Come pecore che non hanno pastore

Cercare il silenzio, un luogo e riposare. Ne abbiamo, tutti, molto bisogno. La vita, a volte, ci trascina dentro storie che ci turbano e ci fanno soffrire, ci propone esperienze davvero inimmaginabili e piene di dolore e fatica. Non abbiamo spiegazioni e ci sentiamo affaticati e oppressi. Questo è il momento per Sperare, Amare e Accogliere la realtà … anche il male. Vorremmo fuggire ma non possiamo; vorremmo chiudere gli occhi e gli orecchi per non vedere e non sentire ma non possiamo.

Gesù ha compassione per noi; si addolora per ciò che vede e ci accompagna mentre attraversiamo il mare in burrasca. Chiede alla nostra tristezza di fare un passo indietro lasciando che il male compia il suo corso. Egli vede che siamo come pecore senza pastore, spesso lasciate sole, quasi abbandonate al nostro destino e sempre più oggetto solo di parole di circostanza. Il gioco però è scoperto. Ormai sappiamo bene che l’unico vero punto di riferimento è Cristo. È Lui il Pastore, che non ci lascia mai soli e si propone come guida vera e Autorevole compagno di viaggio … Gesù scende al nostro livello e con umiltà ci prende per mano, piange con noi e gioisce con noi. Egli, poi, ci insegna a sopportare e ci aiuta perfino ad ignorare senza alcun rancore, perché LUI è Amore e solo Amore.

Vincenzo e Franca, osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,30-34

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Parola del Signore.

Voglio la testa di giovanni

È molto triste il vangelo di oggi. Ad Erode piace ascoltare Giovanni eppure continuava a vivere come sempre e cioè in piena ed aperta distanza dalla vita buona. Poi ha addirittura ceduto all’orrenda richiesta della figlia di Erodiade e seppur “triste” fece tagliare la testa di Giovanni. Una decisione deplorevole, vile e vigliacca. Uno stile di vita assurdo che per compiacere la compagna induce un uomo a tradire platealmente la vita buona cedendo ad una richiesta così assurda. Non riusciamo neanche ad immaginare come avrà vissuto il resto dei suoi giorni Erode. Egli, così come può capitare a chiunque di noi, compie un’azione gravissima solo per dare soddisfazione alla sua compagna e così facendo tradisce gli affetti e si fa responsabile della morte tragica di una persona. Forse dobbiamo avere pietà di questo uomo incapace di essere tale e condannare il comportamento diciamo diabolico della sua compagna che in un solo momento induce la figlia ad esprimere un desiderio spregevole e il suo compagno a compiere un’azione che lo affliggerà per tutta la vita.

Preghiamo il Signore affinché ci dia la forza di non prestarci a comportamenti o azioni delle quali un giorno potremmo pentirci per sempre e che tormenteranno i nostri giorni per non aver difeso o rispettato gli altri. Che Dio ci aiuti!!!

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,14-29

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre.

I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Parola del Signore.

Prese a mandarli a due a due

È Cristo che chiama e ci lascia liberi di seguirlo o meno. Egli vuole che ognuno sia un annunciatore del Regno. L’invito è quello di andare per le strade del mondo vivendo con gioia e con amore i nostri giorni. Ci chiede di farlo fuori dagli schemi e raccontando del nostro incontro personale con Lui. Ci chiede di amare, di essere creativi, umili e rispettosi degli altri. La missione, diciamoci la verità, è anche una lotta contro il male, contro l’egoismo, l’ingiustizia, l’arroganza, l’indifferenza e i prepotenti. Essere in missione e’ il compito che Lui ha affidato per primi ai discepoli: loro vanno ad annunciare il Regno e a predicare un cambiamento di vita e un impegno di vera carità. Gesù invia i discepoli due a due perché possano sostenersi a vicenda e scacciare gli spiriti impuri che continuamente tentano di distruggere la gioia e di rattristare la vita. Gli dà il compito di scacciare i demoni e guarire i malati. Attenzione, essere missionari, però, non è un compito solo dei preti, delle suore, dei monaci o delle monache ma è il cuore dell’esperienza cristiana. Essere missionari è il compito e il dovere di ogni battezzato.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,7-13

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Parola del Signore.

I miei occhi hanno visto la tua salvezza

L’attesa può durare tutta una vita e la Speranza è capace di sostenere questo percorso perché è fondata sulla roccia e la promessa di Dio. È la Speranza, infatti,che aiuterà il vecchio Simeone ad aspettare il momento decisivo, quello nel quale la stella incontra la terra, quello nel quale la luce squarcia le tenebre. Egli, è mosso dallo Spirito Santo ed è lo stesso Spirito a preannunciare che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo. Simeone è un uomo giusto e pio. Con pazienza attende la realizzazione della promessa e quando accade certamente lacrime di gioia gli avranno bagnato i solchi delle sue rughe. Simeone, infatti, nel tempio, ha accolto Gesù tra le sue braccia e alzando gli occhi al cielo, ha ringraziato il Signore che ha onorato la sua promessa. Ora il vecchio Simeone è pronto ad andare, pacificato, dove Dio vorrà. La Speranza fondata sulla promessa dello Spirito Santo si era realizzata.

Nessuno di noi deve farsi rubare la Speranza perché è la Speranza, soprattutto quando ogni cosa sembra andare storta che ci salverà..

Franca e Vincenzo, osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,22-32

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.

Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».

Parola del Signore.

Fanciulla, io ti DICO, alzati!

Al centro del vangelo di oggi ci sono due persone che non sono discepoli di Gesù. Si tratta di un uomo chiamato Giairo, uno dei capi della sinagoga; e una donna malata.

Sia Giairo che la donna dimostrano di avere verso Gesù una grande fede. È una fede molto maggiore di quella dei discepoli e Gesù, guarirà la donna e ridarà vita alla figlia di Giairo. Il punto di svolta è determinato dalla forza della “Fede“. È la Fede, infatti, che permette la guarigione della donna e poi il ritorno in vita della ragazza.

Chiamato ad intervenire Gesù risponde offrendo la sua presenza, il suo mettersi accanto. Dal suo corpo fuoriesce una forza buona che scaccia il male. Egli è il Dio che Ama, che non lascia nessuno solo, che sa dare Speranza. Come fa con la donna che guarisce e alla quale dirà: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». E subito poco dopo ridarà la vita ad una fanciulla di appena 12 anni che richiama alla vita con il suo invito/ordine: «Talità kum», che significa, «Fanciulla, io ti dico: àlzati!».

Oggi, proprio oggi, (adesso) Gesù dice la stessa cosa a ciascuno di noi. È un invito a rialzare la testa, a risollevare il cuore, a riprendere il cammino … un invito a non arrendersi mai perché è Lui la nostra Speranza, è Lui la nostra Forza, è Lui la nostra Salvezza. 💪

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 5,21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.

Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Parola del Signore.

Esci spirito impuro

Che ci piaccia o no, il male esiste e, il male, rende la nostra esistenza un inferno. Chi cede al male vaga tra i sepolcri ed è prigioniero degli spiriti negativi. Questi provocano rabbia, inganni, invidie, malignità e ogni sorta di male che dà origine o favorisce il propagarsi di azioni o comportamenti che creano disordine e situazioni di conflitto.

Ogni conflitto, infatti, trova le sue origini nelle provocazioni del male che divide e separa, crea ostacoli alla pace e suscita continue situazioni di difficoltà.

Il male, insomma, cerca di impadronirsi del cuore dell’uomo che, spesso, senza esserne consapevole, inizia a compiere azioni malevoli contro tutti ed anche verso chiunque cerca di suggerire azioni di bene. Ma il male non vincerà. La forza del male sarà annientata e gli spiriti impuri dovranno lasciare il corpo dell’uomo davanti all’azione forte e potente del Signore.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 5,1-20

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.

Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Parola del Signore.

Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

Oggi, dice Gesù, “oggi” si è compiuta questa Scrittura”. L’oggi di cui parla Gesù è proprio il nostro oggi, il nostro adesso. Egli, come il Padre ha fatto con Lui propone a noi una strada; propone, in particolare, di vivere l’Amore, cioè una vita che è dono, che è capacità di amare senza nulla aspettarsi in cambio. Chi ama, infatti, dona se stesso, dona la propria vita, la propria partecipazione attiva alle sofferenze e alle gioie degli altri che ci vivono accanto. Chi ama davvero, la prima cosa che fa è quella di aprire orizzonti, di aprire la vista e il cuore alla verità della vita. Chi ama è il profeta che non ha paura di dire le cose come stanno, di essere mite, umile e di prendersi anche le conseguenze di questa realtà. Ma come è evidente nell’esperienza quotidiana, dire cose vere a chi non le vuole sentire, provoca la reazione e il rifiuto del profeta. Ecco perché il profeta è scacciato e mandato via; ecco perché i suoi concittadini cercano addirittura di precipitarlo giù e poi lo cacciano via.

Chiediamoci se anche noi abbiamo vissuto la stessa esperienza, cioè se abbiamo rifiutato le proposte di Gesù per la nostra vita e lo abbiamo cacciato dal nostro cuore; chiediamoci se non abbiamo dato Amore e se, per orgoglio (o per altri motivi,) abbiamo pensato e pensiamo solo a noi stessi rifiutando di Amare il nostro prossimo. Chiediamoci se non siamo stati miti, se abbiamo tramato contro qualcuno, se abbiamo detto bugie o cercato di presentare una verità falsata … Se abbiamo rifiutato l’Amore di Dio e se poi, addirittura,abbiamo escluso Gesù e il suo Amore dalla nostra vita e, quindi, dal nostro cuore. Le risposte non saranno fatte di parole ma di azioni concrete attraverso le quali l’Amore vero (che è qualcosa che ci mette alla prova concretamente) si mostra, si tocca e si presenta come un aiuto e un sostegno alla vita e alla Speranza. Buon cammino.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4,21-30
 
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Parola del Signore.

Maestro, non ti importa che siamo perduti?

Ci sono momenti nella vita nei quali ci si può trovare in acque agitate, in mezzo alla tempesta, sballottati qua e là da situazioni difficili da affrontare. In queste circostanze cresce la paura, l’ansia, le preoccupazioni immobilizzano e in preda all’agitazione si alzano gli occhi al cielo per chiedere l’aiuto di Gesù e gridiamo come fanno oggi i discepoli: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».

Ebbene possiamo essere certi che attraverso strade a noi sconosciute ci sarà l’intervento del Signore che guardando la nostra disperazione non permetterà che il male continui ad agitare le nostre vite e ci dirà: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

Possiamo, dobbiamo e vogliamo confidare nella compassione e nella misericordia del Signore che ci Ama e vuole il nostro bene. Coltiviamo la nostra Fede per dare forza alla Speranza.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 4,35-41

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Parola del Signore.

Getta il seme e DORME; il seme germoglia e cresce.

La Parola che condividiamo e diffondiamo è capace di trasformare il mondo e cambiare il cuore dell’uomo, di ogni uomo. Come il piccolo seme piantato in terra cresce e diventa pianta che porta frutti e offre riparo, allo stesso modo la Parola diffusa e rilanciata è capace di cambiare il mondo. È quello che è successo dopo la morte e risurrezione di Gesù. La storia, infatti, ha preso un’altra direzione nell’intero pianeta e ha spaccato perfino la conta degli anni tra un prima di Cristo e un dopo Cristo.

Nulla di quello che è accaduto è merito dell’uomo ma le trasformazioni e i piccoli e grandi cambiamenti sono solo il frutto dell’azione potente ed irresistibile dello Spirito di Dio che, nascosto nella Parola, ci cambia il cuore e la vita.

Facciamoci attenti ascoltatori della Parola e anche la nostra vita cambierà!!!

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 4,26-34

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Parola del Signore.

Lampada ai miei passi è la tua Parola

Il cristiano è una piccola luce che deve illuminare il buio delle tenebre e del male. Non si può essere cristiani solo per se stessi.

Come la luce del sole che illumina e riscalda, il cristiano è chiamato ad essere “carità” per gli altri. Egli con mitezza porta speranza, con fede porta Cristo e dona Amore. Ma per essere Luce è anche necessario che il cristiano attinga l’olio necessario per la sua lampada dal Signore che ne offre a tutti con generosità. La vita del cristiano perciò è una continua offerta di pace e di gioia anche quando tutto attorno a sé sembra andare verso strade sbagliate o di morte. Nessuno può perdere la Speranza e per questo è necessario che, nella vita e, più ancora, nei momenti importanti, di gioia o di sofferenza, ci si faccia forza reciprocamente. Nessuno è o può restare un’isola e i luoghi più prossimi per vivere l’unità e la fraternità restano la famiglia, gli amici o le piccole comunità dove la luce del cristiano deve essere sempre accesa.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 4,21-25

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

Parola del Signore.

Aquila e Priscilla