Dio parte dal basso

Figlio di un falegname o di un carpentiere; uno che lavora con le mani; uno che sceglie di partire dal basso. Questo è Gesù, figlio di Giuseppe, un bravo e stimato artigiano. Non apparteneva alle elite, non era figlio di una famiglia potente e nemmeno di una famiglia ricca. Di Giuseppe la Scrittura non ci riporta parole ma ci racconta, però, i gesti, le scelte e la testimonianza che supera i secoli per arrivare fino ai nostri giorni. Oggi lo ricordiamo nel giorno nel quale la società civile fa festa per i lavoratori e ricorda le lotte compiute per la conquista dei diritti. Diritti che, in questi ultimi anni sono stati, di fatto, ridotti all’osso o sono quasi del tutto scomparsi. Forse c’è bisogno di ridare una nuova vera dignità al lavoro e ai lavoratori.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Parola del Signore

Il profumo del Pane

Il profumo del pane evoca atmosfere antiche quando il mondo. La memoria viaggia in un passato semplice e sobrio. Le donne di casa, a volte insieme alle vicine, ammassavano acqua, farina e lievito. Un lavoro duro ma essenziale per la buona vita. Quando l’impasto era pronto s’infornava nell’immancabile forno a legna che occupava un posto privilegiato nelle case di ogni famiglia.

Il pane, infatti, è un bisogno necessario per vivere, un po’ come il lavoro che non può e non deve mancare a nessuno. Ed è anche il segno e il simbolo per eccellenza del corpo di Cristo e, quindi, è anche un bisogno assolutamente indispensabile per il cristiano.

Ne ha necessità il corpo per avere la forza di affrontare le fatiche e ne ha bisogno lo Spirito per camminare seguendo i passi del Maestro. Fare il pane è un duro lavoro ma chi lo prepara sa che il suo lavoro è importantissimo e in questo lavoro c’è tutto il suo amore per la vita e la sua famiglia. Chi prepara il pane si fa pane e chi si fa pane si dona, secondo il piano di Dio, per la vita degli altri. Straordinario mistero che solo lo Spirito può aiutarci davvero ad intravedere e cercare di comprendere. Ma fare il pane ed essere pane è la più grande opera della vita che dà gioia e felicità profonda a sé e agli altri. Ne abbiamo l’esempio in Cristo e, grazie a Dio, anche nella vita semplice, forte e coraggiosa di donne e uomini che hanno vissuto una vita buona, santa e felicemente donata. “Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

   Parola del Signore

I piccoli

Dio rivela ai piccoli le cose nascoste ai dotti e ai sapienti. Sono le piccole cose, infatti, ad offrire la possibilità di vivere un’esistenza semplice che si esprime con i caratteri della sobrietà e dell’essenzialita. La storia ci dà la prova che i piccoli sono stati, spesso, coloro i quali hanno saputo raccontare, in maniera autentica il mistero di Dio. Mai come in questo momento siamo invitati a farci piccoli e ad assumere l’umiltà come la dimensione più vera per vivere questo tempo.

Vincenzo e Franca. osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,25-30
 
In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
 
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Parola del Signore


Scintilla divina

Cerchiamo segni, pane e cose. Ma tutto ciò non basta a placare la fame e la sete dell’uomo.

Siamo abitati, infatti, da un desiderio misterioso, da una scintilla senza tempo, da un sogno che viene dall’alto.

Creati da Dio solo in Lui possiamo trovare pace e vero pane.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

   Parola del Signore

Un nuovo mondo è possibile

La Parola, oggi, ci invita a cercare i beni spirituali. Forse, in questo tempo di crisi, pieno di una miriade di incognite e punti interrogativi come non era mai capitato negli ultimi 70 anni Gesù ci invita a ricentrare l’attenzione sui beni eterni. Che sia questa la chiave di volta della nostra esistenza e dell’intera umanità? Per chi ha fede questo è davvero il tempo della prova. Da un lato l’abisso della morte e del disastro economico provocato dal covid19 che ha messo allo scoperto la fragilità sia del sistema sanitario che di quello socio economico, dall’altro la possibilità di rispondere a questa crisi (che non ha precedenti e che non si sa dove ci porterà), con criteri solidali e di comunione. Questa seconda possibilità di risposta, al momento, appare, però, più predicata che praticata. Forse l’invito di Gesù: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna” è la profezia che può davvero dare una svolta a ciò che l’umanità ha costruito finora. Saremo all’altezza della sfida? Quanto i ricchi e potenti (comprendendo in questo ambito tutti coloro che oggi vivono da agiati e con mille sicurezze) sono disposti a rinunciare per salvare dalle fame e dal fallimento chi da un momento all’altro può trovarsi in questa condizione? Ogni giorno che passa, ogni settimana che si aggiunge rafforza il punto di domanda e la risposta si fa più impellente ed urgente. Oggi, l’umanità ha la concreta possibilità di costruire, per davvero, un mondo nuovo. Se non lo farà alla morte dei colpiti da covid19 andranno ad aggiungersi quelli determinati dalla povertà che sarà il tratto più comune per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Un mondo nuovo è possibile. Non lasciamoci sfuggire l’occasione.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

   Parola del Signore

Dalla tristezza alla gioia

Dalla tristezza alla gioia; dal buio alla luce. Camminiamo spesso con un dolore nel petto. Spingiamo i nostri passi in avanti e siamo incapaci di cogliere il mistero che ci circonda. Anche noi, come i due viandanti di Emmaus, avvolti nel dolore e nella prova, camminiamo distratti dai nostri problemi. I nostri occhi non sono capaci di incontrare i suoi. Gesù, però, si fa prossimo e vuole ascoltare. Cerca di capire cosa abbiamo nel cuore. Egli, il Maestro, per prima cosa ascolta e vuole che gli raccontiamo la nostra storia. Solo alla fine Gesù interviene e rimprovera e, con dolcezza, ci invita a ripensare la nostra storia alla luce della Scrittura. Ci chiede di ripensare ai tradimenti, alle passione, ai dolori, alle sconfitte, alle gioie e ai rimpianti. Ci chiede di aver coraggio perché l’ultima parola è ancora tutta da scrivere.

Egli a questo punto ci guarda negli occhi (nelle nostre profondità) e, con parole di misericordia ci dona la speranza e il coraggio di rinnovare la vita. Le sue parole, scolpite nella Scrittura, ci mettono fuoco nelle vene e nel cuore. Tutto questo per uscire fuori dalla cella nella quale ci siamo rinchiusi. Gesù ci libera. Egli è il nostro liberatore. E quando la sera sta per calare si fa riconoscere nello spezzare il pane. Noi, a questo punto, non vorremmo che se ne andasse via e ripetiamo come i due viandanti: “Resta con noi perché si fa sera” ma Gesù scompare. Non c’è più bisogno di Lui. Ora abbiamo capito, siamo risorti con Lui. “Non ci arde forse il cuore quando leggiamo il vangelo?”. Tutto è cambiato, tutto è diverso e possiamo ripetere: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Ne abbiamo fatto esperienza.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca – Lc 24,13-35

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Parola del Signore

In cammino

Ogni buon pellegrino si porta dietro un bastone, una bisaccia, una borraccia e una conchiglia. Si, anche una conchiglia. Questa, infatti, è il simbolo per eccellenza del Cammino di Santiago e il buon pellegrino la porta sempre con se. E oggi che Gesu ci invita ad uscire per le strade del mondo per “proclamare” la buona notizia ai poveri e per far conoscere che un mondo diverso da quello che stiamo vivendo esiste è meglio mettersi in cammino portando con se bastone, bisaccia, borraccia e conchiglia. Tutti simboli e segni che ci aiutano a camminare per le strade e i sentieri della vita quotidiana. Ad ognuno di questi segni e simboli ciascuno di noi può dare un suo significato. Quale è il bastone che ci sorregge nel cammino della vita, nella nostra missione di portatori del vangelo? Allo stesso modo chiediamoci cosa simboleggia la borraccia e l’acqua che contiene per noi? E cosa mettiamo nella nostra bisaccia per realizzare la missione che Gesù ci affida? Infine la conchiglia. Sembra davvero un segno inutile. Che senso ha portarla con noi? Eppure, ogni pellegrino in cammino la porta con sé. Cosa potrebbe simboleggiare nella nostra vita? A volte ci sarà anche capitato di vedere delle conchiglie fossili che rendono le pietre piccole opere d’arte. Ce ne sono anche su un muro del nostro giardino. Quando ci passiamo accanto e lo sguardo si poggia su di loro questo antico simbolo del pellegrino ci ricorda che nel cammino dell’esistenza siamo invitati ad abbellire, con azioni e opere di bene, il giardino della vita.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Parola del Signore

5 pani e 2 pesci

Cinque pani e due pesci, forse la merenda di un ragazzo, come potrà sfamare 5000 famiglie? Solo la fantasia e la creatività di Dio possono realizzare questo miracolo. L’apostolo Filippo era giustamente preoccupato. Con 200 denari si poteva comprare solo del pane. Gesù, però, accoglie l’offerta del ragazzo e realizza l’inaudito. Tra la razionalità di Filippo e l’ammirevole e ingenua offerta del giovane ragazzo, Gesù sceglie l’offerta del ragazzo. Sceglie la leggerezza e l’ amore. Forse anche noi, nella vita, dovremmo saper essere meno calcolatori e abbandonarci, con maggiore speranza, nelle mani di Dio. Facciamo nostro quel tocco di ingenuità del ragazzo che ci aiuta ad entrare nel grande sogno di Dio!

Franca e Vincenzo


Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,1-15

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».

Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.

Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Parola del Signore

A quale dio credo?

Questa è la domanda chiave della vita. La Parola di oggi ci aiuta ad riflettere e a contemplare il Figlio. Credere in Lui da la vita eterna. Dio, il Padre, ce lo ha donato e Lui, il Figlio, ci ha lasciato lo Spirito da accogliere e dal quale farsi portare dove ci conduce.

Franca e Vincenzo, osb-cam


Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,31-36

Chi viene dall’alto, è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
 
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Parola del Signore

Toccare la luce

Gesù è la nostra Luce. Eppure c’è chi sceglie le tenebre. Sono le persone che rifiutano il bene e il bello. È evidente, inoltre, che occorre rifiutare le zone di ombra. Queste sono le aree di vita che danno fastidio e che, in molti casi, sono l’anticamera del male.

Accogliere la Luce, aprire il cuore a Cristo è l’unica vera possibilità di praticare una vita nella verità. Una vita, insomma, piena di opere ispirate da Dio. Opere che illuminano l’esistenza.

È nel fare che scopriamo e tocchiamo la luce e, quindi, abitiamo la vita. Ed è in questo fare che, quindi, si deve esprime la quotidianità dell’esistenza chiamata ad abitare l’ordinario.

Tutto questo è possibile e ci impegna ogni giorno e ogni istante del singolo giorno a prendere decisioni che vengono dall’alto. Il Signore ci guiderà se noi gli permetteremo di farlo.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

   Parola del Signore

Aquila e Priscilla