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Eremo in festa

Oggi la Chiesa ci fa vivere la memoria dei Santi Aquila e Priscilla che hanno donato la propria vita a servizio dei fratelli. Collaboratori di San Paolo sono per noi modello e fonte di ispirazione. Abbiamo voluto dedicare il nostro piccolo eremo di famiglia camaldolese alla loro memoria e, oggi 8 luglio, viviamo la nostra giornata di festa pregando per quanti sono nel bisogno materiale e spirituale. Come spesso amiamo ripetere ” ogni famiglia vive in un eremo ed è eremo di presenza del Cristo risorto, dimora e luogo nel quale e dal quale l’unità concreta può esprimersi in una testimonianza credibile nonostante la fragilità umana”. Se e come potete unite, in questo giorno, le vostre preziose preghiere alle nostre guardando il cielo e cercando di camminare sulle strade di questo mondo da fratelli in Cristo.

Buona giornata e che Aquila e Priscilla interceda per noi è per ogni nostra necessità.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Santi Aquila e Priscilla 

Aquila e Priscilla erano due coniugi giudeo – cristiani, molto cari all’apostolo Paolo per la loro fervente e molteplice collaborazione alla causa del Vangelo. Aquila, giudeo originario del Ponto, trasferitosi in tempo imprecisato a Roma, sposò Priscilla (o Prisca).L’apostolo intuì subito le buone qualità dei due coniugi, quando chiese di essere ospitato nella loro casa a Corinto. I due lo seguirono anche in Siria, fino ad Efeso. Qui istruirono nella catechesi cristiana Apollo, l’eloquente giudeo – alessandrino, versatissimo nelle Scritture, ma ignaro di qualche punto essenziale della nuova dottrina cristiana, come il battesimo di Gesù. Aquila e Priscilla fecero in modo di battezzarlo prima che partisse per Corinto. Niente si può asserire con certezza sul tempo, luogo e genere di morte di Aquila e Priscilla, dato che le uniche fonti su di essi sono citazioni bibliche. Alcuni identificano Priscilla con la vergine e martire romana Prisca e Aquila con qualcuno della gens Acilia, collegata con le Catacombe, perciò i due sarebbero martiri per decapitazione.  

Commemorazione dei santi Aquila e Prisca o Priscilla, coniugi, che, collaboratori di san Paolo, accoglievano in casa loro la Chiesa e per salvare l’Apostolo rischiarono la loro stessa vita.

Curare le ferite

Cari amici Gesù ci chiama. Si chiama anche noi, chiama anche te che, in questo momento stai leggendo. Non aver paura, liberati dai preconcetti.
Gesù ti chiama ad andare con Lui per le strade del mondo (il tuo mondo,dove vivi) per Amare, per Condividere e per fare comunione.
Gesù ti/ci chiede di salvare le persone. Ci/ti chiede di aiutare le persone a vincere il male che hanno dentro. È Lui che ci/ti darà la forza e il coraggio di portare il suo Amore capace di vincere ogni male.
Per compiere questa opera sarà Gesù il nostro bastone, il nostro sostegno. Noi, però, dobbiamo stare attenti a cosa c’è nella nostra sacca. Dobbiamo capire cosa ci spinge a seguire Gesù. Cosa “mangiamo”? Che cosa è che ci da soddisfazione.
L’unico pane di cui abbiamo bisogno è quello che ci da il Signore.
Non abbiamo bisogno di denaro. Se cerchiamo quello non possiamo seguire Gesù. Se vogliamo seguire Gesù non possiamo essere incatenati e vincolati alla ricerca del denaro o alle cose. Anzi ci sono cose o desideri di cose che ci rendono schiavi e non ci fanno vedere il vero lato bello della vita. Se, davvero vogliamo essere felici, dobbiamo liberarci dalla schiavitù dei desideri e dei sogni che rendono la vita un inferno.
Siamo chiamati a vestirci con il saio sull’umiltà, a non essere arroganti o prepotenti. Ad essere semplici figli di un Dio che ci vuole liberi e forti. Ad avere il coraggio di entrare nella vita degli altri e a condividere il loro dolore, le loro fatiche e le loro sconfitte. Siamo chiamati ad entrare nelle loro case per curare le loro ferite, le loro piaghe e a portare il balsamo di Cristo nella loro vita.
Se non siamo accolti cerchiamo di mostrare il volto buono di Gesù. Cerchiamo di offrire loro un’occasione. Occorre togliere il male che si portano dentro, un male che li corrode e che li distrugge.
È cosi che possiamo lavare le loro piaghe e risanare le nostre.
Che Dio ci benedica e ci custodisca nel suo Amore.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Vangelo di domenica 7 luglio 2019
Lc 10,1-9

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi quelli che vi lavorano! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi chi lavori nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Parola del Signore

Non tentare Dio

Se i tuoi costumi non sono degni di Dio non chiedergli cose eccelse, per non apparire come un uomo che tenta Dio. La preghiera corrisponde strettamente ai costumi. L’uomo non può desiderare con ardore le cose del cielo, finchè è legato dai lacci che frenano la sua volontà a causa del corpo. E nemmeno può chiedere le cose di Dio, finchè è occupato in quelle della terra.

  • sant’Isacco il Siro (asceta ortodosso-siriano e professore del deserto – VI/VII° sec.)

Franca e Vincenzo, osb-cam

Vangelo di sabato 6 luglio 2019
Mt 9,14-17
Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?

                       Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

Parola del Signore

Seguimi

“Seguimi” è la Parola che ci colpisce più in profondità. Una parola, un comando, un’azione da compiere che prefigura un andare con Gesù ogni giorno della vita. Si tratta di lasciare le cose vecchie. Per Matteo il suo lavoro, la sua vita precedente, le sue abitudini e le sue certezze. L’invito di Gesù ci sembra verso un ignoto, verso una direzione imprecisata … senza certezze ma piena di Lui che è il tutto di questa esistenza. È Lui che può riempire davvero di “senso” la nostra vita.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Vangelo del 5 luglio 2029
Mt 9,9-13
Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Misericordia io voglio e non sacrifici.

                       Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Parola del Signore

Cambiare il cuore

Gesù sorprende sempre. Egli agisce attraverso strade inimmaginabili e realizza imprese che ci lasciano stupiti. Eppure, mi sembra che l’uomo contemporaneo sempre più affascinato dal voler perseguire le sue fantasie (che spesso lo rendono infelice) non ha più occhi per contemplare le meraviglie di Dio, non ha più orecchi per ascoltare la Parola, non ha più mani per accarezzare un fiore o apprezzarne il profumo. Ed è così che consuma il suo tempo nell’incredulità tra difficoltà sempre maggiori e tristezze che rendono la vita un inferno. Chiediamo a Dio di aiutarci a cambiare il cuore … ❤️ per vivere una vita secondo le nostre possibilità e secondo il desiderio di Dio.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Mt 9,1-8
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati».
Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua.
Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

Parola del Signore

Sentire le carezze di Dio

Da un lato c’è il bisogno di credere e dall’altro il dubbio che si insinua e ci blocca … questo tempo e questo mondo non ci aiutano e come Tommaso vogliamo “toccare”, abbiamo “necessità” di farlo per trovare una sicurezza. A volte non siamo abbastanza attenti alle piccole e grandi situazioni della vita che ci hanno fatto “vedere” la presenza di Dio, non siamo capaci di leggere nella bellezza di un piccolo fiore la grandezza di Dio, siamo tanto presuntuosi dal credere che ciò che abbiamo è nostro merito, non comprendiamo che tutto è dono di Dio, tutto è per il nostro bene e cerchiamo di appagare i nostri mille desideri egoistici. Dio è semplicità; Dio è umiltà; Dio è un chicco di grano che dona la vita. Se ridimensioniamo i nostri egoismi e abbattiamo i mostri dei desideri di successo, di possesso e di potere Dio si fa straordinariamente vicino e possiamo sentire la sua carezza che ci sfiora e ci conforta.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,24-29

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Parola del Signore

Questione di fiducia

Ci sono situazioni della vita nelle quali il male sembra prendere il sopravvento; ci sono momenti nei quali la paura e lo spavento vorrebbero prendere possesso della nostra vita; ci sono episodi nei quali sembra che sia impossibile una soluzione. Il Vangelo di oggi, invece, vuole aprire il nostro cuore alla speranza e soprattutto ci vuole invitare a riporre fiducia nel Signore che, anche nel silenzio, non ci abbandona mai qualsiasi sia l’esperienza che viviamo. Se abbiamo fiducia in lui saremo più capaci di affrontare il cammino che stiamo vivendo. Poniamo la nostra fiducia in Dio e facciamo del nostro meglio consegnandoci nelle sue mani sante e benedette.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Mt 8, 23,-27
Vangelo del 2 luglio 2019
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

Parola del Signore

Dall’altra parte

Gesù ci chiede di “passare dall’altra riva”. Ci chiede di lasciare il nostro passato e certe vecchie strade o abitudini e prendere la via nuova dell’ Amore. Possiamo farlo, diciamo meglio, dobbiamo farlo. Passare dall’altra parte significa perciò proseguire il nostro cammino in un ambiente nuovo dove c’è Lui e dove possiamo seguirlo ascoltando la sua voce che ci sussurra “Seguimi”.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Ecco il Vangelo di oggi.

Mt 8,18-22
Seguimi
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
Parola del Signore

Festa di San Romualdo

Cari Amici dell’eremo buongiorno. Oggi la Chiesa ci propone la memoria di San Romualdo e per i camaldolesi, in tutto il mondo, è giornata di festa. Qui, all’eremo di Aquila e Priscilla, faremo festa con voi e lo faremo in maniera semplice ed in comunione con tutta Chiesa celebrando i Vespri della festa di San Romualdo. San Romualdo ci protegga tutti insieme ai nostri cari. 😊💫

Franca e Vincenzo, osb-cam

S. Romualdo nacque a Ravenna dalla nobile famiglia degli Onesti: i costumi del casato però non corrispondevano al nome. Il duca Sergio, padre del nostro Santo, uomo irascibile e per nulla religioso, venuto in lite con un parente per il possesso di un podere, lo sfidò a duello. Romualdo sebbene aborrisse lo spargimento di sangue, costretto dal padre, dovette assistere a quell’atto irragionevole che terminò coll’uccisione dell’avversario. A quella vista il suo cuore inorridì e corse a nascondersi nel monastero di Classe presso Ravenna, per riparare, con quaranta giorni di penitenza, l’omicidio commesso dal genitore. 

Finita quella quaresima, si sentì mutato; le esortazioni di un frate laico e di due visioni di S. Apollinare, lo decisero a vestire l’abito religioso in quel monastero. 

Trascorsi tre anni, abbandonò il paese natio e recatosi in una solitudine vicino a Venezia, si pose sotto la direzione di un celebre eremita chiamato Marino. Dopo vent’anni di tirocinio, Romualdo in compagnia del maestro e di alcuni nobili veneziani, passò in Francia. fermandosi nei dintorni di S. Michele di Cusa.


Colà prese a progredire mirabilmente di virtù in virtù, superando lo stesso Marino, e molti, ammirando il suo tenore di vita, venivano a mettersi sotto la sua guida. Ivi pure dovette sostenere terribili lotte col demonio, che gli dipingeva in mille modi le difficoltà della vita religiosa, la fragilità della nostra debole natura e l’enorme fatica che ci vuole per giungere a piacere davvero al Signore. Il Santo tutto vinse con la mortificazione e la preghiera. 

Dalla Francia tornò nuovamente in Italia ed ebbe la consolazione di constatare la conversione del duca suo padre. 

Avuto intanto notizia che il suo discepolo Brunone di Querfurt era stato coronato del martirio in Russia, bramando anch’egli di versare il suo sangue per la fede, s’incamminò verso quelle regioni. Ma una grave malattia lo arrestò nell’Ungheria ed egli, scorgendovi un segno della volontà divina, fece ritorno in Italia. 

Riprese quindi le fondazioni e le visite ai monasteri. Un giorno ad Arezzo s’incontrò con un conte aretino di nome Maldolo, padrone di una casa e di una magnifica selva che dal suo nome si chiamava CaMaldoli. Il conte, conosciuto chi fosse quel venerando pellegrino, gli manifestò una visione avuta e gli donò casa e selva. Romualdo, giudicando quella località adattissima per i suoi, ridusse la casa ad ospizio e vicino costruì un eremo per i religiosi contemplativi. Diede loro, con qualche modificazione, la regola benedettina e dal nome del luogo li denominò Camaldolesi. 

Il santo vegliardo fondò ancora un altro cenobio nella valle di Castu, e vicino a questo si costruì una cella romita per passarvi gli ultimi anni. Quivi, affranto, mori il 19 giugno 1027 a 120 anni. La festa odierna ricorda la traslazione delle sue reliquie nella chiesa di Fabriano. 

PRATICA. Imitare S. Romualdo in questo suo bel consiglio: «Presto a letto e presto fuor di letto». 

PREGHIERA. Dela! Signore, ci renda accetti l’intercessione del beato abate Romualdo, affinchè quel che non possiamo coi nostri meriti, lo conseguiamo per il suo patrocinio.