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Il sentiero

La speranza mentre si è nella prova è segno della fede che portiamo nel cuore. La fiducia che, ancora una volta, il Signore interverrà esprime la coscienza di chi sa di aver fatto tutto ciò che poteva e, ora, si consegna nelle mani del Padre affinché il Padre possa ridare forza e coraggio.

È nel cuore che si avverte la certezza di non poter essere abbandonato. Il bene può venire solo da Dio a cui siamo chiamati a dare Gloria restando a Lui fedeli. Il cuore sente la presenza che salva e intravede la realizzazione della Promessa che non mancherà di vedere la luce. Abbiamo fiducia.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Sal 15

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Una cosa sola.

Nel momento conclusivo Gesù chiede al Padre di custodire i suoi discepoli dal maligno. Invoca per loro l’unità, “perché siano una sola cosa”. Questo tempo, invece, a noi riserva di assistere a divisioni e a lotte interne. Preghiamo perché la verità e l’amore possano tornare a dare pienezza e gioia. La Parola ci aiuti in questo cammino.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

   Parola del Signore

Dio salva

Nessuna donna e nessun uomo sarà lasciato solo. il Padre attraverso il Figlio ci salverà . Ci chiediamo, giustamente, dove sta scritto? Questa verità è scritta nello stesso nome di Gesù che, in ebraico, significa “Dio salva“. Inoltre proprio il nome di Gesù è il fondamento della preghiera del cuore che si è sviluppata e diffusa tra i cristiani orientali che la chiamano anche Preghiera di Gesù.

Lo stesso San Paolo, nella Lettera ai Filippesi scrive che “nel nome di Gesù, si pieghi ogni ginocchio, degli esseri celesti, dei terrestri e dei sotterranei e ogni lingua proclami, che Gesù Cristo è Signore, a gloria di Dio Padre”. Ma non basta. Infatti è stato proprio Gesù a dire: “Se mi chiederete qualcosa nel mio nome, io lo farò” (Gv, 14, 14).

Pertanto al nome di Gesù è legata una parte molto significativa della spiritualità cristiana e molte Chiese, infatti, sono dedicate al suo Potente nome. Il solo pronunciare il nome di Gesù, infatti, ci infonde coraggio e ci dà forza. Quel coraggio e quella forza di cui abbiamo bisogno, tutti, e, tutti i giorni. Pertanto, preghiamo tutti, l’uno per l’altro, affinché il Potente nome di Gesù sia con noi tutti i giorni della nostra vita.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Sal 67
Benedetto il Signore, Dio della salvezza.

Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio.

Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono le porte della morte.

Abbiate coraggio!

I discepoli e noi come loro ci illudiamo di aver capito ma Gesù, mosso a compassione, ancora una volta mette in guardia. Non basterà una intera vita, infatti, per diventare un “vero” cristiano ma Lui, in questo cammino pieno di tribolazioni, non ci abbandonerà. Ci invita ad avere coraggio e ci rassicura: con Lui accanto a noi possiamo andare avanti, possiamo vivere e affrontare le difficoltà.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».

   Parola del Signore

La ginestra

In queste settimane di fine maggio, se ci giriamo attorno e gettiamo lo sguardo sulle nostre colline le vediamo puntellate di ginestre in fiore. La ginestra è, nel tempo, diventata simbolo di modestia, di umiltà e di forza. Essa ha la capacità di fiorire in terreni aridi e bruciati dal sole. Ha fiori che emanano profumi intensi e un colore che illumina. Ha ispirato scrittori, poeti, artisti e filosofi. Oggi, riflettendo su certe situazioni politiche, sociali ed ecclesiali nelle quali siamo immersi credo che la ginestra, ancora una volta, sia un buon simbolo al quale ispirarsi per offrire un segno di vitalità autentico e di reazione forte verso gli uomini che “ornano” e infiocchettano il loro dire o il loro fare con maschere che celano il loro arido cuore.

Allo stesso tempo prendo in prestito il rimprovero di Tonino Bello: “Ce l’ho con voi, uomini della cultura, che intuite il precipitare delle cose, ma siete lenti. Avete coscienza che stiamo vivendo la notte di un grande «passaggio», ma vi attardate a lasciar fermentare la pasta nella madia. Percepite il passaggio dell’angelo sterminatore, ma ve la prendete con calma. Distinguete meglio degli altri il clamore degli oppressi, ma ne rallentate l’avventura di liberazione. E invece che accelerare l’esodo verso la terra promessa con accenti profetici, ne frenate la corsa con le vostre prudenze notarili”.

Dall’eremo di famiglia.

Non saremo mai soli

Nel giorno dell’Ascensione (oggi) Gesù sale al Padre ma con il Suo Spirito continua a restare accanto a noi, fino alla fine. Sappiamo bene che prima di andare aveva invitato i suoi a fare unità, a farsi carico dell’altro e ad essere donne e uomini di servizio. Ma come?

Ha chiesto di portare l’altro con se in maniera concreta, vera, autentica. Le parole sono importanti ma i gesti silenziosi lo sono anche di più. Essere “servi” è la vera missione che Gesù ci affida. Ma essere “servi” non significa servili che è, invece, una forma di annullamento. Essere “servi” significa mettersi, con rispetto, a disposizione cercando di essere un aiuto serio, concreto, responsabile e mai sciocco. Servire è sentire l’altro come un pezzo di se stesso guardando l’altro come un altro Gesù.

Non è facile vivere questo stile di servizio, anzi, è molto complicato, eppure, con l’aiuto dello Spirito Santo possiamo provare, ogni giorno, ad essere “servi” senza essere servili. Rischiamo di non essere compresi, cammineremo ogni giorno su un filo sospeso in un equilibrio sempre precario ma questa è la Via.

Franca e Vincenzo , osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

   Parola del Signore

Il Padre ci Ama

 La potenza del nome di Gesù è una delle esperienze più condivise nella storia e nella vita dagli uomini di fede. È stato proprio Lui, il Maestro, a prometterci che tutto ciò che chiederemo al Padre nel suo nome ci sarà dato. Nel nome di Gesù, perciò, possiamo chiedere al Padre ogni cosa che può darci gioia, la vera gioia . Una gioia che da serenità alla vita in Cristo e che va compresa non secondo il modo di pensare di questo mondo. Essere amici di Gesù ci fa diversi e capaci di essere felici nell’amare e nel credere in Gesù. Lui è la nostra unica e vera salvezza.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».

   Parola del Signore

La gioia nel cuore

Nessuna tristezza è per sempre e, un giorno, ogni dolore sarà gioia e anche le lacrime non scorreranno più sui nostri volti. A prometterci questo è stato Gesù e siamo invitati a fidarci di Lui. Intanto accogliamo il presente così com’è facendo del nostro meglio per affrontarlo. Il Signore non ci abbandonerà. Possiamo confidare in Lui e affidarci alle sue promesse restando attivi e operosi.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

   Parola del Signore

Paolo, Aquila e Priscilla

All’inizio della vita della Chiesa gli Apostoli abitavano nelle case dei cristiani dove condividevano il lavoro e incontravano i “fratelli”. Il caso più eclatante è quello di Paolo che ha vissuto per tanto tempo a casa di Aquila e Priscilla. È un modello di Chiesa che meriterebbe un recupero anche attraverso una concreta sperimentazione.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Paolo lasciò Atene e si recò a Corìnto. Qui trovò un Giudeo di nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei.
Paolo si recò da loro e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere, infatti, erano fabbricanti di tende. Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
Quando Sila e Timòteo giunsero dalla Macedònia, Paolo cominciò a dedicarsi tutto alla Parola, testimoniando davanti ai Giudei che Gesù è il Cristo. Ma, poiché essi si opponevano e lanciavano ingiurie, egli, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente. D’ora in poi me ne andrò dai pagani».
Se ne andò di là ed entrò nella casa di un tale, di nome Tizio Giusto, uno che venerava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e molti dei Corìnzi, ascoltando Paolo, credevano e si facevano battezzare.

   Parola di Dio

Pieni della tua gloria

Guardare il cielo e toccare la terra, ascoltare il canto degli uccelli e lo scorrere dell’acqua del ruscello, sfiorare l’erba del prato e accarezzare le spighe del grano che biondeggiano nei campi, respirare l’aria del mare e fare un giro in barca ci aiutano a “sentire” la Tua confortante presenza.

Gli occhi si perdono nelle meraviglie del creato mentre il male del covid19 devasta la terra e sconvolge la vita.

La Tua stupenda creazione è attaccata e noi tuoi figli siamo qui ad implorare la fine della pandemia ma anche a lodarti e ringraziarti per la vita che ci hai donato e che non abbiamo apprezzato e non apprezziamo ancora come dovremmo fare.

Questo tempo ci invita a cambiare radicalmente la nostra vita. Signore dacci la forza di comprenderlo e di ridare valore alla terra, al lavoro fisico, al sudore dopo aver zappato l’orto, ad abbandonare per sempre i vecchi progetti che, oggi, non hanno, per davvero, più senso.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Sal 148

I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.

I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le ragazze,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore.

Perché solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Ha accresciuto la potenza del suo popolo.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli d’Israele, popolo a lui vicino.