Una grande storia

Il fiume e il pesce sono il simbolo delle difficoltà della vita che l’uomo deve superare. Dal superamento di queste difficoltà che spesso provocano paura e angoscia nasce la salvezza. Dio ci incoraggia a lottare e sta accanto, ci sostiene e ci spinge ad affrontare la vita. Questo fatto offre a Tobia anche la forza di affrontare il matrimonio con tutte le sue incognite e i suoi rischi. Tobia vorrebbe tirarsi indietro ma probabilmente la manifestazione del suo timore di poter morire è il segno anche di una paura di fondo ad affrontare il matrimonio e le sue difficoltà. Per aiutare Tobia a superare le difficoltà Azaria si impegna a ricordargli le tradizioni e le parole del padre.  Dio non ci toglie, infatti, dai pericoli e dalle tentazio­ni, ma ci dona la forza e la volontà per combatterli. Ma c’è di più: ciò che sblocca definitivamente To­bia è l’invito di Azaria a pensare al Signore. Prima di unirsi a Sara, infatti, Tobia deve pregare e comprende­re così che Sara gli è stata destinata da sempre. Ebbene quello del matrimonio tra Tobia e Sara è uno dei momenti più importanti perché permette a Tobia di superare le difficoltà della vita e di realizzare il progetto di Dio per l’uomo e la donna: il matrimonio. Tobia capisce che Sara è il dono di Dio per lui. . Accogliendo le parole di Azaria, Tobia compren­de che il matrimonio è veramente una vocazione e che l’atto di amare e di sposarsi è la risposta che l’uomo e la donna danno alla chiamata divina. Il partner è co­lui/colei attraverso il quale/la quale Dio concretamente ti ama, una persona concreta che Dio ti pone accan­to, come avviene per Tobia con Sara, che ti svela come d’ora in poi, attraverso quella persona, ti amerà lo stes­so Signore. Questa storia ci fa scoprire come la vocazione del matrimonio sia altrettanto forte, grande e importante quanto quella al sacerdozio. Ancora un particolare. La storia di Sara e Tobia, quindi, è una storia semplice, una storia quotidiana, una storia ordinaria, una storia normale … è la nostra storia. Una storia grande, importante e che Dio ha benedetto al pari di ogni altra vocazione. Una chiamata, quella al matrimonio, impegnativa, coinvolgente, coraggiosa … una storia di vera santità. Proprio una storia che piace a Dio. 💫🌻😍

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Libro di Tobia. Capitolo 6

[1] Il giovane partì insieme con l’angelo e anche il cane li seguì e s’avviò con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermarono a passare la notte sul fiume Tigri.

[2] Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand’ecco un grosso pesce balzò dall’acqua e tentò di divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare.

[3] Ma l’angelo gli disse: «Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire». Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva.

[4] Gli disse allora l’angelo: «Aprilo e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte e getta via invece gli intestini. Il fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti».

[5] Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato; arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l’altra parte la mise in serbo dopo averla salata.

[6] Poi tutti e due insieme ripresero il viaggio, finché non furono vicini alla Media.

[7] Allora il ragazzo rivolse all’angelo questa domanda: «Azaria, fratello, che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del pesce?».

[8] Gli rispose: «Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna.

[9] Il fiele invece serve per spalmarlo sugli occhi di uno affetto da albugine; si soffia su quelle macchie e gli occhi guariscono».

[10] Erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana,

[11] quando Raffaele disse al ragazzo: «Fratello Tobia!». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara

[12] e all’infuori di Sara nessun altro figlio o figlia. Tu, come il parente più stretto, hai diritto di sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di suo padre. E’ una ragazza seria, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona».

[13] E aggiunse: «Tu hai il diritto di sposarla. Ascoltami, fratello; io parlerò della fanciulla al padre questa sera, perché la serbi come tua fidanzata. Quando torneremo da Rage, faremo il matrimonio. So che Raguele non potrà rifiutarla a te o prometterla ad altri; egli incorrerebbe nella morte secondo la prescrizione della legge di Mosè, poiché egli sa che prima di ogni altro spetta a te avere sua figlia. Ascoltami, dunque, fratello. Questa sera parleremo della fanciulla e ne domanderemo la mano. Al nostro ritorno da Rage la prenderemo e la condurremo con noi a casa tua».

[14] Allora Tobia rispose a Raffaele: «Fratello Azaria, ho sentito dire che essa è già stata data in moglie a sette uomini ed essi sono morti nella stanza nuziale la notte stessa in cui dovevano unirsi a lei. Ho sentito inoltre dire che un demonio le uccide i mariti.

[15] Per questo ho paura: il demonio è geloso di lei, a lei non fa del male, ma se qualcuno le si vuole accostare, egli lo uccide. Io sono l’unico figlio di mio padre. Ho paura di morire e di condurre così alla tomba la vita di mio padre e di mia madre per l’angoscia della mia perdita. Non hanno un altro figlio che li possa seppellire».

[16] Ma quello gli disse: «Hai forse dimenticato i moniti di tuo padre, che ti ha raccomandato di prendere in moglie una donna del tuo casato? Ascoltami, dunque, o fratello: non preoccuparti di questo demonio e sposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie.

[17] Quando però entri nella camera nuziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e mettine un poco sulla brace degli incensi. L’odore si spanderà, il demonio lo dovrà annusare e fuggirà e non comparirà più intorno a lei.

[18] Poi, prima di unirti con essa, alzatevi tutti e due a pregare. Supplicate il Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza. Non temere: essa ti è stata destinata fin dall’eternità. Sarai tu a salvarla. Ti seguirà e penso che da lei avrai figli che saranno per te come fratelli. Non stare in pensiero».

[19] Quando Tobia sentì le parole di Raffaele e seppe che Sara era sua consanguinea della stirpe della famiglia di suo padre, l’amò al punto da non saper più distogliere il cuore da lei.

La vita e’ un viaggio

Così succede ad ognuno di noi. La vita da un lato è un viaggio verso l’ignoto, dall’altro è un viaggio verso una meta che è possibile scoprire solo accettando di lasciarsi guidare da Dio. Tobia si incammina, scoprendo così la propria strada, di salvare due vite: quella del padre e quella della futura moglie. Ma Tobia questo ancora non lo sa. Occorre partire, ma da soli diventa difficile, la presenza di un compagno diventa essenziale. Allora al suo fianco ci sarà Dio stesso che si pone con grande discrezione accanto all’uomo e lo accompagna nel suo cammino. Tobia sperimenta una presenza amica ma non sa che quella presenza è divina. L’amico – angelo Azaria – Raffaele è un segno ambiguo: è un essere divino che ci accompagna, o è un uomo che diviene presenza di Dio? L’angelo deve per forza manifestarsi come un vero uomo, perché solo un altro uomo può diventare per noi la via per riscoprire Dio. L’angelo è così segno di ogni persona che ha l’amore e il coraggio di mettersi a camminare a fianco di un altro, rispettandone i tempi e guidandolo così alla propria libertà. Così accade a ciascuno di noi: Dio si rende presente attraverso uomini e donne che ci guidano senza pretendere mai di dominarci. La storia di Tobia riesce, in modo esemplare, a far nascere in noi la convinzione che credere alla provvidenza divina non significa rinunciare alla propria libertà. L’azione provvidenziale di Dio presuppone la libertà dell’uomo. Soltanto Dio, poi, può liberare l’uomo da una devozione “buona”, ma alienante. Il nome dell’angelo è Raffaele (Dio guarisce).

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Libro di Tobia – Capitolo 5

1)Allora Tobia rispose al padre: «Quanto mi hai comandato io farò, o padre.

[2] Ma come potrò riprendere la somma, dal momento che lui non conosce me, né io conosco lui? Che segno posso dargli, perché mi riconosca, mi creda e mi consegni il denaro? Inoltre non sono pratico delle strade della Media per andarvi».

[3] Rispose Tobi al figlio: «Mi ha dato un documento autografo e anch’io gli ho consegnato un documento scritto; lo divisi in due parti e ne prendemmo ciascuno una parte; l’altra parte la lasciai presso di lui con il denaro. Sono ora vent’anni da quando ho depositato quella somma. Cercati dunque, o figlio, un uomo di fiducia che ti faccia da guida. Lo pagheremo per tutto il tempo fino al tuo ritorno. Và dunque da Gabael a ritirare il denaro».

[4] Uscì Tobia in cerca di uno pratico della strada che lo accompagnasse nella Media. Uscì e si trovò davanti l’angelo Raffaele, non sospettando minimamente che fosse un angelo di Dio.

[5] Gli disse: «Di dove sei, o giovane?». Rispose: «Sono uno dei tuoi fratelli Israeliti, venuto a cercare lavoro». Riprese Tobia: «Conosci la strada per andare nella Media?».

[6] Gli disse: «Certo, parecchie volte sono stato là e conosco bene tutte le strade. Spesso mi recai nella Media e alloggiai presso Gabael, un nostro fratello che abita a Rage di Media. Ci sono due giorni di cammino da Ecbàtana a Rage. Rage è sulle montagne ed Ecbàtana è nella pianura».

[7] E Tobia a lui: «Aspetta, o giovane, che vada ad avvertire mio padre. Ho bisogno che tu venga con me e ti pagherò il tuo salario».

[8] Gli rispose: «Ecco, ti attendo; soltanto non tardare».

[9] Tobia andò ad informare suo padre Tobi dicendogli: «Ecco, ho trovato un uomo tra i nostri fratelli Israeliti». Gli rispose: «Chiamalo, perché io sappia di che famiglia e di che tribù è e se è persona fidata per venire con te, o figlio».

[10] Tobia uscì a chiamarlo: «Quel giovane, mio padre ti chiama». Entrò da lui. Tobi lo salutò per primo e l’altro gli disse: «Possa tu avere molta gioia!». Tobi rispose: «Che gioia posso ancora avere? Sono un uomo cieco; non vedo la luce del cielo; mi trovo nella oscurità come i morti che non contemplano più la luce. Anche se vivo, dimoro con i morti; sento la voce degli uomini, ma non li vedo». Gli rispose: «Fatti coraggio, Dio non tarderà a guarirti, coraggio!». E Tobi: «Mio figlio Tobia vuole andare nella Media. Non potresti accompagnarlo? Io ti pagherò, fratello!». Rispose: «Sì, posso accompagnarlo; conosco tutte le strade. Mi sono recato spesso nella Media. Ho attraversato tutte le sue pianure e i suoi monti e ne conosco tutte le strade».

[11] Tobi a lui: «Fratello, di che famiglia e di che tribù sei? Indicamelo, fratello».

[12] Ed egli: «Che ti serve la famiglia e la tribù? Cerchi una famiglia e una tribù o un mercenario che accompagni tuo figlio nel viaggio?». L’altro gli disse: «Voglio sapere con verità di chi tu sei figlio e il tuo vero nome».

[13] Rispose: «Sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei tuoi fratelli».

[14] Gli disse allora: «Sii benvenuto e in buona salute, o fratello! Non avertene a male, fratello, se ho voluto sapere la verità sulla tua famiglia. Tu dunque sei mio parente, di bella e buona discendenza! Conoscevo Anania e Natan, i due figli di Semeia il grande. Venivano con me a Gerusalemme e là facevano adorazione insieme con me; non hanno abbandonato la retta via. I tuoi fratelli sono brava gente; tu sei di buona radice: sii benvenuto!».

[15] Continuò: «Ti do una dramma al giorno, oltre quello che occorre a te e a mio figlio insieme. Fa dunque il viaggio con mio figlio e poi ti darò ancora di più».

[16] Gli disse: «Farò il viaggio con lui. Non temere; partiremo sani e sani ritorneremo, perché la strada è sicura».

[17] Tobi gli disse: «Sia con te la benedizione, o fratello!». Si rivolse poi al figlio e gli disse: «Figlio, prepara quanto occorre per il viaggio e parti con questo tuo fratello. Dio, che è nei cieli, vi conservi sani fin là e vi restituisca a me sani e salvi; il suo angelo vi accompagni con la sua protezione, o figliuolo!».

[18] Tobia si preparò per il viaggio e, uscito per mettersi in cammino, baciò il padre e la madre. E Tobi gli disse: «Fà buon viaggio!».

[19] Allora la madre si mise a piangere e disse a Tobi: «Perché hai voluto che mio figlio partisse? Non è lui il bastone della nostra mano, lui, la guida dei nostri passi? Si lasci perdere il denaro e vada in cambio di nostro figlio.

[20] Quel genere di vita che ci è stato dato dal Signore è abbastanza per noi».

[21] Le disse: «Non stare in pensiero: nostro figlio farà buon viaggio e tornerà in buona salute da noi. I tuoi occhi lo vedranno il giorno in cui tornerà sano e salvo da te.

[22] Non stare in pensiero, non temere per loro, o sorella. Un buon angelo infatti lo accompagnerà, riuscirà bene il suo viaggio e tornerà sano e salvo».

[23] Essa cessò di piangere.

La profezia della famiglia

Tobi prima di rivelare al figlio Tobia il piccolo gruzzoletto messo da parte priva a trasmettere al figlio una serie di valori che sono caratterizzanti della storia di famiglia. Si tratta di una serie di buoni consigli tra i quali ne primeggiano due: l’elemosina e la famiglia. Tutti e due questi valori rappresentano, di fatto, i cardini per una esistenza radicata in un quotidiano che rafforza e da senso ad ogni esistenza. Elemosina e famiglia anche nel nostro tempo continuano ad essere due importantissimi punti di riferimento per una vita piena e capace di offrire al viaggio terreno coordinate per costruire giustizia e bellezza. Va anche sottolineato, però, che, come spesso ripetiamo non abbiamo bisogno di maestri ma di testimoni. Ed è cosi che da un lato solo il “povero” può comprendere il grande valore del dono o elemosina. Dall’altro vivere la famiglia testimoniandone la bellezza è davvero profezia. A questo punto desideriamo citare Paolo VI che nella “Evangelii Nuntiandi” scrive che l’uomo di oggi “non ha bisogno di una chiesa chiusa nella difesa della propria identità, fino a rischiare di diventare cieca e persino disumana, come il vecchio Tobi. Ha bisogno di una chiesa che lo accompagni in un cammino di vera libertà, come farà l’angelo Raffaele, un cammino nel quale la morale è il frutto stesso del cammino percorso, piuttosto che esserne il fondamento”. 🌻

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Libro di Tobia. 🌻💫 Capitolo 4

1]In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso Gabael in Rage di Media [2]e pensò: «Ho invocato la morte. Perché dunque non dovrei chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma di denaro?». [3]Chiamò il figlio e gli disse: «Qualora io muoia, dammi una sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fa ciò che è di suo gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza. [4]Ricordati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dalle sepoltura presso di me in una medesima tomba. [5]Ogni giorno, o figlio, ricordati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandi. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell’ingiustizia. [6]Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni, come quelle di chiunque pratichi la giustizia. [7]Dei tuoi beni fa elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio. [8]La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, dà molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco. [9]Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, [10]poiché l’elemosina libera dalla morte e salva dall’andare tra le tenebre. [11]Per tutti quelli che la compiono, l’elemosina è un dono prezioso davanti all’Altissimo. [12]Guardati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; anzitutto prenditi una moglie dalla stirpe dei tuoi padri e non una donna straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre, perché noi siamo figli di profeti. Ricordati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra. [13]Ama, o figlio, i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire disprezzo per i tuoi fratelli, figli e figlie del tuo popolo, e tra di loro scegliti la moglie. L’orgoglio infatti è causa di rovina e di grande inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché l’ignavia è madre della fame. [14]Non rimandare la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o figlio, in quanto fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento. [15]Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all’ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l’ubriachezza. [16]Dà il tuo pane a chi ha fame e fà parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Dà in elemosina quanto ti sopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza, quando fai l’elemosina. [17]Versa il tuo vino e deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori. [18]Chiedi il parere ad ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio. [19]In ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene. Il Signore esalta o umilia chi vuole fino nella regione sotterranea. Infine, o figlio, conserva nella mente questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore. [20]Ora, figlio, ti faccio sapere che ho depositato dieci talenti d’argento presso Gabael figlio di Gabri, a Rage di Media. [21]Non temere se siamo diventati poveri. Tu avrai una grande ricchezza se avrai il timor di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore Dio tuo».

 

Pace a voi !!!

Testimoni e non maestri. Testimoni a volte increduli, dubbiosi e pieni di paure. Siamo fatti così, pieni di preconcetti, impastati di timori. Ieri come oggi, però, Gesù interviene con tre piccole parole: “Pace a voi”. Ed è cosi che ci mostra le mani e i piedi trafitto dal male, ci presenta rivestito dei dolori del mondo vestito da povero, da bambino debuttato, da rifugiato, da scartato, escluso, deriso, emarginato. E noi, ieri come oggi, siamo impauriti, scappiamo, lo respingiamo e siamo incapaci di riconoscerlo. Ieri come oggi le nostre paure sono le stesse. Eppure, almeno ieri, gli apostoli sono riusciti ad aprire il cuore e a riconoscerlo … e questo è stata gioia. Se possiamo riflettiamo sui nostri pensieri, le nostre parole, i nostri egoismi … buona domenica di risurrezione. 🌻

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Parola del Signore

Dio interviene nel silenzio

Dio invia l’angelo Raffaele. Raffaele è l’angelo che accompagna gli uomini. La sua è una presenza silenziosa, discreta e che non si mostra in maniera palese. L’angelo di Dio c’è ma non forza mai la libertà degli uomini. Sara e Tobi pregano nello stesso momento e la loro preghiera è ascoltata dal Signore. Dio ascolta queste preghiere, ascolta le nostre preghiere ed interviene attraverso strade che solo Lui conosce. La Provvidenza di Dio esiste e se siamo attenti possiamo cogliere i segni della presenza di Dio nella nostra esistenza. Il Dio di Israele ascolta le preghiere dei poveri e dei sofferenti nel momento stesso in cui sono pronunciate e interviene per salvarli. La preghiera, la nostra preghiera è, perciò, espressione della fiducia degli uomini verso Dio. Chi prega, infatti, crede fermamente nell’intervento divino nella loro storia. Un intervento che si esprime attraverso strade che non possiamo prevedere ed è così che Tobi sarà salvato dal figlio. Ma questo lo scopriremo strada facendo. 🌻💫

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Ed ecco i versetti per la lectio di domani. Buonanotte “16]In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio [17]e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio; a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dal cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia di sposarla, prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava dal cortile in casa e Sara, figlia di Raguele, stava scendendo dalla camera”.

Orto e Parola

Se accanto alla biblioteca avrai l’orto, non ti mancherà nulla.
(Marco Tullio Cicerone)

L’orto è una grande metafora della vita spirituale: anche la nostra vita interiore abbisogna di essere coltivata e lavorata, richiede semine, irrigazioni, cure continue e necessita di essere protetta, difesa da intromissioni indebite. L’orto, come lo spazio interiore della nostra vita, è luogo di lavoro e di delizia, luogo di semina e di raccolto, luogo di attesa e di soddisfazione. Solo così, nell’attesa paziente e operosa, nella custodia attenta, potrà dare frutti a suo tempo.
(Enzo Bianchi)

Come potevi cadere in disperazione se possedevi l’essenziale, ciò che ai savi, ai santi basta e n’avanza: pane, vino ed un orto?
(Domenico Giuliotti e Giovanni Papini)

Massimo: La mia casa è sulle colline di Trujillo. Un posto molto semplice, pietre rosa che si scaldano al sole e un orto che profuma di erbe di giorno e di gelsomino la notte. Oltre il cancello c’è un gigantesco pioppo, fichi, meli, peri. . Il terreno è nero, nero come i capelli di mia moglie.
(Dal film Il gladiatore)

Guardare oltre ogni male

E dopo il vecchio Tobi ci viene presentata la giovane Sara. Tra i due la differenza è tanta. Il primo resta un pio fedele incapace di capire il nuovo; la seconda appare una figura tragica che vive il dramma della morte dei sette mariti con nessuno dei quali riesce a vivere una serena sessualità (muoiono tutti prima). Un dramma che sta per condurla al suicidio dal quale, però, desiste a seguito di un controverso rapporto con il padre al quale è fortemente legata. Ma sarà proprio questo legame a condurla a non praticare l’insano gesto del suicidio. La tragedia sta nel fatto che tale amore per il padre unito, come si e detto, a motivazioni di tipo religioso,  contribuisce a creare in Sara una serie di gravi sensi di colpa e la rendono cosi incapace di un vero amore di coppia. Come nel caso di Tobi, è la preghiera che cambia la situazione. Anche per Sara la preghiera è un miscuglio di disperazione e di speranza, e valgono per lei le cose che abbiamo osservato in precedenza riguardo a Tobi. Aggiungiamo tuttavia ancora una nota: la preghiera non è una formula magica, grazie alla quale l’uomo ottiene da Dio tutto ciò che vuole. Il narratore lo sa molto bene: la preghiera è prima di tutto la capacità di affidarci a Dio, di porre la nostra vita nelle sue mani. La preghiera, poi, è capace di modificare il nostro atteggiamento verso la vita e di aprirci strade che non avevamo mai pensato di percorrere. La storia della coppia di cui ci occuperemo, Tobia e Sara, nasce dalla preghiera imperfetta, ma sincera, di uno dei protagonisti, la giovane Sara, che non ha ancora perduto tutta la sua speranza. 💫

Franca e Vincenzo osb-cam

Libro di Tobi, 2

7]Nello stesso giorno capitò a Sara figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, di sentire insulti da parte di una serva di suo padre. [8]Bisogna sapere che essa era stata data in moglie a sette uomini e che Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la serva: «Sei proprio tu che uccidi i tuoi mariti. Ecco, sei già stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto godere. [9]Perché vuoi battere noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con loro e che da te non abbiamo mai a vedere né figlio né figlia». [10]In quel giorno dunque essa soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre con l’intenzione di impiccarsi. Ma tornando a riflettere pensava: «Che non abbiano ad insultare mio padre e non gli dicano: La sola figlia che avevi, a te assai cara, si è impiccata per le sue sventure. Così farei precipitare la vecchiaia di mio padre con angoscia negli inferi. Farò meglio a non impiccarmi e a supplicare il Signore che mi sia concesso di morire, in modo da non sentire più insulti nella mia vita». [11]In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò: «Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre. [12]Ora a te alzo la faccia e gli occhi.[13]Dì che io sia tolta dalla terra, perché non abbia a sentire più insulti. [14]Tu sai, Signore, che sono pura da ogni disonestà con uomo [15]e che non ho disonorato il mio nome, né quello di mio padre nella terra dell’esilio. Io sono l’unica figlia di mio padre. Egli non ha altri figli che possano ereditare, né un fratello vicino, né un parente, per il quale io possa serbarmi come sposa. Già sette mariti ho perduto: perché dovrei vivere ancora? Se tu non vuoi che io muoia, guardami con benevolenza: che io non senta più insulti».

La preghiera tra fede e disperazione

*Tobi prega* . Lo fa in un momento di grande difficoltà e prega con due obiettivi … lodare Dio e chiedere perdono … lo fa anche per chiedere di morire …   questa preghiera di Tobi è fatta della disperazione in cui è caduto un uomo pio e obbediente e che nonostante ciò vive il tempo della disgrazia che non riesce a capire. Le sue certezze sembrano crollare e non gli resta che pensare alla morte. Tobi vive così il tempo della disgrazia e cerca di rispondere alle incalzanti domande della moglie. La preghiera di Tobi viaggia tra fede e disperazione che lo porta a chiedere la morte propria a quel Dio che ha appena benedetto e di fronte al quale si è riconosciuto peccatore. Tobi siamo noi con i nostri dolori, i nostri pianti, le nostre preoccupazioni, le nostre sconfitte. Tobi è  quel credente che di fronte alle difficoltà, non sapendo più che fare si attacca a forme di religiosità tradizionali. Quella di Tobi è, quindi, una preghiera giusta e sbagliata allo stesso tempo, come spesso facciamo anche noi. Una preghiera che cerca di interpretare la disperazione e la speranza che il Signore apprezzerà per la sua schietta sincerità. … e come ci comportiamo noi di fronte alle difficoltà? Quale è la nostra risposta nei momenti bui della vita, nei tempi nei quali sentiamo Dio lontano, nei momenti nei quali ci sentiamo emarginati, abbandonati, messi da parte ? … buona meditazione e buona giornata 🦉🦉

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Tobia – Capitolo 3

[1]Con l’animo affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi presi a dire questa preghiera di lamento: [2]«Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo. [3]Ora, Signore, ricordati di me e guardami. Non punirmi per i miei peccati e per gli errori miei e dei miei padri. [4]Violando i tuoi comandi, abbiamo peccato davanti a te. Tu hai lasciato che ci spogliassero dei beni; ci hai abbandonati alla prigionia, alla morte e ad essere la favola, lo scherno, il disprezzo di tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi. [5]Ora, nel trattarmi secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono tutti i tuoi giudizi, perché non abbiamo osservato i tuoi decreti, camminando davanti a te nella verità. [6]Agisci pure ora come meglio ti piace; dà ordine che venga presa la mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e divenga terra, poiché per me è preferibile la morte alla vita. I rimproveri che mi tocca sentire destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia tolto da questa prova; fa che io parta verso l’eterno soggiorno; Signore, non distogliere da me il volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi davanti questa grande angoscia e così non sentirmi più insultare!».

La fede tra Legge e Liberta’

La reazione dei vicini di Tobi è davvero emblematica, secondo loro Tobi dovrebbe farsi furbo, pensare di più a se stesso* , e non perder tempo a seppellire i morti. Tobi è ancorato alla Legge e questo suscita nella gente il sospetto che la sua osservanza è troppo idealistica e, quindi, con la ricerca di un’ autosoddisfazione quasi egocentrica. Quindi, il seppellire i morti può diventare il segno di una religiosità ancorata al passato, tipica di persone in crisi, preoccupate soltanto di salvare la propria identità attraverso un devozionismo infecondo. Una religione dei morti. Il testo ci presenta per la prima volta la figura di Tobia, un ragazzo che dipende interamente dai voleri del padre. Per il momento la sua figura è passiva.

Spesso la vita ci riserva amare sorprese e la fede viene messa seriamente alla prova* . _Che fare quando tutto quello che rappresenta il fondamento della nostra vita, la ragione della nostra esistenza sembra miseramente crollare? A che serve tanta fede e tanta pratica religiosa di fronte alle disgrazie ? Perché Dio punisce il giusto?_ Tobi dal racconto sembra un uomo solo ed angosciato e molte volte questa solitudine nasce proprio dall’aver cercato di incontrare Dio, dall’aver cercato di mettersi al servizio dei fratelli. Questo tipo di solitudine è molto comune nei credenti. Ma la disgrazia può essere anche il luogo dove è possibile riscoprire la presenza di Dio. L’osservanza rigida di Tobi rischia di trasformarsi in una gabbia di precetti osservati rigidamente che alla fine ne fanno una prigione dalla quale si è incapaci di uscirne. Tobi è bloccato dalla sua stessa osservanza religiosa ed è persino incapace di cogliere il valore di un dono: chiuso nella sua cecità peggiore di quella fisica e sordo agli affetti e alle gioie della vita, per lui tutto è male. _È questo è un rischio dal quale i cristiani di oggi non sono esenti, specialmente quando si illudono di difendere la fede insistendo sulla rigida osservanza di precetti religiosi, a scapito della libertà e del valore delle persone incapaci di cogliere la gioia della vita quotidiana, e si chiudono così, tragicamente, all’amore per gli altri proprio quando affermano di volerlo difendere._ Infatti, l’intervento della moglie: rimproverando il marito, Anna non fa altro che scoprirne i pensieri più profondi e rendere esplicito un interrogativo che mette a nudo la vita di Tobi; tutto ciò che sembra un bene adesso appare un male. Ma nelle parole di Anna c’è una velata accusa a Dio. 🌻

Franca e Vincenzo osb-cam

Libro di Tobia

2.1 Sotto il regno di Assarhaddon ritornai dunque a casa mia e mi fu restituita la compagnia della moglie Anna e del figlio Tobia. Per la nostra festa di pentecoste, cioè la festa delle settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola: 2 la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia: «Figlio mio, va’, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni». 3 Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: «Padre!». Gli risposi: «Ebbene, figlio mio». «Padre – riprese – uno della nostra gente è stato strangolato e gettato nella piazza, dove ancora si trova». 4 Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l’uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire. 5 Ritornai e, lavatomi, presi il pasto con tristezza, 6 ricordando le parole del profeta Amos su Betel:
«Si cambieranno le vostre feste in lutto, tutti i vostri canti in lamento». 7 E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii. 8 I miei vicini mi deridevano dicendo: «Non ha più paura! Proprio per questo motivo è già stato ricercato per essere ucciso. È dovuto fuggire ed ora eccolo di nuovo a seppellire i morti». 9 Quella notte, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c’era tenevo la faccia scoperta, 10 ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmachi, più mi si oscuravano gli occhi per le macchie bianche, finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni fui cieco e ne soffersero tutti i miei fratelli. Achikar, nei due anni che precedettero la sua partenza per l’Elimaide, provvide al mio sostentamento.
11 In quel tempo mia moglie Anna lavorava nelle sue stanze a pagamento, 12 tessendo la lana che rimandava poi ai padroni e ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando essa tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto per il desinare. 13 Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare. Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da dove viene questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo il diritto di mangiare cosa alcuna rubata». 14 Ella mi disse: «Mi è stato dato in più del salario». Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai padroni e a causa di ciò arrossivo di lei. Allora per tutta risposta mi disse: «Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene dal come sei ridotto!».