Archivi categoria: Commento ai Vangelo

Venite è pronto!

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,15-24
 
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”.  Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

Parola del Signore.

Ciascuno di noi è invitato alla grande cena che il Signore ha organizzato ma quanti sono gli invitati che vi parteciperanno. Forse tanti faranno come coloro che al momento di entrare si sono scusati perché hanno altro da fare e/o da pensare. A noi pare che gli invitati alla cena siano tutti quei cristiani di facciata spesso tiepidi verso la fede o addirittura negazionisti. Questi invitati non andranno alla festa alla quale sono stati invitati perché impegnati. Ma il Signore non si scoraggia e infatti fa chiamare altri “i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Chiama oltre la cerchia dei soliti noti, offre la cena a buoni e cattivi oltre ogni limite. Ed è così che la sala di riempie di “esclusi”. Il Vangelo, respinto da qualcuno, trova un’accoglienza inaspettata in tanti altri cuori.

E noi? Siamo già stati invitati e forse abbiamo rifiutato o forse ci stiamo ancora pensando. La sala di accoglienza del Signore ci aspetta e Lui non fa differenza tra buoni e cattivi. Alla cena del Signore c’è posto per tutti. Si, c’è posto per tutti, anche per noi, per te, per lui … per tutti!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Invita poveri, storpi, zoppi, ciechi

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,12-14
 
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore.

Nel Regno di Dio non c’è posto per le discriminazioni sociali, per gli interessi, per gli uomini che esercitano il potere con arroganza. Il Regno di Dio è, invece, il luogo dell’uguaglianza e della fraternità universale.

E se abbiamo compreso che il Regno di Dio è già qui ciascuno di noi dovrebbe ragionare in maniera totalmente diversa da come, invece, facciamo solitamente. Dovremmo, infatti, consumare il nostro tempo a servizio della promozione umana, a servizio dell’Amore e, quindi, del prossimo. La nostra coscienza sa bene cosa fare concretamente. Di certo non possiamo sostituirci agli altri (anche questa sarebbe violenza) ma invitare prima noi e poi gli altri ad essere uomini Veri, Trasparenti e Autentici. Probabilmente, questa sarà la parte più difficile e più complicata da vivere perché ci obbliga alla Verità senza costruirci nostre verità che finiscono solo per giustificarci e creare maschere. La Verità, infatti, è dentro di noi e farla emergere ci aiuterà a costruire quel Regno di Dio che è già qui e che non vogliamo vedere e riconoscere.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dicono e non fanno

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23,1-12

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Parola del Signore.

Buongiorno, oggi lasciamo commentare questo brano direttamente a papa Francesco …

“Egli dice alla folla: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che dicono». Questo sta a significare che essi hanno l’autorità di insegnare ciò che è conforme alla Legge di Dio. Tuttavia, subito dopo, Gesù aggiunge: «ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno» (v. 2-3). Fratelli e sorelle, un difetto frequente in quanti hanno un’autorità, sia autorità civile sia ecclesiastica, è quello di esigere dagli altri cose, anche giuste, che però loro non mettono in pratica in prima persona. Fanno la doppia vita. Dice Gesù: «Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito» (v. 4). Questo atteggiamento è un cattivo esercizio dell’autorità, che invece dovrebbe avere la sua prima forza proprio dal buon esempio. L’autorità nasce dal buon esempio, per aiutare gli altri a praticare ciò che è giusto e doveroso, sostenendoli nelle prove che si incontrano sulla via del bene. L’autorità è un aiuto, ma se viene esercitata male, diventa oppressiva, non lascia crescere le persone e crea un clima di sfiducia e di ostilità, e porta anche alla corruzione.

Gesù denuncia apertamente alcuni comportamenti negativi degli scribi e di alcuni farisei: «Si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze» (vv.6-7). Questa è una tentazione che corrisponde alla superbia umana e che non è sempre facile vincere. È l’atteggiamento di vivere solo per l’apparenza. …

papa francesco

È uno stralcio dell’Angelus del 5 novembre 2017.

Buona domenica

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Chi si umilia sarà esaltato

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,1.7-11

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore.

Gesù ci invita a scendere dal piedistallo, ci invita a condividere le nostre povertà, a vivere la nostra vita incarnando sentimenti di solidarietà e fraternità.

Gesù ci invita a farci compagni di viaggio di chi attraversa momenti difficili condividendo parole e beni materiali, dando coraggio a chi lo ha smarrito, fiducia allo sfiduciato e perdonando chiunque ci abbia fatto del male.

Tutto questo proprio mentre il mondo è attraversato da tensioni, violenze, egoismi, gelosie e invidie. Occorre, quindi, per prima cosa vincere i nostri istinti e remare controvento per offrire opportunità di vero cambiamento.

In sintesi come ha scritto l’apostolo Paolo «Ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso».

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

È lecito o no guarire di sabato?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,1-6

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa.
Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?» Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.
Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.

Parola del Signore.

Anche oggi, come sempre, Gesù supera la Legge. Davanti alle persone Egli guarda solo loro e guardandole è attratto dalla necessità e dall’urgenza di fare il bene. Non calcola altro. Egli mette al primo posto la persona e compie dei segni che, come sempre, scandalizzano i ben pensanti, scandalizzano i legalisti (ai quali poco importa del bene della persona concreta), ecc. Gesù va dritto a fare il bene. Non ha paura di parlare e si oppone al potere che vuole dominare e opprimere il popolo. Accetterà le conseguenze di questa scelta. Non ha paura dei potenti.

Scrolliamoci di dosso il perbenismo, ignoriamo il giudizio dei sapienti e dei soloni e facciamo del bene a chiunque. Facciamolo senza nulla chiedere e se saremo criticati, se diranno mille e mille cose contro di noi ignoriamole. I giudizi degli altri non possono e non devono ostacolare la nostra vita. Non aspettiamoci riconoscenza: quasi certamente non ne avremo. Facciamo la nostra parte secondo coscienza e lasciamo agli altri le loro opinioni e le loro critiche. Il bene che riusciremo a fare lo vedrà il Signore e questa è la cosa importante! Buona vita!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Fare la volontà del Padre

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Parola del Signore.

Per antichissima tradizione si dice che fare la volontà del Padre si possa spiegare così: «La volontà di Dio passa per il tuo Desiderio». E, la questione è proprio questa!

Certamente il nostro Desiderio non riguarda l’attrazione occasionale ed estemporanea o istintiva verso qualcosa ma si tratta di un Desiderio Grande, Immenso, Incontenibile… che possiamo sintetizzare con una sola Parola: “Amare“.

Si, perché Amare libera ed è la più straordinaria fra le opportunità che abbiamo per fare la Sua volontà. Amare ci libera da tutti i vincoli, dalle fragilità, dal passato, … e ci spinge a realizzare noi stessi come persone. Amando noi facciamo pienamente la volontà del Padre.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Il granello di senape

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13,18-21
 
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Parola del Signore.

Nel Regno di Dio si manifesta grandemente la presenza di Dio. Egli regge e governa il suo Regno con grande cura per ogni cosa animata e inanimata e chi abita nel Regno lo “vede” ovunque, lo “Ascolta” con i cinque sensi ed è felice perché ha tutto ciò che può desiderare.

Affinché questa realtà cresca nel nostro cuore e si manifesti nella vita Gesù, con la Parola, ha seminato e continua a seminare un “granello” di Amore “amandoci per primo”. Questo piccolo seme, però, per diventare grande ha bisogno di essere Accolto e accompagnato nella crescita perché quando avrà messo buone radici e si sarà sviluppato sarà Lui (l’Amore) a proteggere e a confortare le nostre esistenze donandoci quella felicità che è il nostro più grande e bel desiderio

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Sei liberata dalla tua malattia

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13,10-17

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Parola del Signore.

La donna del vangelo di oggi vive da circa vent’anni “curva”, il suo sguardo era sempre rivolto a terra e non riusciva a sollevarlo. L’immagine ci trasmette l’incapacità e impossibilità di questa donna di vivere una vita piena di senso e significato. È l’immagine della tristezza e della sofferenza. La sua è una vita che non riesce a sbocciare. Non è felice. “Gesù la vide, la chiamò a sé …”. Ecco la misericordia che si fa vicina e che le tende la mano sollevandola … “quella si raddrizzò e glorificava Dio”. Ecco il “miracolo” della vita in Cristo. Gesù ci libera dal peccato e dal male. È un po’ come la confessione. Quando siamo nel peccato la vita è triste, forse anche arrabbiata e in ogni caso incapace di guardare oltre. La confessione e la misericordia di Dio ci liberano e permettono ai nostri occhi di sollevarsi e guardare con fiducia il futuro. Gesù è l’unico che può liberarci e questo provoca la gelosia degli ipocriti. Scendono in campi i legalisti, gli osservanti della legge e dei precetti. Gesù gli ammutolisce e la folla esulta. È così anche oggi. I soliti perbenisti, che con Gesù chiamiamo “sepolcri imbiancati”, sono strani personaggi sempre pronti a giudicare, sempre attenti alla forma e mai alla sostanza, autentici ipocriti che fondano la loro Autorità e il loro potere sulla Legge e sui cavilli che interpretano a piacere, studiano e vogliono applicare solo per rinnovare il loro dominio sugli altri. Ebbene senza alcuna preoccupazione noi li abbiamo messi da parte. È gente inutile, miseri figuranti travestiti che credono ancora di esercitare un potere. Lasciamo il mondo delle “vuote forme” e diamo importanza e valore alla vita vera, solleviamo lo sguardo da terra, non abbiamo nulla temere: a chi ha Dio non serve altro! Possiamo vivere liberi e felici con un Dio che ci Ama e che è attento alla nostra vita: ci vede, ci chiama e ci solleva su ali d’aquila.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Amerai

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 22,34-40

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Parola del Signore.

Eh sì, … e sono già trascorsi 62 anni dal giorno nel quale ho ricevuto il battesimo. Oggi, dentro di me faccio festa perché il 29 ottobre 1961, in una chiesa di Montreal un prete di colore ha celebrato il mio battesimo rendendomi cristiano. Da allora la mia vita è coinvolta con quella di Gesù: tra me e Lui è nata una relazione. Si, mi sembra di leggerlo nei vostri volti e di entrare nei vostri pensieri: qualcuno sta pensando che questo mio scritto è una cosa bizzarra, una cosa strana. Si, forse avete proprio ragione: è strano non solo che qualcuno ricordi o festeggi il suo battesimo ma che poi lo scriva perfino sui social appare davvero una stramberia. Eppure per me non è così. In questo nostro tempo nel quale tante cose sono cambiate ed altre stanno cambiando e siamo immersi in un vorticoso ingranaggio dal quale nessuno esce o tenta di uscire vedere che c’è qualcuno che non solo ricordi il suo battesimo ma che poi lo renda pubblico è veramente curioso. Forse anche tu, se leggendo sei arrivato a questo punto, stai per abbandonare la lettura e forse lo hai già fatto… ma io vado avanti e ho fiducia che almeno 10 persone stanno continuando a leggere e che lo stanno facendo o per curiosità o perché mi conoscono e stanno dicendosi “voglio proprio vedere dove vuole arrivare”. 

E dove voglio arrivare? Da nessuno parte in particolare o meglio si un obiettivo ce l’ho. Vorrei arrivare al cuore del lettore di questa “strana” lettera e dirgli per prima cosa: ma tu ricordi la data e il luogo del tuo battesimo? Sai chi ti ha battezzato? E in questo tempo che hai vissuto hai mantenuto una relazione vera e profonda con i tuoi padrini? Wei, sveglia. Erano loro che dovevano aiutarti nel cammino della fede. È andata così? 

Beh, nel mio caso direi proprio di si. Dei miei padrini e viva solo la Carmela che vive a Montreal e con lei continuo a sentirmi spesso per telefono. Lei è venuta più volte in Italia e lei e il marito sono venuti anche al mio matrimonio con Franca. Sono contento perché non solo siamo riusciti a non perderci di vista ma lo abbiamo fatto tenendo in vita una relazione. Li ringrazio entrambi. Il marito Giovanni è morto molti anni fa ma mi voleva bene. Sono entrambi di origine molisana. Bravissime persone e sia io che Franca abbiamo una buona relazione anche con i figli e qualche nipote. Ok, ma stavo parlando del battesimo. Non so se sei ancora qui a leggere. Comunque oggi è domenica e magari hai più tempo e stai continuando a leggere. Mi fa piacere. Mi fa piacere perché oggi ho sentito il bisogno di condividere questa esperienza di vita cristiana, questa piccola storia che però per la mia vita è stata molto importante. 

Si questa storia semplice è stata molto importante perché Carmela e Giovanni a distanza e possiamo dire nonostante la distanza hanno saputo e voluto mostrarmi la loro vicinanza, cioè sono stati perché la carezza di Dio, una presenza discreta, a volte silenziosa, forse tanto silenziosa ma in ogni caso fortissima. La mia madrina è una donna di profonda fede. Una fede semplice ma autentica. Ebbene in una delle sue visite mi ha regalato un anello che porto sempre con me. È un anello con i grani del rosario perché lei è una donna che prega. 

Comunque sempre a proposito del battesimo sappiamo tutti bene che è proprio nel battesimo che Dio ci dice: «Ti amo di amore eterno, perché fin da subito riveli il mio vero volto, la mia misericordia per i peccatori … per te!». Si, Dio il giorno del battesimo mi ha accolto all’uscita dall’acqua e mi ha purificato e ogni volta che parlo a lui con sincerità continua a perdonarmi. Lo fa con tutti, naturalmente, lo fa anche con te che non hai abbandonato questa lettura. Sono contento che hai deciso di leggere ancora e sei arrivato fino qui e che dimostri di non essere un superficiale.

Comunque mi avvio alla conclusione.  

Dalla giornata di oggi in cui io faccio memoria del battesimo ricavo l’esigenza di rispondere ad una domanda: “Io che sono stato fatto cristiano e che così mi identifico sono disposto a raccontare a tutti l’amore misericordioso di Dio per me? E poi, … sono capace di testimoniare che Dio mi accoglie con il mio peccato e ad accettare che Lui mi usi misericordia? In fondo se ci pensiamo un attimo Gesù ha sempre vissuto tra i peccatori e a loro, proprio a loro, ha offerto la remissione di peccati. Quindi lo ha fatto anche con me. Infine, non soddisfatto, ha lasciato questo compito ai suoi discepoli:

 «Annunciate a tutte le genti la remissione dei peccati nel mio Nome».

Grazie di essere arrivato fino a qui. Ora ti chiedo solo una gentilezza. Se questa lettura ti è parsa interessante ti vorrei chiedere di copiarla e inoltrarla ai tuoi contatti. Credo che in questo modo fai una condivisione e aiuti a costruire una fraternità e forse fai crescere una relazione: la tua relazione con questa persona nel nome del Signore Gesù Cristo.

Vincenzo oblato camaldolese ❤️

Ne scelse dodici

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,12-19

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Parola del Signore.

Sei stato chiamato, siamo stati chiamati. Gesù prima di scegliere qualcuno trascorre la notte in preghiera e solo dopo l’alba, quando il sole già rischiara il giorno e lo illumina, Egli ci chiama. Per tutta la notte siamo stati nel suo cuore, per tutta la notte Egli ha fatto progetti su ciascuno di noi, poi quando le tenebre sono andate via e la sua luce ha cominciato a brillare ecco che la sua chiamata è giunta agli orecchi del nostro cuore. Ci ha chiamati per compiere una certa missione, ci ha chiamati e inviati fino ai confini del mondo, fino agli estremi della nostra possibilità. Possiamo predicare la sua Parola con ogni mezzo ed in ogni circostanza. Anche nel silenzio più forte e potente se il nostro cuore è con Lui il suo messaggio viene diffuso. Ci basta uno sguardo, un alito di voce, un sussurro, una carezza o la cura di un fiore per realizzare ed esprimere il nostro “Si” alla sua chiamata e testimoniare la nostra fedeltà. Queste sono le vere, grandi cose della vita. Perciò dobbiamo diffidare di chi dice: “Nella vita ho fatto questo, ho fatto quello, ho costruito case e accumulato tante ricchezze, ho comandato e in tanti dipendevano da me”. A queste persone il Signore dice: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?”.

La chiamata che abbiamo ricevuto è, invece, per compiere la missione che il Signore ci chiede e, facendo altro, l’abbiamo già tradita. E allora quando dovremo lasciare questo mondo cosa racconteremo? Abbiamo risposto e adempiuto con Amore alla chiamata ricevuta?

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️