Una coppia a servizio

Riportiamo di seguito le parole del papa all’udienza del 13 novembre scorso 2019 nel corso della quale ha messo al centro la testimonianza di Aquila e Priscilla, collaboratori di Paolo.

“PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 13 novembre 2019
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Catechesi sugli Atti degli Apostoli – 16. «Priscilla e Aquila lo presero con sé» (At 18,26). Una coppia al servizio del Vangelo

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Questa udienza si fa in due gruppi: gli ammalati sono nell’Aula Paolo VI – io sono stato con loro, li ho salutati e benedetti; saranno 250 circa. Lì saranno più comodi per la pioggia – e noi qui. Ma loro ci guardano dal maxischermo. Salutiamoci tutti e due i gruppi con un applauso.

Gli Atti degli Apostoli narrano che Paolo, da evangelizzatore infaticabile quale è, dopo il soggiorno ad Atene, porta avanti la corsa del Vangelo nel mondo. Nuova tappa del suo viaggio missionario è Corinto, capitale della provincia romana dell’Acaia, una città commerciale e cosmopolita, grazie alla presenza di due porti importanti.

Come leggiamo nel capitolo 18 degli Atti, Paolo trova ospitalità presso una coppia di sposi, Aquila e Priscilla (o Prisca), costretti a trasferirsi da Roma a Corinto dopo che l’imperatore Claudio aveva ordinato l’espulsione dei giudei (cfr At 18,2). Io vorrei fare una parentesi. Il popolo ebraico ha sofferto tanto nella storia. È stato cacciato via, perseguitato … E, nel secolo scorso, abbiamo visto tante, tante brutalità che hanno fatto al popolo ebraico e tutti eravamo convinti che questo fosse finito. Ma oggi, incomincia a rinascere qua e là l’abitudine di perseguitare gli ebrei. Fratelli e sorelle, questo non è né umano né cristiano. Gli ebrei sono fratelli nostri! E non vanno perseguitati. Capito? Questi coniugi dimostrano di avere un cuore pieno di fede in Dio e generoso verso gli altri, capace di fare spazio a chi, come loro, sperimenta la condizione di forestiero. Questa loro sensibilità li porta a decentrarsi da sé per praticare l’arte cristiana dell’ospitalità (cfr Rm 12,13; Eb 13,2) e aprire le porte della loro casa per accogliere l’apostolo Paolo. Così essi accolgono non solo l’evangelizzatore, ma anche l’annuncio che egli porta con sé: il Vangelo di Cristo che è «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1,16). E da quel momento la loro casa s’impregna del profumo della Parola «viva» (Eb 4,12) che vivifica i cuori.

Aquila e Priscilla condividono con Paolo anche l’attività professionale, cioè la costruzione di tende. Paolo infatti stimava molto il lavoro manuale e lo riteneva uno spazio privilegiato di testimonianza cristiana (cfr 1Cor 4,12), oltre che un giusto modo per mantenersi senza essere di peso agli altri (cfr 1Ts 2,9; 2Ts 3,8) o alla comunità.

La casa di Aquila e Priscilla a Corinto apre le porte non solo all’Apostolo ma anche ai fratelli e alle sorelle in Cristo. Paolo infatti può parlare della «comunità che si raduna nella loro casa» (1Cor 16,19), la quale diventa una “casa della Chiesa”, una “domus ecclesiae”, un luogo di ascolto della Parola di Dio e di celebrazione dell’Eucaristia. Anche oggi in alcuni Paesi dove non c’è la libertà religiosa e non c’è la libertà dei cristiani, i cristiani si radunano in una casa, un po’ nascosti, per pregare e celebrare l’Eucaristia. Anche oggi ci sono queste case, queste famiglie che diventano un tempio per l’Eucaristia.

Dopo un anno e mezzo di permanenza a Corinto, Paolo lascia quella città insieme ad Aquila e Priscilla, che si fermano ad Efeso. Anche lì la loro casa diventa luogo di catechesi (cfr At 18,26). Infine, i due sposi rientreranno a Roma e saranno destinatari di uno splendido elogio che l’Apostolo inserisce nella lettera ai Romani. Aveva il cuore grato, e così scrisse Paolo su questi due sposi nella lettera ai Romani. Ascoltate: «Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù. Essi per salvarmi la vita hanno rischiato la loro testa, e a loro non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese del mondo pagano» (16,4). Quante famiglie in tempo di persecuzione rischiano la testa per mantenere nascosti i perseguitati! Questo è il primo esempio: l’accoglienza famigliare, anche nei momenti brutti.

Tra i numerosi collaboratori di Paolo, Aquila e Priscilla emergono come «modelli di una vita coniugale responsabilmente impegnata a servizio di tutta la comunità cristiana» e ci ricordano che, grazie alla fede e all’impegno nell’evangelizzazione di tanti laici come loro, il cristianesimo è giunto fino a noi. Infatti «per radicarsi nella terra del popolo, per svilupparsi vivamente, era necessario l’impegno di queste famiglie. Ma pensate che il cristianesimo dall’inizio è stato predicato dai laici. Pure voi laici siete responsabili, per il vostro Battesimo, di portare avanti la fede. Era l’impegno di tante famiglie, di questi sposi, di queste comunità cristiane, di fedeli laici che hanno offerto l’“humus” alla crescita della fede» (Benedetto XVI, Catechesi, 7 febbraio 2007). È bella questa frase di Papa Benedetto XVIi laici danno l’humus alla crescita della fede.

Chiediamo al Padre, che ha scelto di fare degli sposi la sua «vera “scultura” vivente» (Esort. ap. Amoris laetitia, 11) – Credo che qui ci siano i nuovi sposi: ascoltate voi la vostra vocazione, dovete essere la vera scultura vivente – di effondere il suo Spirito su tutte le coppie cristiane perché, sull’esempio di Aquila e Priscilla, sappiano aprire le porte dei loro cuori a Cristo e ai fratelli e trasformino le loro case in chiese domestiche. Bella parola: una casa è una chiesa domestica, dove vivere la comunione e offrire il culto della vita vissuta con fede, speranza e carità. Dobbiamo pregare questi due santi Aquila e Prisca, perché insegnino alle nostre famiglie ad essere come loro: una chiesa domestica dove c’è l’humus, perché la fede cresca.

Saper scegliere

Il coraggio di essere appartiene ai forti, appartiene a chi sa scegliere il vero, a chi non ha paura di saper riconoscere il soffio dello Spirito.

Sacerdoti e anziani del tempo di Gesù hanno paura di ascoltare e riconoscere il vero, si preoccupano di preservare il loro potere, desiderano controllare e hanno paura di chi, strumento dell’amore di Dio, agisce con libertà per annunciare la buona notizia.

Sacerdoti e anziani del tempo di Gesù hanno timore che ci possa essere qualcuno, da loro non scelto, che possa, con la liberta dello Spirito, portare gioia e speranza al popolo oppresso. A loro interessa solo il controllo e non sanno distinguere l’opera di Dio. Dio, pero, sceglie secondo libertà i suoi messaggeri, sceglie i piccoli e i deboli per confondere i potenti. La storia della Chiesa, purtroppo, è piena di questi esempi (vedi ad esempio San Padre Pio da Pietralcina e le tante incomprensioni di cui è stato oggetto).

Quando, invece, il cuore è libero la vita sa esprimere il bene e tutto intorno cambia. Il vecchio potere è sconfitto, il popolo sceglie il nuovo di Dio e boccia le posizioni di privilegio. A questo punto i vecchi poteri si nascondono e tramano contro il nuovo per metterlo in difficoltà. Gesù smaschera i suoi avversari che sconfitti non sanno più cosa dire e cosa fare. L’unica loro possibilità è tramare la vendetta da mettere in atto con sotterfugi, menzogne e falsità.

Siamo perciò chiamati a fare scelte buone, scelte giuste, scelte capaci di liberare il popolo da ogni tipo di schiavitù.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?».
Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

   Parola del Signore

Il miracolo sei tu

Credere oggi è davvero difficile. Ma credere è stato difficile anche al tempo di Gesù. Perfino Giovanni che lo aveva annunciato e presentato al popolo sulle rive del Giordano dopo essere stato incarcerato ha dubbi.

«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

Eccola la domanda che lo tormenta. Giovanni ha dei dubbi e chiede, tramite i suoi discepoli se Gesù è proprio lui quello che è stato inviato dal Padre. Credere è, perciò, davvero difficile.

Gesù risponde a Giovanni proponendo “fatti concreti”: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risorgono e ai poveri è annunciato il Vangelo.

Gesù propone segni, non fa discorsi, propone fatti concreti. Ed è cosi che ci trasmette un grandissimo messaggio: la nostra vita sia piena di fatti concreti.

Certo anche chi incontriamo deve essere disponibile a cambiare vita. Da parte nostra, però, ci sono cose concrete che possiamo fare: essere onesti e leali; praticare la gratuità; donare tempo, passione, vicinanza (se servo io ci sono); lasciare libertà e accompagnare a distanza, … questi sono i doni migliori se vogliamo aiutare qualcuno. Il resto dipende da Lui. È l’altro che deve riprendere la sua vita tra le mani e cambiarla. Gesù, infatti, nei “miracoli” diceva sempre: “la tua fede ti ha salvato”. Con linguaggio di questo tempo un vero cristiano fa cose concrete “alla Gesù” quando sostiene, incoraggia e accompagna. Quando prega perché l’altro si decida a “fare” della sua vita il capolavoro che Dio ha pensato per Lui.

Come Giovanni, siamo chiamati a preparare la via al nostro Gesù (cioè al fratello che incontriamo lungo la via). Questo è il nostro dovere. Sarà lui, poi a fare. Questi sono i miracoli della vita. La stessa cosa vale per i gruppi, le comunità locali. Non basta una buona guida o buoni collaboratori della guida, occorre anche un popolo desideroso di cambiare e fare la sua parte per vedere i miracoli, occorre credere nelle proprie possibilità e lavorare insieme. Non è facile ma si può fare.

Non è mai troppo tardi per iniziare, mai!!!

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

   Parola del Signore

È già venuto

Chiudiamo gli occhi, facciamo silenzio e ascoltiamo. Anche noi siamo seduti con i discepoli di Gesù sul monte. Gesù è in preghiera. Ora la sua voce rompe l’aria e interrompe la quiete. Parla con dolcezza e fermezza e ci sta dicendo tutto ciò che abbiamo fatto nella nostra vita fino a questo momento. Lui sa tutto di noi. Nessuno di noi può sfuggire a questo momento. Nessuno.

Quando Gesù finisce di parlarci il silenzio si impadronisce ancora del tempo e del luogo. Ci chiede di lasciare il nostro passato, diabbandarlo al suo destino e di concentrare l’attenzione sul nostro presente e, soprattutto, su cosa dobbiamo fare per vivere bene l’oggi che Gesù ci ha appena suggerito indicando la via da seguire.

Gesù si alza e invita tutti a scendere nella pianura. Mentre si cammina ognuno ha il tempo di fare domande. Gesù risponde a tutti e chiarisce ogni dubbio.

Una delle domande riguarda il perché nel mondo ci sono persone che vivono senza di Lui, perché in tante occasioni ciascuno di noi fa finta di non averlo incontrato o, peggio, dice che Lui non c’è e che non è venuto nel mondo. Insomma perché non lo abbiamo riconosciuto e non riusciamo a riconoscerlo.

Gesù risponde fissando il suo sguardo su ciascuno di noi, nessuno escluso. Poi ci spiega che l’orgoglio di credere che da soli possiamo fare ogni cosa ci impedisce di vederlo e di incontrarlo; il nostro Ego, sempre più grande ci impedisce di ascoltare la sua voce. In questo modo la nostra incredulità prende il sopravvento e la nostra vita si perde nel mare dell’infelicità … della tristezza e l’inquietudine esistenziale si impadronisce dei nostri giorni. Senza di Lui non abbiamo scampo: se solo avessimo il coraggio di riconoscere il nostro bisogno di Lui e se solo riuscissimo a seguire i suoi buoni suggerimenti presto, molto presto, tante brutte avventure potrebbero avere fine. Ma diciamolo forte ed una volta per tutte: la nostra felicità è nelle nostre scelte, dipende da noi, dal nostro desiderio di incontrarlo e di camminare con Lui.

Gesù, infatti, ci offre la sua Parola e la sua guida verso la vera felicità. Egli ci suggerisce di vivere la semplicità, la sobrietà, la cura della famiglia, l’amore per ogni cosa che abbiamo ricevuto in dono e di essere attenti alle persone che mette sul nostro cammino. Ci invita a mettere ordine nella nostra vita ad accontentarci delle cose che abbiamo e a vivere la gioia senza distruggere la vita che abbiamo ricevuto in dono. Ci chiede di lasciare i sogni impossibili e di vivere del nostro, lavorando e godendo dei nostri beni, di essere un dono per gli altri, di amare il nostro prossimo e di liberarci dei pesi che opprimono le nostre giornate.

Possiamo farlo perché ne abbiamo la capacità; dobbiamo farlo per la nostra felicità; vogliamo farlo per essere la donna o l’uomo che Gesù ci chiede di essere: liberi, autonomi e realizzati. Tutto dipende da noi e da noi soltanto.

Basta con la rabbia che cerca di scaricare tutto solo e sempre sugli altri: è tempo di prendere il coraggio tra le mani, non c’è più tempo da perdere. L’ora giusta è questa. Non lasciamocela sfuggire, prendiamo l’unica decisione possibile: mettere ordine nelle nostre vite.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

   Parola del Signore

Riconoscere

Chi sei? Dimmi chi sei? Vorrei proprio saperlo. Distratti dalla vita, incapaci di capire, scettici e prevenuti non ti abbiamo riconosciuto.

Tu ci scruti e ci conosci più di noi stessi, ci ami al punto da aver dato la vita per noi per mostrarci la via da seguire per la salvezza.

Sono trascorsi due millenni dalla tua incarnazione e noi siamo ancora più incapaci di capire.

Increduli, sempre meno disposti ad ascoltare riempiamo il tempo con una vita sempre più frenetica, piena di impegni e accumulando stress.

Nemmeno le tue opere sono capaci aprire il nostro cuore alla comprensione.

Oggi, vogliamo chiederti la Grazia di illuminarci e di farci abbracciare le persone che incontreremo nella nostra vita; vogliamo chiederti di stringere le nostre mani e guardarci negli occhi. Desideriamo ricevere la Potenza del tuo messaggio e farci avvolgere dal tuo amore che sa riscaldare il nostro cuore e spingerci a vivere una vita pacificata.

Signore aiutaci a sentirti vicino e a fare della nostra vita un capolavoro.

Franca e Vincenzo, osb-cam

 Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

   Parola del Signore

Il coraggio di Giovanni

Signore donami il coraggio di Giovanni, la forza della sua parola, la passione del suo cuore. Donami di capire quali sono le cose vere, quelle che restano per sempre, quelle che ci danno la gioia vera, quelle che mi fanno Uomo come tu vuoi. Donami la “grandezza” di Giovanni, la capacità di resistere al male, la volontà di non accettare lusinghe, di godere dei tanti niente che riempiono il mio tempo e la gioia di scomparire in questo deserto dei sentimenti. Donami la serenità di chi sa rischiare la vita per te, di chi mangia con il proprio lavoro e non dipende dagli altri, di chi sa vivere donando gratuitamente, di chi guardando il cielo sa vedere il Tuo volto, di chi in una brezza leggera sa ascoltare la Tua Parola.

Signore donami la possibilità di capire le cose essenziali abbandonando per sempre i miti di questo mondo (denaro, successo e potere); donami la forza di vivere la pace nel cuore abbandonando ogni desiderio di grandezza, ogni aspirazione ad essere il primo. Donami la semplicità degli umili, la sobrietà dei piccoli, la gioia di saper donare una parola buona e di saper abbracciare chi viene emarginato, chi è escluso, rifiutato e abbandonato al suo destino. Fammi ultimo degli ultimi e permettimi di scomparire agli occhi di questo mondo sempre più falso, vuoto e sempre più agitato.

“CHI HA ORECCHI ASCOLTI”.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!».

   Parola del Signore

Mitezza e umiltà

Sogniamo, … si, sogniamo la felicità. Desideriamo essere felici e desideriamo esserlo intensamente. Lui ce l’ha promessa, e Lui realizza sempre ciò che promette.

Lo fa asciugando le lacrime, accarezzando le mani, abbracciando forte. Lo fa accompagnando, incoraggiando, sostenendo. Lo fa con tenerezza, con delicatezza, con la cura e l’amore di un Padre. Lo fa con umiltà, con semplicità, con sobrietà, con la cura di chi ha cura. Lo fa con mitezza, con docilità, con parole appena appena sussurrate.

Lui ci rispetta profondamente, ci dona la dignità e lo fa con costanza, con attenzione, con gioia. Ci dona la libertà e con Lui siamo leggeri, capaci di camminare a lungo, forti, coraggiosi e intraprendenti. Con Lui possiamo, perciò, vincere ogni male, ogni dolore e superare ogni ostacolo.

Coraggio allora, impariamo da Lui e camminiamo con Lui. Questa è la decisione dei forti che fanno della vita un capolavoro.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse:

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

   Parola del Signore

Nessuno si perda

Perdere qualcosa è sempre fastidioso se poi ciò che si perde è qualcosa di prezioso ai nostri occhi il dispiacere ci assale e, soprattutto in questo secondo caso facciamo di tutto per ritrovarlo.

A pensarci bene questo dispiacere è ciò che spinge il pastore che ci presenta Matteo a cercare la pecora smarrita. Egli fa di tutto per ritrovarla. Lascia perfino il resto del gregge per ritrovarla e ci riesce.

Che bella storia!!!

Forse tutti noi ci siamo sentiti pecore smarrite, tutti nel nostro cuore abbiamo atteso un Pastore buono che venisse a cercarci, forse è venuto davvero e forse, diciamo forse, ci siamo nascosti e lo abbiamo rifiutato oppure lo abbiamo abbracciato e abbiamo anche pianto tra le sue braccia oppure non è mai venuto a cercarci nessuno o non ce ne siamo accorti.

Oggi, il Vangelo, ci invita a meditare su questa storia a lieto fine carica d’amore e di speranza. Se riusciamo facciamolo forse ci può aiutare a recuperare un po’ di quella umanità che abbiamo perso camminando corazzati del nostro immenso Ego …

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

   Parola del Signore

Alzati e cammina

Se riesci a sentire il profumo del bosco,

Se riesci a vedere i colori dell’anima,

Se riesci a toccare il cielo

Se riesci ad ascoltare il canto di un Aquila

Se riesci a percepire il profumo dei fiori

Tu ti sei già rialzato e cammini e spingi la tua vita oltre ogni ostacolo, oltre ogni timore, oltre ogni difficoltà.

C’è una forza che ti da energia, coraggio, determinazione e spirito per attraversare il tempo e lo spazio, per scoprire il progetto nascosto nel tuo cuore, per realizzare la tua vita.

Non è mai tardi per capire che il vento dello Spirito ha una Potenza inaudita, che ogni sostanza prende vita quando si lascia attraversare dallo Spirito di Dio, quando l’invisibile si fa presenza determinante e grande consigliere.

Siamo sempre in tempo a lasciare il lettuccio dove abbiamo adagiato il nostro corpo; siamo invitati ogni giorno, in modo opportuno o non opportuno, ad ascoltare l’invito ad alzarci e a camminare perché paralitici non lo siamo mai stati e perché in verità siamo stati creati atleti capaci di scalare ogni vetta e guardare oltre i grandi orizzonti della vita quotidiana vivendo bene il nostro presente.

Scribi e farisei di questo tempo non potranno vincere la perfezione della natura unitaria che fa di noi un corpo e un’anima abitata dall’infinito di Dio.

Ora che sappiamo la verità dobbiamo solo obbedire a Cristo che non ci vuole paralizzati su noi stessi ma che ci rida dignità, purificandoci dal passato e ci chiede di alzarci e spingere i nostri passi indossando gli scarponi profumati dalle sue Parole per risalire la china mentre egli ci accompagna con discrezione e tanta, tanta voglia di sostenerci. A noi chiede una sola cosa: aprire il cuore all’Ascolto della Parola.

😘 Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

   Parola del Signore

Piccole cose

Le “piccole cose”, quelle semplici, di poca importanza, quelle spesso poste ai margini, nelle periferie, sono la migliore immagine per tentare di parlare di Maria, la Madre di Gesù e nostra mamma celeste. Questa piccola grande donna che viene prescelta per essere la Madre Dio vive davvero ai margini, in una vera periferia, in un umile villaggio della Galilea: Nazareth. Proprio quest’anno abbiamo fatto un viaggio in Terrasanta e visitato questo piccolissimo villaggio, un agglomerato di piccole case, in parte scavate nella roccia, offre una immagine realistica di quella essenzialità che l’evangelista Matteo cerca di trasmettere al suo lettore nonostante tenti di salvare quello che noi potremmo chiamare decoro avvalendosi di parole che sorvolano sulla realtà. In ogni caso Maria è in questo borgo, vive in una casa semplice, parte scavata nella roccia ma decorosa. È qui che trascorre una gioventù operosa e ordinata dall’obbedienza ai genitori. Il suo è un percorso di vita segnato dall’essere stata prescelta da Dio per un compito indicibile: portare il Figlio di Dio nel mondo. Dio, la sceglie, sceglie Lei Maria. La sceglie tra i semplici e non tra i potenti perché Dio privilegia gli umili e non i superbi e guarda con favore i poveri e non i ricchi e i potenti.

Quella di Dio è una scelta di campo. Nulla di personale, nulla contro i ricchi, ma la scelta di Dio è una scelta che è anche un indirizzo che ci aiuta a leggere le coordinate dell’agire di Dio e che trova riscontro in tanti passi delle Sante Scritture. Questo passo dell’Annunciazione di Matteo ce lo attesta.

Ed è cosi che nella casa di Maria irrompe l’angelo Gabriele, il messaggero di Dio, e la saluta invitandola a gioire perché, le dice, ha trovata Grazia presso Dio. È una notizia che sconvolge la tranquilla vita di Maria e la invita a fare una scelta di accoglienza più che un atto di egoismo. Maria dopo la richiesta di voler ricevere maggiori dettagli su questo annuncio così sconvolgente per la sua vita, pronuncia il suo “SI”. È una disponibilità molto “pesante”, un “si” che cambierà la storia dell’umanità. Tutto avviene in circostanze misteriose in un ambiente che appare la negazione delle potenze che abitano il mondo, cioè denaro, successo e potere.

Dio ama spiazzarci e questa volta lo fa davvero alla grande. Maria un piccolo, umile, semplice “fiore” della Galilea viene scelta per portare in grembo il Dio bambino che in tre anni di vita pubblica cambierà il destino dell’umanità indicando non cosa occorre fare ma come capire cosa fare.

Il mistero di grandezza che si racchiude nell’episodio raccontato da Matteo a noi oggi, non ha paragoni nella storia dell’umanità. Poi l’angelo Gabriele continua a dare a Maria qualche altra informazione e raccoglie dalle poche e semplici parole la disponibilità di Maria al progetto di Dio”.

Ora sarà il tempo a fare il suo corso fino al giorno di Natale momento nel quale l’incredibile prende forma e il Dio bambino entra nella storia del mondo ed anche nella nostra storia. Se noi lo accoglieremo avremo nel cuore in dono la pace, il desiderio dell’infinito e le brutte cose di questo mondo non potranno scalfire la gioia di cui potremo godere. È in questa piccolezza capace di vincere le potenze di questo mondo che è racchiuso il Regno di Dio. Il Dio bambino ci accompagnerà nel grande viaggio della vita asciugando ogni lacrima e ci donerà, con i suoi occhi pieni di curiosità, quella serenità e pace che nessun idolo di questo mondo potrà mai e, diciamo, mai assicurare alle nostre paure, alle nostre ansie e ai nostri malati desideri di potere, ricchezza e successo.

Abbracciando nella verità il Dio bambino che sta per venire noi faremo una scelta di campo davvero importante per noi e per quanti incontriamo nel nostro presente.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Aquila e Priscilla