Talità kum

Per entrare nel significato profondo del vangelo di oggi abbiamo bisogno di due piccole chiavi di lettura che uniscono i due episodi narrati da Marco. Si tratta della parola “figlia” e della parola “dodici“.

Con la parola “Figlia” Gesù vuole indicare la nazione d’Israele e con “dodici“, le 12 tribù d’Israele. Insomma è attraverso di Lui, che Israele riceve vita nuova. Questa vita nuova viene donata da Gesù trasgredendo i precetti della Legge e dando valore alla Fede. Nel caso della “figlia” di Giairo, capo della sinagoga, Gesù trasgredisce le prescrizioni della Legge toccando la bambina considerata morta e le ridona vita, Talita-kum (fanciulla alzati). Nel caso della donna che aveva perdite di sangue è lei che tocca Gesù e trasgredisce la Legge rischiando di essere messa a morte in quanto la Legge le impediva di avvicinarsi e, peggio ancora, toccare chi è sano.

Gesù, insomma, da valore alla Fede che ignora le prescrizioni della Legge che ingabbiano la libertà e sono strumenti di potere di chi la amministra.

I due episodi narrati, quindi, ci trasmettono un significato che va oltre il racconto. Ancora una volta è la Fede e non la formale pratica religiosa che Gesù apprezza. Egli, il Figlio di Dio, elargisce doni al di là dei meriti. Per Gesù contano solo i bisogni reali delle persone. Dopo le guarigioni, infatti, Gesù non dice di fare offerte al tempio ma invita a vivere una buona vita. Questa è la grande novità che Gesù porta e che ai sacerdoti del tempio da fastidio. Molto fastidio.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco

Mc 5, 21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.

Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Parola del Signore.

Non sono degno

Certamente ci sarà capitato di chiedere qualcosa a Dio e ci sarà capitato di credere di non essere ascoltati. Perché abbiamo questa impressione? Prima di rispondere a questa domanda forse dobbiamo chiederci se rivolgendo una richiesta al Signore lo abbiamo fatto come ha fatto il centurione e se nelle nostre intenzioni c’era amore, fede, fiducia e umiltà e quale è il progetto di Dio per noi. Forse anche riflettendo con queste indicazioni non troveremo una risposta che ci appaga e forse è anche giusto così. Siamo solo minuscoli esseri viventi in una creazione immensa nella quale siamo invitati ad affidarci alla volontà di Dio che non ci abbandona mai e ci accarezza come solo Lui sa fare. La guarigione da chiedere è certamente quella dai nostri egoismi è quella dalla superbia che potrebbe non farci vedere chiaramente l’amore di Dio che è l’unica grande verità alla quale aggrapparci per vivere. Un bagno di umiltà ci servirà a vivere un’esistenza più autentica e pacificata.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 8, 15-17

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».

Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.

Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.

Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:

“Egli ha preso le nostre infermità

e si è caricato delle malattie”.

Parola del Signore

Se vuoi puoi purificarmi

Riconoscersi peccatori e chiedere di essere purificati. Questa è l’esperienza del lebbroso. Dalla lebbra non si guariva e l’istituzione religiosa aveva cacciato ed emarginato chi era colpito dalla lebbra. Il lebbroso del vangelo di oggi che non ha nome (cioè chiunque) decide di ricorrere a Dio e lo fa prostrandosi direttamente a Gesù al quale chiede di essere purificato. Gesù tende la mano e lo tocca e poi risponde: “Lo voglio: sii purificato!”. Dio accoglie tutti. Non fa distinzione di sesso, razza, lingua, ecc. La misericordia di Dio raggiunge ogni persona al di là dei suoi meriti o di quelli che appaiono essere meriti secondo il giudizio dei potenti magari perché funzionali al potere stesso. Poi Gesù lo invita a presentarsi al sacerdote perché per rientrare in società era necessario fare un’offerta al sacerdote e mostrare che si era guariti. Ma ci sono particolari che meritano di essere notati. In particolare Gesù sottolinea come il contatto con Dio è libero e gratuito mentre quello con i sacerdoti non è gratuito e, purtroppo, nemmeno scontato. Dio, infatti, accoglie tutti e sempre. Insomma senza dirlo in maniera esplicita Gesù evidenzia la distanza tra Dio-Padre e il Dio della religione che con le sue regole esclude, emargina e sottopone le persone al potere sacerdotale. Gesù, invece, purifica e libera. Il suo invito a presentarsi al sacerdote non è tanto per essere riammessi in città, cioè nella società, ma “come testimonianza per loro”, cioè per mostrare ai sacerdoti che loro sono distanti dal Dio-Padre che è misericordioso e accogliente. Lo stesso Gesù toccando il lebbroso era diventato, per la Legge, un impuro. Gesù in questo modo ha fatto una chiara scelta di campo di distanza e di distinguo da chi fa della fede in Lui una religione, cioè da chi trasforma la fede in un potere personale. Gesù ci ha donato la libertà che nessuno potrà mai toglierci e che siamo chiamati ad onorare per non tradire l’amore che Gesù ci ha donato accettando di morire sulla croce.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8, 1-4
 
Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

Parola del Signore

Giovanni è il suo nome

Buongiorno e Santa festa di San Giovanni Battista, il precursore. Solo due piccole riflessioni.

a) «Giovanni è il suo nome». Ecco la frase che salvò Zaccarìa dalla sordità e dal mutismo, entrambi mali inflittigli dall’Angelo per la sua incredulità all’annuncio della futura nascita del Precursore.

b) la nascita di Giovanni e quella di Gesù sono legate fra loro. Se, infatti, la chiesa ricorda la nascita di Gesù il 25 dicembre, non può che ricordare quella di Giovanni al 24 giugno, essendo essa avvenuta, come testimonia il vangelo secondo Luca, sei mesi prima.

Il parallelismo di queste date contiene anche una simbologia, almeno nel bacino del Mediterraneo che è stato il crogiolo della fede ebraico-cristiana: se il 25 dicembre, solstizio d’inverno, è la festa del sole vincitore, che comincia ad accrescere la sua declinazione sulla terra, il 24 giugno, solstizio d’estate, è il giorno in cui il sole comincia a calare di declinazione, proprio come è avvenuto nel rapporto del Battista con Gesù, secondo le parole dello stesso Giovanni: “Egli deve crescere e io diminuire” (Gv 3,30)» (E. Bianchi).

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Luca

Lc 1, 57-66.80

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».

Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.

Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Parola del Signore

Guardatevi dai falsi profeti

Capita di incontrare persone o situazioni perfette. Tutto bello, tutto funzionante, tutto organizzato, tutto perfetto.  Eppure s’intuisce che c’è qualcosa che manca. Manca quella vitalità capace di toccare i cuori, manca la capacità di emozionarsi, di fare scelte forti … mancano “i frutti” di chi decide di “giocare” la propria vita in maniera vera, profonda e autentica.

Quel mondo così perfetto è piatto e non genera futuro, appiattisce la vita, la schiaccia sulle idee di chi la guida che opprime ogni diversità, ogni creatività e, quindi, tende ad evitare il rischio di fare e/o permettere di fare scelte controcorrente che sono le uniche a generare futuro autentico. Il

Il Signore invece è accanto a chi cerca di creare cose nuove e belle; a chi cerca le opportunità che la vita mette davanti per “essere” uomini liberi e forti. È così che si diventa capaci di resistere alle angherie dei potenti di turno che nascondendosi da “pecore” amano, invece, avere sempre tutto sotto il loro “rapace” controllo personale mentre il Signore dona a tutti una vera libertà. Nessuno, perciò, si faccia sfuggire il dono della libertà di pensare, di vivere e di essere ascoltatore sincero della voce dello Spirito che nessun vero profeta potrà mai ingabbiare. Siamo stati creati liberi e liberi dobbiamo continuare a restare vivendo la responsabilità di chi si serve di questa libertà per servire il Signore e non i signori di questo mondo.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7, 15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

Parola del Signore.

La porta stretta

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7, 6.12-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

Parola del Signore.

Trave e pagliuzza

Né Gesù né gli apostoli hanno cercato d’abolire i tribunali. Il loro appello riguarda la vita quotidiana. Se i discepoli di Gesù scelgono d’amare, continuano tuttavia a commettere errori dalle conseguenze più o meno gravi. La reazione spontanea è allora di giudicare colui che – per sua negligenza, le sue debolezze o dimenticanze – causa dei torti o fallimenti.

Gesù, conosce il cuore umano. A volte anche noi possiamo cercare gli errori degli altri per esaltare le nostre qualità e gonfiare il nostro amor proprio e, peggio, credere che noi valiamo più degli altri. Altre volte si è severi con gli altri per nascondere le nostre insicurezze e la paura di essere giudicati.

Stiamo attenti, quindi: chi giudica il suo prossimo si eleva a maestro, e usurpa, di fatto, il posto di Dio. Ma non possiamo neanche essere ciechi e/o sordi. Dobbiamo, invece, camminare in un equilibrio complicato e vigilare costantemente sul nostro cuore sapendo che il nostro impegno è quello di “servire” gli altri.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,1-5

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Parola del Signore.

Perché avete paura?

Siamo naviganti e ci è chiesto di guidare la nostra barca da una riva all’altra. Quando tocchiamo terra siamo tentati di restare fermi in qualche luogo sicuro e protetto. Ma la vita, invece, ci spinge a proseguire il viaggio e a rischiare. A volte incontriamo la tempesta ed è in questi momenti che siamo messi alla prova. È in queste situazioni di precarietà che una folla di domande bussa alla porta e ci chiediamo perché stiamo rischiando. Sappiamo però che non possiamo fare diversamente e che la vita, tutta la vita, è un viaggio nel quale non possiamo non accettare di attraversare il mare e di affrontare la tempesta. All’imbarco siamo anche chiamati a condividere il viaggio con l’equipaggio e altri compagni di avventura. Alcuni ci aiuteranno altri, magari stanchi e delusi, o impegnati nei loro affari e interessi, non ci saranno di aiuto o, peggio, potrebbero restare addirittura indifferenti. Ma noi sappiamo bene che non possiamo evitare di viaggiare affrontando la realtà.

Siamo chiamati a resistere e a lottare con il coraggio e la fiducia in Gesù che di certo ci accompagna e ci mostra che se si è stanchi nonostante il pericolo ci si può e deve riposare. È in queste circostanze che scopriamo quale è l’immagine che abbiamo di Dio. Magari vogliamo un Dio sempre presente, pronto a soddisfare i nostri bisogni e i nostri desideri e non accettiamo un Dio che è stanco e dorme. Sono questi i momenti nei quali siamo chiamati a raccogliere le nostre forze e inventarci qualcosa per evitare che l’acqua possa affondare la barca. Siamo chiamati ad agire anche nella tempesta per battere il male e trovare una via.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
(Mc 4, 35-41)
 
In quel tempo, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
 
Parola del Signore.

Non PREOCCUPATEVI del domani

Oggi è San Romualdo, fondatore dei camaldolesi che con la sua “Piccola regola” continua ad ispirare i pensieri e le parole di tante persone. Anche il nostro piccolo Eremo di famiglia camaldolese trova in lui il punto di riferimento.

Romulado ha lasciato una “Piccola Regola” semplice ma profonda, che può aiutarci nella nostra vita di preghiera e portare alla pace interiore:

1 Siedi nella tua cella come in paradiso.

2 Scaccia dalla memoria il mondo intero e gettalo dietro le spalle.

3 Vigila sui tuoi pensieri come il buon pescatore vigila sui pesci.

4 Unica via, il salterio: non distaccartene mai. Se non puoi giungere a tutto, dato che sei venuto qui pieno di fervore novizio, cerca di cantare nello spirito e di comprendere nell’intelligenza ora un punto ora un altro; e quando leggendo comincerai a distrarti, non smettere, ma correggiti subito cercando di comprendere.

5 Poniti innanzitutto alla presenza di Dio in timore e tremore, come chi sta al cospetto dell’imperatore.

6 Annullati totalmente e siedi come un bambino contento solo della grazia di Dio e incapace, se non è la madre stessa a donargli il nutrimento, di sentire il sapore del cibo e anche di procurarsene

Insieme alla “Piccola regola” di San Romualdo vi uniamo, come ogni giorno, il vangelo di oggi che ci invita a vivere il nostro tempo con la fiducia e la speranza degli uccelli del cielo e i gigli del campo accogliendo con serenità i fatti della vita senza preoccuparci troppo di tante cose.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 6, 24-34

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.

Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?

Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?

E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?

Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.

Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

Parola del Signore

Cuore e tesoro

«Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore», dice Gesù. Sarà molto interessante per ciascuno di noi rispondere a questa semplice domanda: Dov’è il nostro cuore, e quindi dov’è il nostro tesoro? Cosa cerchiamo davvero nella nostra vita; che cosa desideriamo e per che cosa ci diamo da fare?

Sono domande importanti per comprendere meglio noi stessi, per capire cosa ci rende tristi o felici e perché a volte siamo tristi e in altre felici. E cosa è la felicità?

Forse abbiamo bisogno davvero di capire meglio noi stessi e questa vita che abbiamo ricevuto in dono. Fermiamoci un attimo a pensare e facciamo della vita un inno alla felicità e alla gioia vivendo tutto, ma proprio tutto, cercando l’unico tesoro che non perde mai valore e che da senso alla nostra vita. Tutto ha un senso e tutto concorre in un modo misterioso a costruire la nostra felicità se il nostro cuore sta in Dio.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6, 19-23
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Parola del Signore

Aquila e Priscilla