IHWH, il Dio che libera

Mosè chiede il nome a Dio ma il nome di Dio è solo un segno che non rivela il suo mistero. Non possiamo conoscere pienamente Dio. Ma Dio, invece, conosce noi e attraverso di noi agisce. Il nome di Dio resta impronunciabile a differenza di quello di Gesù, il Figlio che svela il Padre e nel cui nome si nasconde IHWH (Iehoshua, infatti, è una forma abbreviata di IHWH e del verbo yasha “salvare”). Gesù significa perciò IHWH salva , il Salvatore … Resta inteso che IHWH è, per sempre, il Dio che libera e il suo nome ricorda l’evento della liberazione e pronunciandolo lo si annuncia e confessa ma soprattutto se ne fa memoria rendendolo nuovamente attuale e vero per noi. 🌈💫

Franca e Vincenzo, oblati osb-cam

Esodo, 3, 13-15

3Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: «Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi». Mi diranno: «Qual è il suo nome?». E io che cosa risponderò loro?».14Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: «Io-Sono mi ha mandato a voi»». 15Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: «Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi». Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione._

Dalla schiavitu’ alla liberazione

Per la prima volta si parla della terra promessa. Dio per liberare il suo popolo che soffre si serve di Mosè, si serve degli uomini e la salvezza passa attraverso l’obbedienza di chi Dio ha scelto come suo strumento.

Mosè si preoccupa per questa chiamata, vorrebbe forse sfuggire ma Dio gli assicura che sarà con lui. Mosè è incastrato, noi siamo incastrati …

Mosè riceve il compito di far uscire il popolo di Dio dalla situazione di schiavitù per essere condotto nella terra promessa e servire il Signore.

Siamo chiamati ad uscire dalle nostre schiavitù e prendere la via del servizio …

Abbiamo la forza e il coraggio di farci servi?

E cosa significa essere servi?

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Esodo 3, 7-12

7Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. 8Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. 9Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. 10Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». 11Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall’Egitto?». 12Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte».

Il fuoco che divora e’ dentro il cuore

Mosè è il pastore che guida il gregge, un popolo che non gli appartiene, perché è Dio il vero pastore. Un Pastore che è un fuoco che divora. Mosè vede questo Fuoco ardere in mezzo ad un roveto. È un Fuoco divorante quello che avvolge il roveto offrendo un segno all’irruzione di Dio nella vita di Mosè  e anche nelle nostre vite.

È un roveto di spine, però, che è  il più umile degli alberi e come Israele è il più umile dei popoli. Quel roveto è Dio che soffre per il suo popolo, ed è, ugualmente, Gesù che arde d’amore per il suo popolo.

È un fuoco che divora dentro il cuore di Mosè; un fuoco che brucia e non si può contenere come quello che arde nel cuore di tante donne e di tanti uomini di fede.

E noi, nei nostri cuori, sentiamo ardere lo stesso  fuoco inestinguibile ed inebriante dell’amore?

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Esodo 3, 1-5

1 Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. 2L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». 4Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». 5Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». 6E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.

Lascia il potere e abbraccia i poveri

Mosè lascia i potenti e difende gli oppressi. Ha passione per i poveri e sfida il potere dei tiranni. Nonostante ciò non è riconosciuto e perfino rifiutato. Anche Lui è uno scartato.

Scartato dal suo popolo fa l’esperienza del rifugiato. Soffre per il suo popolo e nel deserto scopre la libertà.

È accolto da straniero e tale resta anche se sposa la figlia del sacerdote madianita. Al figlio darà il nome di Gherson (io sono straniero).

Gli israeliti, intanto, gridano la sofferenza per l’oppressione come accade anche oggi ai poveri, agli scartati e ai rifiutati

Dio vede ciò che accade e sceglie i poveri e gli oppressi, gli esclusi e quanti sono messi ai margini. Lui è un Dio fedele e non tarderà a farsi presente.

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Esodo 2, 11-25

11Un giorno Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i loro lavori forzati. Vide un Egiziano che colpiva un Ebreo, uno dei suoi fratelli. 12Voltatosi attorno e visto che non c’era nessuno, colpì a morte l’Egiziano e lo sotterrò nella sabbia. 13Il giorno dopo uscì di nuovo e vide due Ebrei che litigavano; disse a quello che aveva torto: «Perché percuoti il tuo fratello?».14Quegli rispose: «Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi forse di potermi uccidere, come hai ucciso l’Egiziano?». Allora Mosè ebbe paura e pensò: «Certamente la cosa si è risaputa». 15Il faraone sentì parlare di questo fatto e fece cercare Mosè per metterlo a morte. Allora Mosè fuggì lontano dal faraone e si fermò nel territorio di Madian e sedette presso un pozzo.
16Il sacerdote di Madian aveva sette figlie. Esse vennero ad attingere acqua e riempirono gli abbeveratoi per far bere il gregge del padre. 17Ma arrivarono alcuni pastori e le scacciarono. Allora Mosè si levò a difendere le ragazze e fece bere il loro bestiame. 18Tornarono dal loro padre Reuèl e questi disse loro: «Come mai oggi avete fatto ritorno così in fretta?». 19Risposero: «Un uomo, un Egiziano, ci ha liberato dalle mani dei pastori; lui stesso ha attinto per noi e ha fatto bere il gregge». 20Quegli disse alle figlie: «Dov’è? Perché avete lasciato là quell’uomo? Chiamatelo a mangiare il nostro cibo!». 21Così Mosè accettò di abitare con quell’uomo, che gli diede in moglie la propria figlia Sipporà. 22Ella gli partorì un figlio ed egli lo chiamò Ghersom, perché diceva: «Vivo come forestiero in terra straniera!».
23Dopo molto tempo il re d’Egitto morì. Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio. 24Dio ascoltò il loro lamento, Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe. 25Dio guardò la condizione degli Israeliti, Dio se ne diede pensiero.

Un liberatore e’ nato per noi

Nasce un bambino destinato a liberare tutto il popolo oppresso.

Mose salvato dalle acque è chiamato a far uscire il suo popolo dalla terra straniera. A lui il Signore affida il compito di ridare dignità al popolo fatto schiavo dal potere egiziano.

Solo Dio poteva darci un liberatore così forte e premuroso.

Quale è la nostra terra straniera? Chi è il nostro liberatore e da cosa ci deve liberare?

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Esodo 2, 1-10

1Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una discendente di Levi.2La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. 3Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese per lui un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. 4La sorella del bambino si pose a osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto.
5Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Ella vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. 6L’aprì e vide il bambino: ecco, il piccolo piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli Ebrei». 7La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andare a chiamarti una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?». 8«Va’», rispose la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. 9La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò. 10Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli fu per lei come un figlio e lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l’ho tratto dalle acque!».

Il potere opprime ma Dio “salva”

Il potere cieco, impaurito e arrogante ordina una reazione dura contro i poveri che vivono secondo il piano di Dio.

Non tutti, però, sono asserviti a questo potere violento e omicida e Dio premia chi non china il capo di fronte al potere.

Dio benedice il suo popolo che cresce e diventa forte e sempre più capace di resistere ai potenti di turno. Il disegno di Dio prosegue il suo cammino.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

15Il re d’Egitto disse alle levatrici degli Ebrei, delle quali una si chiamava Sifra e l’altra Pua: 16«Quando assistete le donne ebree durante il parto, osservate bene tra le due pietre: se è un maschio, fatelo morire; se è una femmina, potrà vivere». 17Ma le levatrici temettero Dio: non fecero come aveva loro ordinato il re d’Egitto e lasciarono vivere i bambini. 18Il re d’Egitto chiamò le levatrici e disse loro: «Perché avete fatto questo e avete lasciato vivere i bambini?». 19Le levatrici risposero al faraone: «Le donne ebree non sono come le egiziane: sono piene di vitalità. Prima che giunga da loro la levatrice, hanno già partorito!». 20Dio beneficò le levatrici. Il popolo aumentò e divenne molto forte. 21E poiché le levatrici avevano temuto Dio, egli diede loro una discendenza.
22Allora il faraone diede quest’ordine a tutto il suo popolo: «Gettate nel Nilo ogni figlio maschio che nascerà, ma lasciate vivere ogni femmina».

Liberazione per poveri e oppressi

Il potere schiaccia i poveri ma i poveri resistono e, con sacrificio, diventano forti e numerosi.

Il faraone, uomo-potere, uomo senza nome e senza volto, fa timore e, anche oggi, opprime e offre amarezze.

Gli umili cercano giustizia e confidano in Dio che libera.

Da cosa ho bisogno di essere liberato ?

Franca e Vincenzo, oblati osb-cam

Esodo 1, 8-14

Allora sorse sull’Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. 9Egli disse al suo popolo: «Ecco che il popolo dei figli d’Israele è più numeroso e più forte di noi.10Cerchiamo di essere avveduti nei suoi riguardi per impedire che cresca, altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri avversari, combatterà contro di noi e poi partirà dal paese». 11Perciò vennero imposti loro dei sovrintendenti ai lavori forzati, per opprimerli con le loro angherie, e così costruirono per il faraone le città-deposito, cioè Pitom e Ramses. 12Ma quanto più opprimevano il popolo, tanto più si moltiplicava e cresceva, ed essi furono presi da spavento di fronte agli Israeliti. 13Per questo gli Egiziani fecero lavorare i figli d’Israele trattandoli con durezza. 14Resero loro amara la vita mediante una dura schiavitù, costringendoli a preparare l’argilla e a fabbricare mattoni, e ad ogni sorta di lavoro nei campi; a tutti questi lavori li obbligarono con durezza.

Che cosa sogniamo?

Siamo in terra straniera e la memoria delinea segni del passato, eppure qualcosa di nuovo avanza e questo accade anche nel nostro oggi.

C’è una generazione nuova e un nuovo sovrano.

I figli si sono moltiplicati, sono diventati più forti e s’intravede un sogno.

E tu, che sogno hai?

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Esodo 1, 1-7

1Questi sono i nomi dei figli d’Israele entrati in Egitto; essi vi giunsero insieme a Giacobbe, ognuno con la sua famiglia:2Ruben, Simeone, Levi e Giuda, 3Ìssacar, Zàbulon e Beniamino, 4Dan e Nèftali, Gad e Aser. 5Tutte le persone discendenti da Giacobbe erano settanta. Giuseppe si trovava già in Egitto. 6Giuseppe poi morì e così tutti i suoi fratelli e tutta quella generazione. 7I figli d’Israele prolificarono e crebbero, divennero numerosi e molto forti, e il paese ne fu pieno.

Come fare la lectio divina

In preparazione del nostro viaggio nella Parola di Dio con il metodo della Lectio divina vediamo cos’è e come si fa.

Abbiamo oggi è domani per entrare in questa dimensione di “ascolto” personale e provare. Da lunedì, invece, avremo tutti un piccolo passo al giorno di un libro della Bibbia sul quale fare la nostra meditazione personale.

Buon fine settimana e buona preparazione

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

le icone di Bose, volto di donna - stile copto

Preliminari per la lectio divina:

Un luogo di solitudine e di silenzio:qualche minuto di silenzio per situarmi davanti alla presenza di Dio che mi parla. In ginocchio o prostrato o comunque teso con tutto il mio corpo ad essere recettivo nei confronti della presenza di Dio.

Un tempo stabilito a cui restare fedeli

Disporsi all’ascolto del Dio che mi parla attraverso le Scritture.

Scopo della lectio: la contemplazione di Dio. Mossi dallo Spirito ci uniamo a Cristo, alla sua preghiera e con lui e per lui e in lui andiamo al Padre

Distacco da me stesso, esodo dal mio io all’io di Cristo, dalle cose della terra alle cose del cielo.

Riaffermazione del mio battesimo: non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me, perciò io sono la Parola di Dio.

Silenzio interiore: condizione indispensabile per il discernimento. Far tacere tutto ciò che mi preme per poter ascoltare la Parola.

Confessione di impotenza: non in balìa dei miei sentimenti, ma oggettivamente, mi riconosco pecora smarrita, cieco nato, paralitico, e ringrazio Dio di essermi venuto a cercare.

Tappe della lectio:

Momento orante iniziale

Invocazione dello Spirito santo
(una strofa del Sal 119 oppure il Veni Creator Spiritus o il Veni Sancte Spiritus o altre invocazioni).

Confessione di fede: nel testo vedo Cristo, icona del Padre.

Lectio
Leggere il testo più volte e cercare ci capirlo.
Usare se possibile la Bibbia.

Meditatio

Approfondimento del messaggio letto.

Ricorso eventuale a sussidi

Applicazione del testo a me stesso e di me stesso al testo.

Vedere il proprio comportamento verso e nella comunità, la chiesa, l’umanità.

Oratio

Dialogo con il Signore che mi ha parlato attraverso il testo Dare del “tu” al Signore
Ringraziamento, supplica, intercessione

Rapportare il tutto all’Eucaristia

Contemplatio

Che cos’è? Non visione mistica, ma spirito di makrothymia, di compassione, di ringraziamento, di pazienza, di pace.

E’ l’efficacia della Parola: la dilatazione del cuore nella carità.

Condivisione

Se lo desidero condivido un pensiero.

Un cammino insieme con la Parola

Carissimi ci prepariamo a fare insieme un percorso con la Parola. Ma prima di iniziare davvero vi invitiamo a leggere queste indicazioni che ci dona la piccola regola di San Romualdo, fondatore dei monaci camaldolesi. È molto importante prima di iniziare il cammino con la Parola, entrare nel clima giusto. Ecco:

“Siedi nella tua cella come in paradiso; scaccia dalla memoria il mondo intero e gettalo dietro le spalle, vigila sui tuoi pensieri come il buon pescatore vigila sui pesci. Unica via, il salterio: non distaccartene mai. Se non puoi giungere a tutto, dato che sei venuto qui pieno di fervore novizio, cerca di cantare nello spirito e di comprendere nell’intelligenza ora un punto ora un altro; e quando leggendo comincerai a distrarti, non smettere, ma correggiti subito cercando di comprendere. Poniti innanzitutto alla presenza di Dio in timore e tremore, come chi sta al cospetto dell’imperatore; annullati totalmente e siedi come un bambino contento solo della grazia di Dio e incapace, se non è la madre stessa a donargli il nutrimento, di sentire il sapore del cibo e anche di procurarsene”. …

Domani vi daremo alcune dritte su come “ascoltare” i testi. 🙏💫

Franca e Vincenzo, oblati osb-cam