Gesù l’uomo che spera e lotta con noi

Ognuno di noi si è fatta una propria idea di Gesù. Lo abbiamo modellato secondo i nostri desideri e lo vogliamo secondo i nostri comodi. Quando la sua immagine reale non corrisponde alla nostra cerchiamo di trovare ragioni per affermare i nostri desideri e cioè i nostri comodi. In buona sostanza non accettiamo e non accogliamo il Figlio di Dio per come è. A noi piace che egli sia una sorta di supereroe e ce lo dipingiamo come un “pronto intervento”. Gesù, invece, è altro, totalmente altro. Egli è il principe degli umili, il modello dei semplici che in profondità sanno leggere e offrire visioni e ragioni di senso; egli è colui il quale ci dà motivazioni forti per vivere e per accettare le sconfitte. Gesù è anche l’uomo capace di vivere sopportando e accogliendo i malvagi con un sorriso di pace; egli sa accarezzare le spine senza mostrare il dolore e amare senza chiedere di essere ricambiato. Gesù è l’uomo capace di resistere alle avversità, di soffrire guardando in faccia chi lo perseguita; egli è l’uomo che spera anche quando la speranza sembra mancare. Gesù è il modello di vita che a noi non piace e non vogliamo vivere. Noi ci siamo costruiti un altro Gesù. Il nostro è forte, vincente e capace di intervenire dove noi non arriviamo. Forse è arrivato il momento di essere capaci di stare con i piedi per terra e aprire gli occhi. Gesù allora sarà nostro compagno di viaggio: gioirà con noi e soffrirà con noi e sarà al nostro fianco per sostenerci nelle fatiche quotidiane che non mancheranno. Occhio allora, guardiamo oltre la gabbia nella quale ci siamo messi, scopriamo, senza paura, cosa c’è oltre la nebbia che ci nasconde la verità e decidiamo di essere amici veri di Gesù che, non fa magie, ma lotta con noi e spera con noi.

Franca e Vincenzo osb-cam ❤️

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 7,1-2.10.25-30
 
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi  di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercarono allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

Parola del Signore.

1- I racconti di Alfio

Alfio: Ho attraversato il mare. Le onde mi hanno sballottato come un vecchio tronco.
Mirco: E durante la tempesta chi hai incontrato?
Alfio: Ho visto molte ombre che fuggivano. Qualcuna sembrava volersi fermare ma poi una folata di vento la portava via.
Mirco: E tu durante il viaggio come ti sei sentito?
Alfio: A volte mi sono sentito solo e altre volte sempre in compagnia di persone di cui potevo fidarmi. In verità ho incontrato anche dei personaggi ambigui o, peggio, furbi che facevano un buon viso e un cattivo gioco.
Mirco: Come hai reagito con questi?
Alfio: Vedi Mirco con questa gente non serve reagire, è perfettamente inutile. Mentre loro credono di non essere scoperti tu devi assecondarli lasciandoli andare per la loro strada mentre tu percorri la tua.
Mirco: Ma questi penseranno di essersi presi gioco di te e di essere più scaltri.
Alfio: La vita vera è altra cosa. Lasciali andare e augura loro comunque una buona sorte. Tu, però, non cedere alle loro tentazioni. Quando tutto sarà svelato si vergogneranno. Ancora una cosa: non odiarli. Questa sarà la tua più grande vittoria e vivrai sereno. La tranquillità non ha prezzo. Buon cammino Mirco e, mi raccomando, occhio.

Credere

Quanto è difficile credere! Gesù lo sa molto bene e, oggi, cerca di spiegare dove possiamo trovare le prove (le testimonianze) che ci aiutano a credere in Lui come Figlio di Dio. La prima testimonianza è quella di Giovanni Battista che si è espresso con parole chiare. La seconda testimonianza sono le opere che Gesù ha fatto durante la vita. Si tratta di tutte cose che compie perché il Padre gli dà l’Autorità per compierle. La terza testimonianza sta nelle Scritture. Primo e secondo testamento parlano di Lui. Nonostante ciò, dice Gesù noi siamo freddi, increduli, dubbiosi. Non abbiamo abbastanza Amore per riconoscerlo e per accoglierlo e, quindi, restiamo distanti da Lui trascorrendo la vita per inseguire i nostri desideri e non quelli del Signore. Durante questa Quaresima coltiviamo il silenzio e chiediamo la Grazia di riconoscerlo e accoglierlo davvero.

Franca e Vincenzo osb-cam ❤️

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 5,31-47

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

Parola del Signore.

Come il Padre

Il più grande desiderio dell’uomo è quello di conoscere Dio, di vederlo e di incontrarlo. Eppure, possiamo dirlo: Dio nessuno lo ha mai visto ma Gesù ce lo ha rivelato.

Gesù, il Figlio del Padre ce lo ha mostrato e in Lui lo possiamo conoscere e vedere; in Gesù possiamo vedere come agisce nella storia. Ebbene, si, ci basta questa scoperta per vivere l’insperato e ascoltare la Sua Parola e la sua voce.

Franca e Vincenzo osb-cam ❤️

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 5,17-30
 
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Parola del Signore.

Vuoi guarire?

Per poter guarire occorre prima di tutto riconoscersi malato e desiderosi di guarire. Questa presa di coscienza, infatti, è la condizione di base perché Gesù possa davvero intervenire. E questo è proprio il cuore del vangelo di oggi nel quale ci viene presentato un malato che da trentotto anni attende di guarire. Ebbene di fronte alla presa di consapevolezza di questo uomo che confessa la sua malattia Gesù interviene e lo invita ad alzarsi e a prendere con se la sua barella per riprendere il cammino della vita. L’invito è chiaramente a non lasciare la memoria del suo passato e a guardare avanti con coraggio.

Gesù rivolge a noi la stessa domanda … e noi vogliamo davvero guarire dalle nostre malattie, dalle nostre debolezze, dalle nostre timidezze, difficoltà e paure? Se la nostra risposta è “Si” allora anche noi siamo invitati a riprendere in mano la nostra vita e senza dimenticare il nostro passato siamo spinti a riprendere il cammino liberati dal male pronti a camminare sulle strade della vita da risorti

Franca e Vincenzo osb-cam ❤️

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 5,1-16
 
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Parola del Signore.

Va, tuo figlio vive

Spesso ci rivolgiamo a Signore solo per chiedere segni o miracoli. Ci ricordiamo del Signore solo quando siamo in difficoltà. La fede, però, è altra cosa. La fede è, invece, un fidarsi e un affidarsi. Il vangelo di oggi ci indica che ci sono cose che non dipendono da noi, come la vita e la morte. Le donne e gli uomini in realtà non hanno alcun reale potere ma possono però fidarsi e affidarsi alla Parola. La fede è, appunto, un affidarsi alla Parola di Dio. In questa Quaresima chiediamo al Signore di lasciare la fede che cerca segni o miracoli e abbracciare una Fede che si affida alla Parola di Dio. È la Parola di Dio che, infatti, ci dona la vita.

Franca e Vincenzo osb-cam ❤️

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 4,43-54
 
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.

Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Parola del Signore.

Andrò da mio Padre

Oggi abbiamo due figli che, pur comportandosi in maniera diversa nascondono una stessa convinzione. Il figlio minore che è andato via sperperando la sua parte di eredità chiede di essere accolto come servo. Il figlio maggiore, geloso, si considera servo del Padre. Ebbene, se stiamo attenti al vangelo, scopriamo che il Padre, invece, non considera i due come servi ma li ha sempre voluti e trattati da figli e, pertanto, ha sempre sperato e atteso il ritorno del minore che accoglie da figlio e, allo stesso modo, ha sempre considerato il maggiore un figlio e non un servo. Un ultimo appunto: il figlio minore è il peccatore e il pubblicano che è in noi; il figlio maggiore è l’uomo religioso o il sacerdote e lo scriba che si considera meritevole di premio per aver adempiuto alle prescrizioni della legge. Tutti e due i figli hanno in loro questa stessa mentalità del rapporto con Dio come quella di un Padre padrone e un servo, mentre Dio, in realtà è un Padre che vuole una relazione con tutti noi come figli e ci ama da Padre misericordioso.

A queste nostre povere parole aggiungiamo la lectio di dom Innocenzo Gargano tenuta questa sera presso il monastero Sant’Antonio Abate sull’Aventino di Roma e curata da dom Innocenzo Gargano.

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Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,1-3.11-32
 
In quel tempo, si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci.  Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.  E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.

Abbi pietà di me peccatore

Due uomini salgono in alto per pregare. Entrano nel luogo e, il primo prega mettendosi in mostra ed esaltando ciò che fa. Egli davvero rispetta tutte le norme eppure c’è qualcosa che non va; il secondo, resta in disparte e con grande umiltà si dichiara peccatore e chiede pietà.

La scena del vangelo di oggi non ne parla ma a pensarci bene in quello stesso luogo ci siamo anche noi e anche noi dobbiamo cercarci un posticino. Dove ci mettiamo? Quale posto ci scegliamo? E da dove stiamo cosa vediamo? Ed ora che cosa possiamo e vogliamo dire di noi al Signore? Con quali parole vogliamo e possiamo parlare di noi a Maria?

Proviamo a farlo adesso. Sarà una buona occasione per un esame di coscienza in questa Quaresima e … chissà!

Franca e Vincenzo osb-cam ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,9-14
 
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore.

Non temere

Dio è vicino a tutti ma non tutti lo vedono e lo accolgono. L’uomo non guarda, non ascolta e non segue la volontà di Dio. Anche questa generazione, anche noi, si sta e ci stiamo comportando come e forse anche peggio di chi ci ha preceduto e, quindi, sta, stiamo vivendo la vita come se tutto fosse nelle nostre mani. Cari amici non è così. Noi non siamo in grado di decidere niente e siamo destinati a fallire se non ascoltiamo Dio e se non facciamo la sua volontà.

Nel giorno della festa dell’Annunciazione il vangelo ci racconta della visita dell’Angelo a Maria. Maria ha ascoltato la voce e la Parola di Dio, Maria ha accolto la volontà di Dio nella sua e Dio l’ha scelta come la Madre di Gesù. Di fronte a questa missione incredibile Lei ha risposto con una semplicità disarmante: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

E noi, io, sono capace di ascoltare e accogliere davvero la volontà di Dio per me? So che cosa Lui mi chiede? Ho mai provato ad Ascoltare la sua voce?

Cari Amici, diciamoci la verità, siamo sordi, ciechi, muti, zoppi e intolleranti. Crediamo di poter fare tutto ciò che ci passa per la mente dimostrando così la nostra totale incapacità a sentirci Figli di Dio, salvo poi, quando le cose ci vanno male, (e non può essere diversamente) chiedere “miracoli” che non potremo mai ricevere. Torniamo umani; torniamo con i piedi per terra; torniamo ad Ascoltare la Parola e ad accogliere Dio nella nostra vita e allora SI che riceveremo la visita dell’Angelo il quale ci dirà: “Non temere...”.

Questo tempo di Quaresima ci aiuti a cambiare strada e a tornare a vivere non secondo i nostri desideri e la nostra volontà ma secondo la volontà di Dio. È Lui che dobbiamo seguire se vogliamo essere davvero felici.

Franca e Vincenzo osb-cam ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore.

Il sospetto che distrugge

C’è un Dio che ci vuole felici, un Dio che vuole guarire il nostro mutismo per permetterci di costruire una relazione con Lui. Ma, che strano? Nel vangelo di oggi, mentre Gesù cerca di fare il bene ridando voce ad un muto, c’è chi insinua idee velenose sospettando che il bene che viene fatto ha altri scopi e proviene dal demonio. A pensarci bene capita anche nel nostro quotidiano che qualcuno, di fronte ad altri che fanno del bene, lancia il sospetto che chi lo sta facendo nasconde altri scopi. È il seme dell’invidia che prova ad avvelenare ogni cosa e a diffondere maldicenza e chiacchiericcio, tutte cose che distruggono le relazioni. Gesù, invece, si propone di costruire buone e belle relazioni che sono davvero fondamentali nella vita di ogni persona. Cerchiamo di accantonare sospetti, maldicenza e invidia che distruggono la nostra felicità e quella degli altri.

Franca e Vincenzo osb-cam ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 11,14-23
 
In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.

Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde».

Parola del Signore.

Aquila e Priscilla