti chiedo umilmente di venire a guarire il profondo delle mie ferite. Ti chiedo umilmente di venire con il tuo Santo Spirito, con il Tuo Potere, con il Tuo Amore, a guarire tutti i miei dolori. Vieni sulle mie miserie e sui miei dolori. Riconosco che da solo non ce la faccio, per questo grido dal mio dolore perché il Tuo Santo Spirito venga a guarirmi.

Vieni, Santo Spirito di Dio, a chiudere le mie ferite. Vieni, Signore, con il tuo sangue prezioso a lavare i miei errori e le mie colpe.

Ti chiedo umilmente di venire, Vergine santa. Mettimi nel tuo grembo, metti nel tuo grembo tutta la mia miseria, la mia dipendenza e tutto il dolore del mio cuore per guarirlo, per restaurarlo con il potere verginale e materno che Dio ti ha concesso.

Grazie, Signore, perché so che stai già iniziando questo processo di guarigione dalla mia dipendenza. Grazie, Signore, perché so che stai guarendo tutta questa rabbia profonda che mi spinge a danneggiarmi, stai guarendo tutto questo profondo abbattimento, guarendomi dall’incapacità di agire.

Ti benedico e ti lodo, Signore mio, ti rendo grazie perché sei l’unico e potente che mi guarisce e mi spoglia dell’uomo vecchio.

Trinità Santissima, tre persone divine, un unico Dio, gloria e lodi a voi per sempre nei Cieli e sulla Terra.

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen

di Octavio Escobar – aleteia.org

Cosa c’è di là

Belle pagine … riempiono i pomeriggi assolati di mezzo febbraio … e poco più in là si intravede la primavera annunciata da misteriosi silenzi.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

“Ormai vecchio, guardando al mio passato, mi accorgo che il cammino dell’imparare a morire è stato il cammino dell’imparare a vivere, nella convinzione che ciò che si è vissuto, nell’amore resterà per sempre. Solo l’amore innesta l’eternità nella nostra vita mortale”.

Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose

copertina di “Cosa c’è di là”.

Sali (Canto dell’anima)

Il testo di «Sali (Canto dell’anima)» di Anna Oxa

Bocche piene di falsità che nutre il mondo
Mani prive di dignità, votate a Dio
Sali, uomo, sali e dimentica
Sali e ritorna alla (tua) nascita
Occhi dell’ambiguità dei nostri tempi
Vite frammentate senza verità

Sali, donna, sali e resuscita
Sali e ritorna alla (tua) nascita
Libera l’anima
Come rondini la sera
Vola libera
Nitida come il canto dell’anima
Come stella dell’aurora
Di un mattino che non c’è
E che non ha nome

Arca dell’umanità andata a fondo
Cuori puri mangiati dall’avidità
Sali e poi un’altra vita tu
Vivrai, Vivrai, Vivrai, Vivrai, Vivrai, Vivrai, Vivrai, Vivrai, Vivrai

Libera l’anima
Come stella dell’aurora
Di un mattino che non c’è
Sali… sali… Rosa… sali
Come stella dell’aurora
Di un mattino che non c’è
E che non ha nome… oh…
Che non ha nome
Oh… oh… oh… oh… oh… oh… oh…
Nitida l’anima
Come stella dell’aurora
Di un mattino che non c’è
E che non ha nome

Il brano appare un invito a rinascere, un invito a purificare la parte profonda del nostro “io” per tentare un innalzamento e percorrere una strada nuova, un salire in alto per superare la superficialità e il banale. E’ un invito a scacciare la falsità, l’ambiguità, la cattiveria e ogni cosa che sporca il cuore.
C’è un desiderio di purificarsi e di vincere le ambiguità per tentare di avvicinarsi alla Verità. E’ un forte invito a percorrere strade nuove che la potente voce di Anna Oxa trasmette con una grande forza emotiva ed un coinvolgimento totale del corpo e dell’anima.
Una canzone bellissima, interpretata da una delle voci più caratteristiche e belle del panorama contemporaneo. A fare di questa canzone qualcosa di molto particolare c’è anche la potenza vocale di Anna Oxa che dopo dodici anni torna a Sanremo per lanciare un appello forte al cambiamento interiore. Eccellente la sua interpretazione.
Sali (Canto dell’anima)

Imparate a fare il bene, cercate la giustizia (Isaia 1,17)

INVITO ALLA PREGHIERA

La notte è buia e la Chiesa sta davvero vivendo un tempo di grande crisi. Gli scandali, i litigi, il disastro delle divisioni e la concreta mancanza di comunione contribuisce a creare scoraggiamento. Le relazioni sono sfilacciate e malconce. E allora? Allora, come ci è suggerito occorre imparare a fare il bene e il primo passo è l’Ascolto dell’altro. Occorre Ascoltare per iniziare a cercare la giustizia.

In questo tempo, nel quale viviamo la Settimana per l’ unità dei cristiani, crediamo che sarà molto importante pregare perché la luce vinca le tenebre del male e della divisione.
Ogni escluso si senta, invece, accolto; ogni emarginato sia cercato e amato in verità. Senza queste azioni le nostre parole restano vuote e la nostra testimonianza assente.
Eremo di famiglia Aquila e Priscilla

eremoaquilaepriscilla@eremo

Ecco un video su questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani clicca qui

Nove anni fa’

Nove anni fa’ accade qualcosa che ci offre un’opportunità e spiana un nuovo sentiero … Oggi, invece, si apre un tempo per rielaborare … Un grazie grande a madre Michela Porcellato e Dom Innocenzo Gargano. A loro va la nostra grande e profonda riconoscenza.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

“Il giorno 2 gennaio 2014, memoria di San Basilio e San Gregorio di Nazianzeno, ci è stato chiesto di scrivere una regola e fondare un eremo di famiglia nel quale sperimentare e vivere l’ideale del monachesimo ed in particolare di quello benedettino – camaldolese, alimentando la cella interiore nella quale ogni creatura umana custodisce la scintilla di Dio”.

Nessuno può salvarsi da solo

Cari amici, a fine di questo anno molto difficile per tutti e per tanti motivi, desideravamo condividere qualche parola con voi. Ma il rischio è di aggiungere parole a parole in un momento nel quale forse la parola migliore è “SILENZIO”.

Silenzio sui drammi del mondo; su quelli della nostra Comunità; su quelli delle nostre famiglie e su quelli personali.

Sono “Silenzi” che dovranno servire, però, a qualcosa. In particolare ad essere vigilanti, ad osservare con sobrietà e semplicità ciò che circonda per recuperare l’essenziale (relazioni, rapporti, amicizia) e a cambiare la nostra vita.

Qui sotto vi alleghiamo due testi. Il Messaggio di papa Francesco che ha per titolo “Nessuno può salvarsi da solo” e alcune riflessioni di Simone Cristicchi.

Entrambi i testi li abbiamo ricevuti in dono da un prete amico, un prete “tosto” che alle parole ha fatto sempre seguire i fatti assumendosi anche le responsabilità delle proprie azioni. Non scriviamo il suo nome perché siamo sicuri che ci siano molti altri preti o meglio molte consacrate e molti consacrati e anche molti laici che vivono la vita con questo stile. Soffrono nel nascondimento e pregano, pregano anche per coloro i quali li emarginano e li ignorano. Siamo convinti che arriverà “presto” il giorno nel quale il Signore “verrà come un ladro di notte”. Quel giorno tutto brillerà di luce autentica perché è da quel giorno che inizia la vita vera!

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi

Le rose di questi tempi

“Sir, credo siano sbocciate le rose”

“Di questi tempi, non credo sia una cosa a cui dare attenzione, Lloyd”

“Giusto, sir. Ma anche senza attenzione le rose sono sbocciate comunque”

“E dimmi, Lloyd, sono belle?”

“Quanto basta per trovare un istante di pace guardandole, sir”

“Non dimentichiamoci mai di coltivare le rose, Lloyd”

“Ma soprattutto non scordiamoci che esistono, sir”

Preghiera per la Pace

Una preghiera di papa Francesco per la Pace dentro e fuori di noi:

«Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani».

«Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi – esorta papa Francesco – e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino».