Il cuore indurito

C’è un’espressione del vangelo di oggi che ci ha colpito profondamente ed è quella nella quale Gesù chiede ai discepoli: “Avete il cuore indurito?” Ma chi è che ha il cuore indurito:

La persona dal cuore indurito è ostinata, chiusa a ogni prospettiva diversa dalla propria, sa ascoltare soltanto la propria voce egoista e capricciosa. Duro è il cuore altezzoso e superbo di chi presume di essere nella verità e lancia giudizi sprezzanti verso chiunque minacci la sua comodità e sicurezza. Una delle forme più diffuse della durezza di cuore è l’indifferenza, il far finta di non vedere e di non sentire chi ha bisogno del nostro aiuto, “passar oltre, dall’altra parte della strada”, come il sacerdote e il levita nella parabola del Buon Samaritano“. E, infatti Gesù tra l’altro chiede: “Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?”. L’uomo dal cuore indurito è freddo e calcolatore agendo avendo cancellato tutto il passato di cui non gli resta più nulla.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8,14-21

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane.
Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

Parola del Signore.

Come agnelli in mezzo ai lupi

“Finché saremo agnelli, -scrive Giovanni Crisostomo- vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell’aiuto del pastore. Egli non pasce lupi, ma agnelli. Per questo se ne andrà e ti lascerà solo, perché gli impedisci di manifestare la sua potenza. È come se Cristo avesse detto: non turbatevi per il fatto che, mandandovi tra i lupi, io vi ordino di essere come agnelli e colombe. Avrei potuto dirvi il contrario e risparmiarvi ogni sofferenza, impedirvi di essere esposti come agnelli ai lupi e rendervi più forti dei leoni. Ma è necessario che avvenga così, poiché questo vi rende più gloriosi e manifesta la mia potenza”.

Come agnelli e non come lupi. Miti e semplici. Fiduciosi in Dio e affidandoci sempre a Lui. Essere mansueti ci rende invincibili. Il mondo, questo mondo guidato da egoismo e interesse non ci capirà e cercherà di trovare spiegazioni allo stile mite degli agnelli e non trovandone finirà per inventare spiegazioni mondane. Il cristiano che vuole essere vero testimone, invece, continuerà per la sua strada e non avrà timore di affrontare il giudizio degli uomini di questo mondo perché si fida e affida a Dio Padre. Cristo conosce molto bene come stanno le cose perché legge il nostro cuore e sa bene che nessuna violenza si arrende ad altra violenza. Solo la mitezza e la mansuetudine possono vincere la violenza. Restiamo semplici e miti e accettiamo anche i deplorevoli comportamenti di egoisti, traditori e violenti. Anche Gesù è stato tradito da uno dei suoi discepoli. Perfino Pietro ha negato di conoscerlo. Se Gesù ha accettato tutto questo possiamo farlo anche noi e questa sarà la nostra vittoria, cioè la vittoria di Cristo in noi.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!
Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa!. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: È vicino a voi il regno di Dio».

Parola del Signore.

Beati i poveri

Chi si crede ricco è un illuso che addirittura Gesù deride: “Stupido! Non sai che stanotte ti sarà richiesta la tua anima?”. I poveri sono coloro che si fidano e affidano a Dio, sono coloro i quali sanno di dipendere dal Signore e ripongono in lui la loro fiducia. I ricchi, invece, sono coloro che credono di poter fare o avere tutto grazie ai loro soldi.

Gesù parte dai poveri per proporre quella che è ritenuta “la carta costituzionale del Regno di Dio”. Le beatitudini, infatti, sono il contenuto piu forte che va sotto il nome di discorso della montagna. Ognuna di esse contiene un’indicazione pratica e spirituale da vivere nel quotidiano mentre le ultime quattro indicazioni, sono pesanti avvertimenti rivolti ai ricchi, ai sazi, a coloro che ridono (e sono indifferenti verso i poveri) e a chi si mette in mostra per essere lodato..

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Chi lo desidera può anche ascoltare la lectio divina di dom Innocenzo Gargano dal monastero di Sant’Antonio Abate sull’Aventino:

http://www.camaldolesiromani.com/wp-content/uploads/2022/02/6a-TO-C-12-02-22.mp3

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,17.20-26

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo.

Rallegratevi in quel giorno ed esultate,
perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.
Allo stesso modo infatti agivano
i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Parola del Signore.

Mangiarono a sazietà

Il brano del vangelo di oggi come prima cosa ci svela che di fronte alle difficoltà Gesù non ci lascia soli. Egli sente compassione. Comprende a pieno la nostra situazione e di fronte ai discepoli che non sanno cosa fare: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?» Gesù prende l’iniziativa e si fa portare i cinque pani e i due pesci. Ed ecco il punto focale che noi non riusciamo a capire. Alza gli occhi al cielo e si rivolge con fede e fiducia a Padre ... poi prende i pochi pani e i due soli pesci e comincia a dividerli. Il segreto sta, quindi nella condivisione. È questa la chiave di volta: condividere. Noi, invece, siamo impegnati ad accumulare, accaparrare, a cercare la nostra sicurezza e poco importa se gli altri stanno male o muoiono di fame. Gesù, oggi, ci insegna che la soluzione sta nella condivisione, sta nel saper rinunciare a qualcosa per alleviare le sofferenze, per offrire pane, lavoro e futuro. Se anche noi possiamo condividere con chi ha bisogno e non lo facciamo abbiamo fallito. Questo è il vero fallimento della vita.

L’evangelista conclude il brano annotando che tutti mangiarono a sazietà” e che addirittura il cibo avanzò.

Oggi, allora ci chiediamo se anche noi siamo realmente capaci di condividere? Se siamo capaci di amare l’altro con gesti veri oppure se ci riempiamo la bocca solo di parole. La Parola di Gesù, invece, è Parola viva, Parola che realizza ciò che dice perché fondata su azioni concrete.

A questo punto Gesù congeda folla e manda tutti nel mondo per raccontare l’esperienza fatta e, soprattutto, per rifare quello che Lui ha mostrato con le sue scelte di vita. Gesù, ora, può salire sulla barca e andare altrove. Andare dove c’è bisogno di Lui e dove poter mostrare che il senso della vita non sta nell’accumulare ricchezza quanto piuttosto nel condividere. È questa la rivoluzione cristiana che non ha bisogno di parole ma di azioni concrete. Forse questa è una Parola dura per tanti, ma ci piaccia o no questa è la Parola che spezza le nostre catene e ci fa costruire quella santità nascosta nel cuore di Dio Padre e che il mondo non conosce e non comprende.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco 
Mc 8,1-10

In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». 
Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette».
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.
Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.
 
Parola del Signore.

Effatà

Il brano del vangelo di oggi ci porta fuori dai confini d’Israele. Tutto accade lontano dalla folla come se in questo modo Gesù stesse proteggendo e condividendo le infermità del sordomuto che guarirà. È molto suggestiva la scena: Gesù guarda il cielo, sospira e poi sussurra: «“Effatà”, cioè “Apriti!”». La Parola di Gesù sembra quasi un soffio, un alito sulla persona, un dare vita. Con il pronunciarla Gesù allontana il male affinché questo male lasci il corpo del sordomuto che, subito dopo, tornerà a essere un uomo libero. È la Parola di Gesù che guarisce e salva, che riconsegna vita, che ridona una nuova possibilità di vivere . Gesù estirpa il male, libera l’uomo e l’unica cosa che chiederà sarà quella di mantenere il silenzio su quanto accaduto. Paradossalmente proprio questo silenzio non verrà mantenuto come accade tante volte nei vangeli. Questo mancato rispetto della consegna servirà però a generare lo stupore collettivo ma, purtroppo, anche a fare crescere l’invidia dei potenti d’Israele che Gesù pagherà con la morte.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Parola del Signore.

Umiltà e mitezza

Il brano di oggi ci vuole insegnare l’umiltà. Ci vuole educare a ritrovare il vero senso dell’umiltà e della mitezza. La donna cananea, infatti, si riconosce bisognosa di aiuto e si fa umile al punto da paragonarsi ai “cagnolini che sotto la tavola mangiano le briciole dei figli”. Gesù accoglie con grande favore queste parole e le giudica come un segno di umiltà tanto da sentirsi spinti a compiere un’azione potente come quella di guarire la bambina (figlia della cananea) posseduta da uno spirito impuro. “Tornata a casa sua -si conclude il brano di oggi-, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato”.

Il segno della guarigione è il segno della presenza viva e vera di Gesù; è il segnale che l’umiltà e la mitezza sono le chiavi capaci di aprire il cuore di Gesù. Facciamo tesoro di questo insegnamento che il Maestro ci propone oggi e che può aprire strade buone anche nella nostra vita. L’arroganza, la presunzione, il risentimento, infatti, non hanno mai prodotto cose buone per nessuno e sono destinate al fallimento. Umiltà e mitezza, invece, sono i segni che Gesù cerca per ridare onore e dignità alle donne e agli uomini.

Franca e Vincenzo, osb-cam ♥️
 

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,24-30
 
 In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.
 

 
Parola del Signore.

Le cose cattive vengono da dentro

Forse ci provoca disagio accettare che il male sta dentro di noi. Gesù spiega che non sono i cibi che possono rendere impuro l’uomo, ma che, invece, il male viene dai nostri sentimenti, da come guardiamo il mondo, da quali sono i nostri desideri, dalle spinte che animano le nostre scelte, da quali sono i fini delle nostre azioni. Gesù spiega che il male esce dal nostro cuore quando le nostre azioni e le nostre scelte non sono fatte per il bene ma sono poste in essere solo per ingrassare i nostri egoismi e i nostri interessi rifiutando gli altri. E’ l’egoismo, per esempio, uno dei peggiori sentimenti che ci fanno sbagliare. Gesù, in sostanza va in profondità, cerca le ragioni interne che abitano il nostro cuore per farci comprendere che impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza sono il frutto dei nostri pensieri e dei desideri di grandezza che il male ci mette nel cuore. E, ci sembra giusto dirlo con chiarezza: il male è guidato da spiriti impuri che abitano il cuore. E’ inutile deviare l’attenzione, la vera battaglia si svolge dentro il nostro cuore tra spiriti impuri e Spiriti puri che si confrontano in una eterna lotta tra inganni e finzioni, tra falsità e verità, tra pregiudizi e diffidenza. Per cercare di battere il male è necessario avere fiducia nell’altro e non giudicarlo. Chi siamo noi per giudicare l’altro?

Franca e Vincenzo, osb-cam

Oggi abbiamo anche il dono del commento dell’amica eremita di Gerace in Calabria Mirella Muia.

Commento dell’eremita Mirella Muià

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,14-23
 
 In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
 E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
 
Parola del Signore.

Questo popolo mi onora con le labbra

Al centro del vangelo di oggi troviamo il cuore. Gesù chiede di essere cercato e amato con il cuore e non con gesti esteriori e vuoti. È quello che facciamo con il cuore che conta per Gesù e se riflettiamo anche per noi stessi è proprio così. Il Signore cerca la verità del nostro cuore che Lui conosce. Se non siamo sinceri, se siamo donne e uomini solo di facciata il Signore lo sa e questo modo di essere ci allontana perfino dalla felicità. Ciò che conta davvero per il Signore e anche per noi stessi sono le scelte fatte per Amore e con Amore; sono le scelte che ci costano; sono le scelte che ci fanno rinunciare a qualcosa per donare felicità agli altri; sono le decisioni forti con le quali rinunciamo davvero a qualcosa di nostro o a cui teniamo moltissimo per un obiettivo più grande e più importante. Sono queste le cose che contano davvero davanti a Dio Padre e che sono (se siamo non credenti) necessarie ed indispensabili per la nostra felicità più autentica. È la verità delle nostre decisioni, insomma, che ci fa donne e uomini veri, donne e uomini autentici. Se fingiamo o ignoriamo il nostro prossimo ci dimostriamo addirittura senza umanità e siamo classificati tra gli ipocriti e i ciarlatani. I primi a doversi interrogare sulle nostre parole e sulle nostre decisioni, infatti, siamo noi stessi.

Mi sto comportando da donna/uomo?

Sto davvero facendo le cose giuste?

Mi sento con la coscienza a posto?

Ho fatto proprio quello che dovevo fare?

Ho aiutato l’altro?

Mi sento onesto e sincero?

“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Ama il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,37-39).

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
Mt 7,1-13
 
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio,
voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
 
Parola del Signore.

Quanti lo toccavano venivano salvati

A volte il dolore è tanto. Ci sono cose che non avresti mai immaginato possibili. Eppure accadono. A volte cerchiamo Gesù per chiedere il miracolo. Spesso siamo spinti a cercarlo solo dalla superstizione e, infatti, la fede che anima le nostre richieste è poca o, addirittura, assente. Gesù sa bene come stanno le cose dentro e fuori noi ma accetta lo stesso i nostri appelli di guarigione e accoglie ugualmente le nostre richieste di aiuto.

Ognuno di noi, infatti, vorrebbe toccare almeno solo un lembo del suo mantello e ora sappiamo che toccarlo ci “salva”.

Gesù ci vuole piccoli, umili e disponibili a vivere la croce che ci è stata consegnata. Anche noi, come il cireneo, dobbiamo aiutare Gesù a portare la croce e, soprattutto, siamo chiamati ad aiutare gli altri a portare la loro croce.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,53-56
 
 In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
 
 Parola del Signore.

Lasciarono tutto e lo seguirono

Gesù chiama ciascuno di noi a collaborare con Lui, chiama tutti alla missione. Ciascuno di noi sta dentro il progetto di Dio chiamati a servire. Ogni cristiano è chiamato a portare il messaggio d’amore di Dio nel mondo. Facile da dire ma non sempre facile da fare. Eppure come ha detto Pietro “sulla tua Parola” getteremo le reti e questo è quanto ci è chiesto. Sulla Parola getteremo le nostre reti d’Amore e attenderemo che altri uomini decidano di ascoltare la chiamata alla missione per fare con loro Comunità e costruire il Regno di Dio.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Infine condividiamo la registrazione della lectio divina di dom Innocenzo Gargano, monaco camaldolese di San Gregorio tenuta ieri sera nel Monastero di Sant’Antonio Abate sull’Aventino a Roma.

http://www.camaldolesiromani.com/wp-content/uploads/2022/02/5a-TO-C-5-2-22.mp3

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 5,1-11
 
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.

Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Parola del Signore.

Aquila e Priscilla