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Beato l’uomo che non segue i consigli degli empi

La Parola guida, indica la via,
rafforza e protegge

La Parola incoraggia
sostiene e illumina il cuore.

L’ascolto della Parola fa l’uomo beato.

Franca e Vincenzo obl. osb-cam

Salmo 1

1 Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
2 ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
3 Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua, che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
4 Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
5 perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell’assemblea dei giusti.
6 Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.

Io cerco il tuo volto

Da qualche tempo amiamo, soprattutto in certi momenti, pregare con il Salmo 27 e abbiamo deciso di proporlo anche a voi, carissimi amici dell’eremo. Sono parole semplici ma capaci di aiutare la buona vita di quanti si affidano al Signore e a nessun altro. Vi invitiamo a leggerlo lentamente soppesando le parole confrontandolo con la vostra vita in questo tempo. Buon cammino su “Strade di coraggio”.

Franca e Vincenzo osb-cam

 q

Il trionfo della fede
Sl 3; 4Ro 8:31, ecc.
1 Di Davide.
Il SIGNORE è la mia luce e la mia salvezza;
di chi temerò?
Il SIGNORE è il baluardo della mia vita;
di chi avrò paura?
2 Quando i malvagi, che mi sono avversari e nemici,
mi hanno assalito per divorarmi,
essi stessi hanno vacillato e sono caduti.
3 Se un esercito si accampasse contro di me,
il mio cuore non avrebbe paura;
se infuriasse la battaglia contro di me,
anche allora sarei fiducioso.
4 Una cosa ho chiesto al SIGNORE,
e quella ricerco:
abitare nella casa del SIGNORE tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del SIGNORE,
e meditare nel suo tempio.
5 Poich’egli mi nasconderà nella sua tenda in giorno di sventura,
mi custodirà nel luogo più segreto della sua dimora,
mi porterà in alto sopra una roccia.
6 E ora la mia testa s’innalza sui miei nemici che mi circondano.
Offrirò nella sua dimora sacrifici con gioia;
canterò e salmeggerò al SIGNORE.
7 O SIGNORE, ascolta la mia voce quando t’invoco;
abbi pietà di me, e rispondimi.
8 Il mio cuore mi dice da parte tua: «Cercate il mio volto!»
Io cerco il tuo volto, o SIGNORE.
9 Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo;
tu sei stato il mio aiuto; non lasciarmi, non abbandonarmi,
o Dio della mia salvezza!
10 Qualora mio padre e mia madre m’abbandonino,
il SIGNORE mi accoglierà.
11 O SIGNORE, insegnami la tua via,
guidami per un sentiero diritto,
a causa dei miei nemici.
12 Non darmi in balìa dei miei nemici;
perché sono sorti contro di me falsi testimoni,
gente che respira violenza.
13 Ah, se non avessi avuto fede di veder la bontà del SIGNORE
sulla terra dei viventi!
14 Spera nel SIGNORE!
Sii forte, il tuo cuore si rinfranchi;
sì, spera nel SIGNORE!

Profeti del servizio: semplici e obbedienti

L’umiltà è farsi ultimo ed essere ultimo.
Ma come si fa? Come si fa in un mondo dove orgoglio, successo e potere sono diventati i grandi valori di riferimento?
La via è unica: è la via dell’obbedienza e della semplicità, la via di farsi “servi” degli ultimi. di chi soffre, di chi è solo e abbandonato. La via è quella di chi non giudica, di chi decide di farsi compagno di strada del povero, del rifiutato, di chi è solo ed escluso. La via del silenzio.
Se riusciremo a fare questo saremo davvero sollevati sul palmo della mano di Cristo e avvertiremo la sua tenera carezza che ci mostra la sua protezione. Saremo come il Padre ci vuole: servi dell’amore.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato

Abbassa gli occhi e vedrai Dio

L’allievo chiese al maestro: “Maestro, mi può insegnare cosa debbo fare per vedere il volto di Dio?”.
E il Maestro rispose: “Ragazzo mio, ma  tu davvero vuoi vedere Dio? Allora chiudi gli occhi abbassali a terra e vedrai Dio”.

Franca e Vincenzo obl-cam

Dal Vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore

Tutti figli dello stesso Padre

“Siamo Figli di Dio”. Stamattina proviamo a contemplare l’alba avendo nella mente e nel cuore questa rivelazione: “Siamo Figli di Dio”. Essere figli fa due conseguenze semplici e logiche: 1) siamo fratelli di Gesù 2) siamo fratelli di ogni altro uomo.

Questa verità è sconvolgente e se la crediamo, tutta la nostra vita cambia. Sentirci tutti fratelli ha qualcosa di rivoluzionario, ha conseguenze così sconvolgenti che dovrebbe abbattere ogni resistenza e ogni ostacolo a vivere una vita nuova. Ma non basta. Abbiamo un Padre al quale ricorrere, un Padre che attende di ascoltare la nostra voce e che pur conoscendo ciò di cui crediamo di aver bisogno vuole che noi gli parliamo e desidera che noi, tornando da Lui, gli chiediamo consiglio, gli raccontiamo i nostri dolori, le nostre sofferenze ma anche le nostre gioie. Perché il nostro Padre che sta nei “cieli” vuole condividere le nostre vite, le nostre ansie ma anche i momenti di felicità. Coraggio cari amici scoprire che Dio è nostro Padre è davvero l’inizio per un nuovo modo di vivere. Facciamolo e i nostri giorni avranno un senso nuovo.

Franca e Vincenzo osb-cam

Cogliamo l’occasione per segnalarvi che papa Francesco ogni mercoledì sarà su Sat2000 per 3 minuti a parlare del Padre Nostro. Ecco la prima puntata.

 

Anche San Paolo oggi ci ricorda che “Siamo Figli di Dio”.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 8,12-17

Fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.
Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Parola di Dio

 

Senza terra, senza casa e senza lavoro.

Chi non ha terra, casa e lavoro non ha dignità, non ha nulla e, per il mondo, è un nulla. A questi, proprio a questi si rivolge Gesù e li definisce “piccoli e poveri”. Eppure sono proprio loro coloro i quali hanno maggiore possibilità di accogliere Gesù. I ricchi, i potenti, i pieni di se stessi, gli egoisti e gli invidiosi non potranno mai accogliere Gesù perché credono di essere i migliori e di avere il potere di poter fare tutto. I poveri e i piccoli, invece, con semplicità si affidano a Gesù e si mettono nelle sue mani. Cosi fanno anche tutti coloro che nei vari momenti della vita si consegnano con fiducia a Dio che conosce tutto di noi. Conosce i nostri dolori, i nostri dispiaceri, le nostre ansie, le nostre preoccupazione e sa di cosa abbiamo bisogno per offrirci la possibilità di tornare a Lui.  Non c’è niente che ci accade o che viviamo che Dio non sa. Fidiamoci e affidiamoci facendo, con il cuore, il nostro meglio per assecondare la sua volontà.

Franca e Vincenzo osb-cam

Oggi vi proponiamo anche un piccolo stralcio del commento di Enzo  Bianchi, della Comunità di Bose, che ci è molto piaciuto.

“Gesù è l’uomo delle beatitudini, proclamate perché da lui vissute in prima persona: è povero e umile, capace di piangere, mite, affamato e assetato di giustizia, puro di cuore, operatore di pace, perseguitato. Per chi si trova in queste condizioni, andare a Gesù significa trovare comunione, consolazione, intimità di un maestro che con dolcezza e umiltà accoglie sempre e non esclude nessuno. Chi non riesce a portare i pesi delle leggi, chi riesce solo a dire: “Pietà di me, che sono un peccatore!” (Lc 18,13), può andare da Gesù che lo accoglie tra le sue braccia e in lui riposare. Perché riposare è innanzitutto poter dimorare nella quiete tra le braccia di chi ci ama senza riserve.

C’è un giogo costruito dagli esseri umani, che racchiude comandi, precetti, osservanze, intransigenze, e c’è il giogo di Gesù, che è accoglienza dell’amore, della misericordia di Dio, dell’amore di fratelli e sorelle. Il giogo di Gesù non è senza fatiche: ma altro è faticare in quanto obbligati da precetti, altro è faticare per amore e ricevendo amore. Solo i piccoli, però, capiscono questa rivelazione, oggi come allora”.

Enzo Bianchi

Mt  11,25-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli : «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27 Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
28 Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Lontano dagli arroganti

Spesso nella vita incontriamo donne e uomini di potere, donne e uomini che si comportano come se fossero padroni. A loro, ai loro compagni di merenda e a quanti guardano cosa accade e con ipocrisia passano oltre proponiamo questa  piccola immagine di Sant’Agostino

“È stato l’orgoglio che ha trasformato gli angeli in diavoli; è l’umiltà che rende gli uomini uguali agli angeli”.

Per questo quando incontriamo un arrogante  allontanandosi e lasciamolo al suo destino di “morte”. Guardiamoci intorno il mondo ha bisogno di buone azione e queste possiamo farle ovunque … Coraggio, il bene vince sempre.

Franca e Vincenzo osb-cam

Beato l’uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

L’albero antico

Il tramonto, a volte, è uno dei momenti più dolci della giornata. Seduti gettiamo lo sguardo sull’orizzonte, oltre l’albero antico e “vediamo” un grande spettacolo.
Eccolo. La memoria, infatti, racconta il giorno … i volti … le parole … gli incontri … e poi, immaginiamo l’uomo che, tanti anni fa, pianto’, nel nostro giardino, quell’albero.
Oggi ha radici profonde, una chioma che sembra toccare il cielo e parla di Lui. Si, parla di quell’uomo che ci appare senza volto, senza nome e senza storia. Eppure qui, adesso, tutto parla di Lui. Ci racconta del suo amore per la terra, del suo sguardo dolce, della sua bellezza e della tenerezza del suo cuore che possiamo ritrovare, tutto intero, in questo antico, maestoso, saggio albero del nostro giardino. Da domani mediteremo la Parola seduti alla sua ombra e anche il cuore dell’uomo che lo ha piantato ci farà compagnia. Noi, l’albero e Lui, insieme, per vivere una grande avventura contemplativa.

Franca e Vincenzo osb-cam

C’è qualcuno seduto all’ombra oggi perché qualcun altro ha piantato un albero molto tempo fa.
(Warren Buffett)

 

L’olivo, l’olio e l’amicizia

Guardala, ammirala, se puoi ascolta il sussurro delle sue foglie cullate dal vento, osserva il suo tronco, scruta i suoi rami, e non sarà difficile trovare pace.
Segno di saggezza, simbolo di pace, l’olivo è, per davvero, il principe degli alberi: da lui riceviamo il dono dell’olio, per noi l’olio dell’amicizia .

Da ieri mattina abbiamo dato il via alla raccolta delle olive e in settimana gusteremo il primo olio 2017. Lo faremo sulla classica e tradizionale bruschetta insieme ad un buon bicchiere di vino dell’eremo. Lo faremo con gli amici di passaggio che vengono a trovarci e con i quali condividiamo anche il buono che la terra ci dona. Una condivisione e un’accoglienza che è la prima missione dell’eremo, la prima testimonianza di fede e fiducia, il primo e  più eloquente segno che abbiamo da comunicare. 

Cose semplici, cose vere, cose piccole ma piene di verità, saggezza e pace. A questo non rinunciamo perché questo e non altro è ciò che l’eremo di famiglia è e continuerà ad essere. Un caro saluto e se passi di qui e ti fermi dopo i vespri gusteremo una bruschetta condita con l’olio dell’amicizia.

Ti aspettiamo

Franca e Vincenzo osb-cam

 

Piccola storia dei miti e delle leggende dell’olio.

Sull’olivo e sulla sua origine ci sono miti e leggende. L’olivo e i suoi generosi raccolti sarebbero stati fatti conoscere all’umanità dalla dea dell’antico Egitto, Iside. La mitologia romana attribuisce ad Ercole l’introduzione dell’olivo dal Nord Africa; la dea romana Minerva avrebbe insegnato l’arte della coltivazione dell’olivo e del suo olio. Secondo un’altra leggenda l’olivo risalirebbe al primo uomo e sarebbe cresciuto sulla tomba di Adamo.

Gli antichi Greci narrarono di una gara fra il dio del mare Posidone e la dea della pace e della sapienza Atena. La vittoria sarebbe stata assegnata a chi avesse prodotto il dono più utile per la città recentemente costruita nella regione greca dell’Attica. Posidone colpì una roccia col suo tridente e ne scaturì una sorgente.

L’acqua cominciò a fluire e, dalla sorgente, apparve il cavallo, simbolo di forza e potenza e aiuto prezioso in guerra. Quando venne il turno di Atena, la dea conficcò nel terreno la lancia, che trasformò in un olivo, simbolo di pace e fonte di cibo e di combustibile. Il dono di Atena fu considerato il più grande e la nuova città fu chiamata in suo onore Atene. L’olivo è tuttora considerato un dono divino e un olivo cresce ancora sull’acropoli di Atene.

L’importanza dell’olio d’oliva per i popoli del Mediterraneo si riflette nei loro scritti e addirittura nelle loro leggi. Il poeta greco Omero lo chiamò “oro liquido”. Il filosofo greco Democrito pensava che una dieta a base di miele e olio d’oliva potesse permettere a un uomo di vivere cento anni, un’età estremamente avanzata in un’epoca in cui la speranza di vita oscillava intorno ai quarant’anni. Nel VI secolo a.C. il legislatore ateniese Solone introdusse leggi per la protezione dell’olivo. Da un oliveto si potevano rimuovere ogni anno solo due olivi e la violazione di questa legge comportava sanzioni gravi, fra cui la pena di morte. Nella Bibbia ci sono più di cento riferimenti alle olive e all’olio d’oliva.

E l’enciclopedista romano Plinio il Vecchio, nel I secolo a.C., nella Naturalis historia, scrisse che l’Italia aveva il migliore olio d’oliva del Mediterraneo.
Virgilio elogiò l’olivo così:
E tu però, se saggio sei, provvedi,
che ne’ tuoi campi numeroso alligni
questo varo alla pace arbor fecondo.

Il sole e quelle tre sedie

Chissà dove andrà a nascondersi il sole dopo il tramonto. Chissà se domani mattina tornerà più forte di prima. Chissà …
Ieri sera eravamo in riva al mare e una leggera brezza accarezzava la nostra pelle mentre la memoria ridava corpo a fatti e persone. Tutto intorno c’era un silenzio quasi irreale e i nostri sguardi s’incrociavano animando un dialogo di emozioni mentre le mani si stringevano con delicatezza e forza allo stesso tempo.
L’unica parola è stata l’ascolto della Parola che dava unità ai pensieri e delineava prospettive di futuro.
C’è sempre un futuro, c’è sempre un domani, c’è sempre un oltre che nessun umano può impedire.
Domani mattina una nuova alba ci donerà ancora un giorno da vivere, un giorno per dare corpo alle speranze, un’occasione per aggiungere particolari al capolavoro delle nostre vite che come semplici fiori di campo danno al prato una punta di colore in più.

Ma in questo scatto non c’è solo il tramonto ci sono anche tre sedie apparentemente vuote. L’occhio non percepisce, infatti, ciò che solo il cuore vede: tre persone che guardano con noi il sole che se ne va e contemplano questo mondo nel quale ancora oggi ci sono donne e uomini con il desiderio di imitare i tre “invisibili” la cui presenza però la senti nel cuore.

Quante cose in un semplice tramonto!!!

Franca e Vincenzo osb-cam