Stanchi e sfiniti

 Gesù guarda il popolo e ne ha compassione. Perché? Gli vede stanchi e sfiniti “come pecore che non hanno pastore”. Sacerdoti e scribi del tempo di Gesù avevano smarrito la retta via e contribuivano all’oppressione del popolo. Non erano più guide spirituali credibili. La loro vita non era una buona testimonianza. Gesù ha compassione del popolo lasciato a se stesso. La sua prima reazione di fronte a questa realtà è quella di chiedere ai suoi amici discepoli di pregare affinché il Padre apra il cuore ad altre persone che sentendo la chiamata al servizio decidano di dedicare la vita al bene del popolo e si facciano testimoni credibili della buona notizia del vangelo. Nel frattempo diede ai suoi discepoli il “potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità“. Ed è così che li invio in mezzo al popolo per annunciare che il “regno è vicino”.

È di grande consolazione ascoltare che i discepoli sono inviati in mezzo al popolo per guarire gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gesù pensa al bene del popolo, interviene per scacciare il male che abita l’uomo nel corpo e nello spirito. Tutto questo è molto consolante e ci invita a domandarci: da quale malattia devo essere guarito? Quale è il male che mi avvolge? Da quale sozzura devo essere purificato?

Ecco, Gesù, ci invia i suoi discepoli che guariscono, fanno rinascere a vita nuova, purificano e scacciano via il male che ci opprime. Chiediamo al Signore di essere guariti, chiediamolo nella preghiera, domandiamo con sincerità e semplicità e Lui che vede nel segreto farà ogni cosa con grande misericordia. Signore aiutaci ad avere l’umiltà di chiedere, il dono di farlo con semplicità e il desiderio di essere veri credendo nel dono della gratuità che tocca il cuore e la mente per trasformare le nostre povere esistenze in qualcosa di gradito al Signore. Signore, infine, porta via da noi ogni stanchezza e facci incontrare pastori santi e testimoni credibili che possano guarire le nostre malattie del corpo e dello spirito.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.
Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

   Parola del Signore

Dal buio alla luce

Chi è cieco non vede o meglio vede tutto nero. E, chi vede nero, cioè brancola nel buio non sa cosa fare. I due ciechi della parabola non sanno che fare ma al passaggio di Gesù hanno la loro prima illuminazione. Capiscono che chiedendo aiuto a Gesù, possono tentare di uscire fuori dal buio, hanno la possibilità di percorrere una strada nuova. Nessuno dice loro cosa fare o come fare. I due ciechi capiscono che devono agire che non possono restare fermi. Se restano fermi e privi di iniziative, infatti, non potranno cambiare mai nulla della loro triste condizione e finiranno peggio, molto peggio. Quindi si rivolgono a Gesù e per prima cosa si riconoscono peccatori e chiedono a Gesù di avere pietà di loro. Mettono via l’orgoglio e si fanno umili. È un passaggio assolutamente necessario se si vuole rinascere, se si vuole, finalmente, ritrovare la via giusta nella vita e conquistare la felicità. Se si è ciechi e non si vede che fare la prima cosa, ripetiamo, è buttare via l’orgoglio e i pregiudizi e riconoscersi peccatori che chiedono di essere accolti. Con la rabbia, il nascondimento e la sciocca furbizia non si ottiene nulla. Si resta al buio incapaci di sapere da che porte andare.

A questo punto Gesù entra nella loro casa cioè nel loro cuore e chiede se loro credono in Lui (Gesù) cioè se hanno la fede. È questa, infatti, che potrà cambiare la loro vita.

Pensiamo per un attimo a noi, a come stiamo, a quale è la nostra situazione concreta e se crediamo che la Fede possa aiutarci ad aprire gli occhi e a ricominciare ad agire per cambiare la vita. Alla domanda di Gesù i due ciechi hanno il coraggio e la forza di dire “Si, o Signore”. Ecco, questo è il miracolo. Riconoscere che da soli non possiamo fare nulla, che per vedere cosa fare abbiamo bisogno di riacquistare la vista e avere fiducia che se noi ci mettiamo all’opera allora Gesu ci aiuterà. Questo ulteriore passaggio fa si che il miracolo avvenga e Gesu, infatti, dice loro: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». Cioè il “vero miracolo lo compiono i due ciechi che fidandosi di Gesù ora possono agire. La loro azione avrà successo nella misura in cui hanno fiducia in Gesù e nelle loro capacita di cambiare la loro condizione. I due ciechi sono così invitati a porre in essere azioni concrete attraverso le quali iniziano a vedere che fare e a come cambiare la loro vita riconquistando la felicità perduta. Gesù concede loro fiducia in proporzione alla loro volontà di abbandonare il loro orgoglio, i loro progetti personali per abbracciare i progetti di Dio. I due ciechi chiedono misericordia, e ottengono la fiducia necessaria ad agire e per vivere la vita buona del vangelo. Una vita che accetta i sacrifici, che accetta la sofferenza, che è vita operosa e saggia, sobria e semplice, … vita vera. Questo è, ripetiamo, il miracolo. Riprendere in mano la propria vita avendo nel cuore la fede in Gesù che ci guida a fare scelte sagge che seppur dure possono veramente cambiare la nostra vita e ridare all’esistenza la gioia. Siamo chiamati a liberarci del superfluo a riconoscere le cose essenziali, a recuperare ogni risorsa per risanare la vita. Ma stiamo attenti, il passaggio di Gesù nella nostra vita è adesso, è questo il momento presente. Ed infatti appena i due ciechi si affidano alla forza della fede riacquistano la vista e la possibilità di rimettersi in cammino. Non è Gesù che fa. Gesù è solo colui che da fiducia e che aiuta ad aprire gli occhi. Ad agire saranno sempre i due ex ciechi ma questa volta la loro azione, basata sui valori del vangelo, darà loro la possibilità di agire e sperare.

Insomma cambiare la nostra vita dipende da noi, dipende dalla capacità di riconoscerci bisognosi dell’aiuto di Gesù di riconoscerci peccatori bisognevoli di misericordia. Dipende dalla capacità di lasciare le cose inutili, quelle che ci distraggono dalla vita reale, dagli affetti, dalle cose vere, dalla possibilità di costruire futuro. Gesù infatti ci darà la fiducia persa da chissà quanto tempo.

Ora che abbiamo capito la storia di questo “miracolo” che, in fondo è un atto di riconoscimento dei propri fallimenti ma anche occasione per ricevere il perdono e la vita nuova possiamo attivare il nostro agire che prevede di servirci di ciò che abbiamo e che siamo chiamati a valorizzare. Abbiamo tante cose da sfruttare per costruire futuro e tante altre inutili e fuorvianti. Gesù ci incoraggia e ci da fiducia. Prendiamo il coraggio tra le mani e iniziamo a lavorare sodo e senza sosta, facendo scelte giuste e responsabili per recuperare il tempo perduto e le energie sprecate. Diamo valore a ciò che abbiamo, mettiamoci a lavoro attivando nuove idee senza inseguire sogni impossibili.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal vangelo secondo Matteo

[In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

   Parola del Signore

La casa forte

Alziamo lo sguardo per contemplare il cielo e ascoltiamo la Parola per scoprire la volontà di Dio. È cosi che, il cristiano, prepara il cuore e la mente a decidere cosa, come e quando fare qualcosa. Ed è cosi che i buoni progetti di vita prendono corpo e offrono i segni della solidità e della stabilità. Restano fuori gioco le azioni frettolose, quelle senza un fondamento … le azioni destinate a produrre solo insicurezza e fallimenti. Non possiamo, per esempio, costruire una casa con materiali scadenti oppure se non si possiedono le risorse necessarie. Comportarsi così è, per davvero, mettere a rischio il nostro futuro.

La casa costruita sulla roccia è, lo sappiamo, il simbolo della solidità e stabilità, il segno della vita e della fortezza, l’immagine della costruzione dell’uomo saggio. L’uomo saggio, infatti, vive la vita nella parsimonia, utilizzando le disponibilità che ha e spendendo ciò che realmente è in suo possesso. Non fa investimenti oltre le sue possibilità ed è felice di ciò che ha cercando di conservarlo al meglio.

La casa costruita sulla sabbia, invece, è il simbolo della insicurezza e del fallimento, della precarietà e della fragilità, l’immagine della costruzione dell’uomo stolto. L’uomo stolto, infatti, fa cose che non dovrebbe e persegue sogni impossibili. Ha un falso concetto di felicità e compie errori dopo errori. La sua vita resterà sempre una vita infelice perché di fatto rinuncia a vivere il bello e il buono che possiede. È ricco e non lo sa o, meglio, lo sa ma con le sue scelte o non scelte finisce nella povertà.

A misurare la bontà e bellezza della costruzione ci penseranno le difficoltà della vita, i disagi, gli ostacoli e ogni evento che richiede la capacità della resistenza e la spinta a fare scelte responsabili.

A permetterci la possibilità di un giudizio sarà, come sempre, la vita buona che l’uomo realizzerà ascoltando e mettendo in pratica la volontà del Padre. Una volontà che è sempre per il nostro bene e per donarci quella felicità che diciamo di volere mentre in realtà inseguiamo sogni impossibili che il male ci mette nel cuore proprio per farci star peggio. È così che sprechiamo la vita e siamo sempre di corsa e, purtroppo, infelici.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

   Parola del Signore

Ci attende in montagna

Sul monte con Gesù c’è una grande folla di persone e queste gli portano “zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati”. Gesù li guarisce tutti. Allo stesso modo è pronto a guarirci dai mali che ci affliggono siano essi fisici o di altra natura. Gesù si prende cura dei nostri bisogni e ci aiuta a ritrovare la via che abbiamo smarrito ma noi dobbiamo esser pronti a salire con Lui sulla montagna e a chiedere la guarigione. Gesù, infatti, si appassiona all’uomo, da la sua vita per noi e con pazienza sa attendere fino a quando non decidiamo di cambiare vita. Gesù ci attende e non spera altro che noi decidiamo di cambiare vita, ci attende fino all’ultimo, fino al giorno finale nel quale lo incontreremo faccia a faccia. La nostra guarigione dipende, infatti dalla disponibilità con la quale siamo disposti a riconoscere le nostre malattie. Egli ci attende sempre ma senza la nostra disponibilità personale a cambiare la nostra vita nemmeno Lui può fare niente.

Se, però, riusciamo a compiere l’atto di riconoscerci malati e bisognevole di aiuto Egli saprà come donarci la guarigione e una gioia senza fine. Ma siamo consapevoli dei nostri sbagli? Quali sono le nostre priorità? La famiglia, i figli, la loro sicurezza? Di fronte ad una situazione di pericolo come mi comporto? Cosa mi impegno a salvare? Da cosa devo guarire?

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.

   Parola del Signore

I piccoli

I “piccoli” sono le persone che ricevono la rivelazione, sono le persone capaci di vedere il buono e il bello che Dio ha deciso di far conoscere in Gesù.

Noi vogliamo essere grandi, ricchi, potenti … colti, sapienti e, se possibile, importanti e degni di essere riveriti. Gesù, invece, sceglie i piccoli, le persone semplici, quelle che, con innocenza, si affidano mettendosi nelle mani e nella volontà di Dio.

Gesù, con meraviglia generale sceglie i piccoli ai quali svela i segreti del Regno e dei quali si fa compagno di viaggio.

Essere piccoli, perciò, significa godere della bellezza di Dio, essere persone capaci di essere gioiose e felici di ciò che si è e di ciò che si ha.

Essere piccoli è lo speciale che Dio-Padre esalta, è la porta per entrare nella piena conoscenza del mistero ed essere davvero profondamente e veramente felici.

Piccoli, felici, semplici, sobri e pieni di gioia è lo straordinario di Dio che ci permette di essere scelti per accogliere la bellezza del Regno di Dio.

I piccoli non sono gelosi, non sono invidiosi e sono capaci di gesti generosi, di donare tutto ciò che hanno e di accogliere e riconosce la bellezza pacificamente del Regno di Dio, già pienamente presente nel quotidiano.

I piccoli sono generosi, teneri e pieni di parole buone che donano con generosità.

Dio-Padre aiutaci ad essere piccoli, semplici e ad accontentarci delle tante cose che abbiamo e delle quali non ci accorgiamo.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

   Parola del Signore

Gesù guarisce

“Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto”. Riconoscersi “non degno” di ricevere Gesù è il primo segnale della nostra fede. Questo riconoscimento della propria condizione è la dimostrazione che ci siamo avviati sulla strada della salvezza. A questa condizione di base si aggiunge la forza di chiedere una Grazia. Il centurione del Vangelo chiede, infatti, un intervento di Gesù ma, attenzione, non chiede per se stesso, chiede a Gesù di guarire il suo servo che è a letto, paralizzato e che soffre terribilmente. Questa richiesta del centurione che non chiede per se stesso ma per un suo “servo” richiama l’attenzione di Gesù che si meraviglia sia per l’umiltà dimostrata da quel pagano sia per la fede che quest’uomo dimostra e commenta: “non ho trovato nessuno con una fede così grande!”.

Quante volte noi in maniera spontanea di fronte alle difficoltà della vita ci rivolgiamo a Gesù chiedendo il suo intervento per sollevarci dalla nostra croce e, magari, se nulla accade ci arrabbiano e aggiungiamo : “che male ho fatto per meritarmi tutto questo?”. Chi di noi, invece, con umiltà, sa riconoscersi non meritevole di ricevere attenzione? Chi di noi è capace di chiedere a Gesù il dono di una Grazia non per se stesso ma per gli altri?

Oggi, facciamoci queste due semplici domande e, se poi vogliamo, preghiamo il Signore perché intervenga nelle situazioni di bisogno fisico e di vita di qualche persona della quale conosciamo la condizione. È un bell’esercizio che ci aiuta a riflettere sulla nostra vita e a vivere la necessità della continua conversione.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».

Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

   Parola del Signore

Dio viene

Siamo in attesa, meravigliosa attesa del Dio bambino, del Dio che dona consolazione e vita. Ma dove “viene Dio”. Dio viene nel quotidiano, viene nell’ordinario dei nostri giorni. Egli chiede di essere riconosciuto e di essere accolto. Viene nelle piccole cose e in questa realtà semplice egli dona la sua misericordia. La vita di tutti i giorni, vissuta con attenzione ai fatti, con disponibilità all’ascolto è capace di mostrare il volto del Signore. In questo quotidiano desideriamo pregare con te affinché il Signore ci permetterà di accogliere il mistero di Dio nelle cose semplici, piccole, … nella nostra storia di famiglia, nell’incontro con le persone che Gesù ci mette davanti … Grazie a te che leggi queste povere riflessioni e che condividi con noi la passione per la Parola.

Noi siamo chiamati a vegliare, a non farci prendere dal sonno, a vivere la scoperta del mistero nelle pieghe dei fatti che il provvidenziale disegno di Dio ci consegna e ad accogliere ogni cosa come una sua visita con la quale vuole far sentire la sua grande presenza pacificamente. Disponiamoci all’incontro, togliamo ogni barriera e pensiero che ostacola la sua presenza e vedremo cambiare la nostra vita. Siamo chiamati a vegliare e a capire che noi da soli non possiamo fare nulla e che senza la sua Grazia e senza il suo favore siamo candidati al fallimento.

Gesù ci chiama a vigilare sul nostro cuore, ci chiama ad agire con gli altri riconoscendoci bisognosi di aiuto e di sostegno, ci chiama a cercarlo nelle pieghe del nostro quotidiano e a scoprirlo accanto a noi sempre, in ogni istante della nostra vita.

… Franca e Vincenzo, osb-cam🙏

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

   Parola del Signore

La Potenza della Preghiera

La Preghiera è la più importante e più potente possibilità che abbiamo per vincere il male e ricevere in dono la felicità.

Lo sappiamo, potresti non essere d’accordo, anzi stai già sorridendo credendo di avere a che fare con la solita credenza di bigotti o di sciocchi credenti. Ti sbagli caro amico. Ti sbagli e ti sbagli molto.

La preghiera, se vissuta in profondità, verità, umiltà, semplicità (con parole personali o nel semplice silenzio) è la più importante occasione che abbiamo per cambiare la realtà è ricevere in dono la vera felicità.

A volte, purtroppo, quasi sempre, non solo non ci crediamo (e, quindi, le nostre preghiere non hanno alcuna possibilità di essere ascoltate dal Padre nostro) ma le riteniamo una “strada” o pratica per deboli, per chi ha paura o, peggio, per vecchi senza spina dorsale. Che errore!!! Che grande errore che facciamo.

La preghiera vera, quella autentica, invece, non ha bisogno di parole da essere recitate ma ha bisogno di cuore, anzi, di una mente collegata con il cuore. Ha bisogno che il nostro corpo e il nostro Spirito siano una cosa sola. Ha bisogno di essere praticata con tutto noi stessi e quindi con tutte le nostre energie fisiche e mentali perché la sua azione possa giungere pienamente e secondo i nostri desideri a destinazione.

Quando preghiamo in questo modo, infatti, dal nostro corpo e dal nostro cuore in particolare si sprigiona un’energia vitale di una grande potenza capace di raggiungere lo Spirito di Dio e lo Spirito delle persone care vive o morte per portare loro il messaggio o l’aiuto che desideriamo donare.

Questa non è immaginazione ma vita concreta. Se sei scettico non potrai pregare in maniera vera. Perché pregare non è recitare formule che per quanto belle non hanno la possibilità di ottenere alcuna comunicazione profonda.

La preghiera nella quale mente e cuore si uniscono in profondità, invece, è una incredibile elevazione del nostro spirito fino alle altezze dello Spirito di Dio e fino a quello di una persona cara alla quale desideriamo trasmettere forza, coraggio e gioia.

La preghiera, perciò, rappresenta la più grande possibilità di dialogo con Dio o con gli altri accanto a noi. La preghiera vera non fa richieste ma ringrazia Dio per la vita, comunica energia a chi l’ha persa o a chi è malato. Potremmo dire che la preghiera, quando è autentica, ha una forza potentissima perché attiva energie nascoste e/o invisibili che possediamo e delle quali l’uomo ha perso la memoria.

Credere a questa realtà è il primo importante passaggio per avviare la vera preghiera.

Preghiamo ringraziando Dio, riconoscendo la nostra povertà e i doni e le Grazie che ogni giorno riceviamo e la nostra vita cambierà … Inizieremo a vedere quello che ci circonda in modo totalmente nuovo e, quasi d’improvviso, i nostri occhi si apriranno scoprendo attorno a noi una realtà che non avevamo mai visto. Inizieremo a vedere gli altri come folli che perdono la vita inseguendo sogni privi di amore vero; vedremo tante persone, parenti, amici, conoscenti lottare per conquistare, successo, denaro e beni materiali. Tutte cose non hanno mai dato, danno e non daranno mai la felicità ma che al contrario ci fanno schiavi e totalmente infelici. La felicità, infatti, è nascosta nel nostro cuore e possiamo scoprirla solo se, nel cuore, facciamo entrare Gesù, se, cioè, ci facciamo abitare dal bene che solo Lui ci dona in maniera piena e perfetta. Si, perché solo Gesù e il bene che Lui è, possono vincere il male che ci abita e che non riusciamo a vedere. Quel male che ci da tristezza, che ci fa sentire stanchi, sfiduciati, soli e infelici appunto.

Pregare e pregare con mente e cuore coinvolgendo tutto noi stessi, quindi, è la vera UNICA e sola possibilità che abbiamo per ricevere il dono di una vita FELICE. Non facciamoci illusioni, non abbiamo altre possibilità.

Franca e Vincenzo, osb-cam

E’ Dio che guida la mia vita?

Dio non può abbandonarci. Ha promesso di condurci alla salvezza e non può negare la sua Promessa. I suoi disegni e progetti per la nostra vita ci sono sconosciuti ma possiamo essere sicuri che Lui non potrà mai abbandonarci. E non lo farà mai, in nessun caso. Eppure …

“Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta” Lc 21,6

Questo annuncio può far paura e umanamente la fa. Gesù, però, invita a resistere e a non aver paura. Egli annuncia distruzioni e persecuzioni.

In questa profezia, però, siamo chiamati a resistere affidando la nostra vita nelle Sue Sante mani. Si tratta di un abbandono che non può e non deve porre condizioni. Si tratta di una vera resa al Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe … al Dio di Gesù Cristo credendo all’impossibile di Dio.

Dio non può abbandonarci. Ha promesso di condurci alla salvezza e lo farà. A noi spetta il compito di farci guidare da Dio. Se non lo facciamo rischiamo di percorrere vie non buone e di non avere la felicità per la quale siamo stati creati.

Mi chiedo: mi faccio guidare da Dio? Ascolto davvero la sua voce/Parola? Oppure mi faccio trascinare da quella di questo mondo?

Noi dobbiamo ammettere di non essere capaci di guidare la nostra vita su strade di santità. Solo Dio sa quale è la via che siamo chiamati a percorrere per poterlo incontrare ed essere finalmente felici. Non una felicità qualsiasi, ma una felicità vera, quella che Lui, il Padre nostro, ci ha promesso di donare per sempre. Ma, noi possiamo seguirlo solo se abbiamo la forza e il coraggio di abbandonarci a Lui ascoltando la sua Parola.

Si tratta di avere la forza e il coraggio di affidarci con docilità nelle sue mani. Le sue mani, infatti, sono capaci di tirar fuori da noi la nostra immagine nascosta dietro la maschera che indossiamo.

Allora, abbandonarci in Dio è un esercizio di fede. Ascoltare la Sua Parola è l’inizio di una relazione che ci aiuta a capire la Sua volontà su di noi.

Le comodità della vita possono essere anche un grave ostacolo, come un grave ostacolo sono i nostri desideri e i nostri progetti quando questi non rientrano nei piani di Dio

E’ Dio allora che guida la mia vita?

Franca e Vincenzo, osb-cam

Il successo

ORIZZONTI DI SENSO. Crediamo ancora che efficienza, produttività e profitto siano i criteri per misurare il successo. A questa realtà, come cristiani, siamo chiamati ad offrire una alternativa andando controcorrente. Siamo, infatti, invitati ad incarnare uno stile di fraternità, di condivisione concreta e di semplicità. Questo è il vero successo della vita. 🌻

Passa parola

Aquila e Priscilla