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Accogliere

Un fratello andò da un eremita e uscendo dalla sua cella disse: Perdonami, o padre, perché ti ho impedito di adempiere alla tua regola. Quello rispose dicendogli: La mia regola è di accoglierti in modo ospitale e di farti andare in pace.

La saggezza del deserto: “Detti dei Padri” scelti per gli Amici dell’eremo di famiglia Aquila e Priscilla.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Diventa un fuoco

L’Abate Lot andò dall’Abate Giuseppe e gli disse: Padre, secondo le mie capacità mi attengo a una piccola regola, e a un piccolo digiuno, pratico la preghiera, la meditazione e la pace interiore, e secondo le mie capacita mi sforzo di rendere puri i miei pensieri; dunque che altro debbo fare? Allora il vecchio alzandosi tese le mani al cielo e le sue dita diventarono come dieci lampade di fuoco, ed egli gli disse: Se vuoi, diventa tutto un fuoco.

La saggezza del deserto: “Detti dei Padri” scelti per gli Amici dell’eremo di famiglia camaldolese Aquila e Priscilla.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Ultima generazione

I santi Padri si radunavano e parlavano di ciò che sarebbe accaduto all’ultima generazione e uno di loro specialmente, chiamato Squirione, disse: Noi adesso seguiamo i comandamenti di Dio. Poi i Padri gli chiesero: Che cosa sarà di quelli che verranno dopo di noi? Egli replicò: Forse una metà di loro si atterrà ai comandamenti di Dio e cercherà il Dio eterno. E i Padri chiesero: E quelli che verranno dopo di questi, che cosa faranno? Egli rispose con queste parole: Gli uomini di quella generazione non metteranno in pratica i comandamenti di Dio e dimenticheranno i suoi precetti. Allora il male traboccherà e la carità di molti si raffredderà e saranno sottoposti ad una terribile prova; quelli che risulteranno meritevoli in questa prova, saranno migliori di noi e migliori dei nostri Padri. Saranno più felici e di virtù più provata e perfetta.

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Franca e Vincenzo, osb-cam

L’abisso

Uno degli anziani era solito dire: All’inizio, quando ci trovavamo, eravamo soliti parlare di qualcosa di buono per le nostre anime. Continuando così siamo saliti fino al cielo. Ma adesso quando ci troviamo passiamo il tempo a criticare tutto e ci trasciniamo l’un l’altro nell’abisso.

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Franca e Vincenzo, osb-cam

Turbato dalla tristezza

Un fratello chiese all’Abate Poemen: Che dovrei fare, o padre, giacché sono turbato dalla tristezza? Il vecchio gli disse: Non stimare nessuno una nullità, non condannare nessuno, non sottrarre nulla a nessuno, e Dio ti darà la pace.

La saggezza del deserto: “Detti dei Padri” scelti per gli amici dell’eremo Aquila e Priscilla.

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Liberare i pensieri

L’Abate Pastor disse: Se una cassa piena di abiti viene abbandonata per lungo tempo, gli abiti contenuti in essa marciscono; così sono anche i pensieri nel nostro cuore. Se non li metteremo in atto concretamente, nel tempo si deformeranno e marciranno.

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Franca e Vincenzo, osb-cam

Il lavoro è vita

Si raccontava che l’Abate Giovanni il Nano una volta disse a un suo confratello più anziano: Vorrei essere tranquillo come gli angeli, che non fanno nulla e servono Dio senza sosta; e, spogliandosi delle vesti, se ne andò in solitudine. Trascorsa una settimana, tornò dal confratello, e, mentre batteva alla porta, quello prima di aprire gli rispose dicendo: Chi è? E quello disse: Sono Giovanni. A sua volta il confratello gli ribatté dicendo: Giovanni è diventato un angelo e non è più fra gli uomini. Ma quello continuava a battere alla porta dicendo: Sono io. L’altro non gli aprì ma lo lasciò battere. Poi aprendo gli disse: Se sei uomo, hai bisogno di darti da fare ancora per vivere; se invece sei un angelo perché chiedi di entrare in una cella? Quello pentendosi disse: Perdonami, o fratello, perché ho peccato.

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Franca e Vincenzo

La preghiera di Gesù

Uno dei Padri raccontò che un vecchio stava nella sua cella lavorando con impegno, e indossava una stuoia di giunco. Poiché si era recato dall’Abate Ammone, l’Abate Ammone gli vide indossare la stuoia di giunco e gli disse:

Questo non ti serve a nulla. Il vecchio gli disse: Tre pensieri mi tormentano: uno che mi spinge ad allontanarmi da qualche parte in solitudine; l’altro, che mi induce a cercare una terra straniera dove nessuno mi conosca; il terzo, che mi spinge a rinchiudermi nella mia cella, per non vedere nessuno, e a mangiare dopo due giorni. L’Abate Ammone gli disse: Non ti serve fare nessuna di queste tre cose; piuttosto stai nella tua cella, mangia poco ogni giorno, e tieni sempre in mente le parole di quel pubblicano che si leggono nel Vangelo [Lc 18, 13]: così potrai salvarti. “Signore, abbi pietà di me peccatore! “è la base della “preghiera di Gesù”, ripetuta più volte e recitata da tutti nell’ambito del monachesimo orientale.

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Franca e Vincenzo, osb-cam

Il perdono

Un giorno a Sceta si scoprì che un confratello aveva peccato; gli anziani si riunirono e mandarono a chiamare l’Abate Mosè, dicendogli di venire; ma quello non volle andare. Allora il presbitero lo mandò a chiamare dicendo: Vieni, poiché la comunità dei confratelli ti attende. E quello, levatosi, andò.

Tuttavia portando con sé una cesta vecchissima, la riempì di sabbia e se la trascinò dietro. Quelli gli andarono incontro dicendo: Che significa, o Padre? E il vecchio rispose loro: I miei peccati scorrono a profusione alle mie spalle e io oggi sono venuto a giudicare i peccati altrui? Allora essi, sentendolo, non dissero nulla al confratello, e anzi lo perdonarono.

La saggezza del deserto: ” Dei Padri” scelti per gli amici dell’eremo di famiglia Aquila e Priscilla.

Franca e Vincenzo

Il peccatore

Un confratello aveva peccato e il presbitero gli ordinò di uscire dall’assemblea. Allora Bessarione si alzò e uscì con lui dicendo: Anch’io sono un peccatore.

La saggezza del deserto: “Detti dei Padri” scelti per gli amici dell’eremo di famiglia camaldolese Aquila e Priscilla

Franca e Vincenzo, osb-cam