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Se uno mi vuole servire

Servire il Signore implica la disponibilità ad accogliere anche la sofferenza o addirittura la consapevolezza che si può morire fisicamente (nei luoghi nei quali il cristianesimo è perseguito) oppure anche alle proprie ragioni o aspirazioni personali (rinunciando a replicare e/o sopportando invettive o accuse gratuite). Servire è mettere al primo posto l’altro anche se questo non è per niente facile e a volte non è compreso dalla persona o dalle persona che stiamo aiutando. Servire è seguire Gesù sulla via dolorosa con pazienza, con coraggio, amando il silenzio ed evitando di reagire al male che ci viene fatto. Fidiamoci e affidiamoci e restiamo fedeli al Signore qualsiasi cosa ci verrà fatta. Dobbiamo essere sicuri che, se faremo tutto questo il Signore ci solleverà su ali d’aquila e ci alzerà oltre il male e la cattiveria. Al male rispondiamo facendo del bene. Restiamo saldi nell’Amore e l’Amore non ci lascerà.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 12,24-26
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».

Parola del Signore.

Vegliate … non sapete né il giorno né l’ora!

Anche oggi il Signore ci invita ad essere pronti per l’incontro con Lui e a fare come le vergini sagge che insieme alle lampade avevano con loro l’olio per alimentarle. Nessuno di noi conosce il giorno e l’ora ecco perché siamo chiamati a vivere ogni giorno come l’ultimo. Attenzione, queste parole non sono dettate dalla tristezza o dalla paura ma sono un bel richiamo a certe nostre vite spesso completamente fuori misura. Accogliere Gesù è invece la meta del viaggio che stiamo facendo e dimenticarlo ci porta a sbattere. Il giorno nel quale, senza preavviso, Egli verrà deve trovarci pronti e gioiosi, sereni e disponibili a seguirlo. Ci sono, infatti, cose essenziali che meritano attenzione: relazioni da coltivare, occhi da incrociare, parole, baci e abbracci che, se non distribuiamo adesso, non torneranno più. Questa vita è così veloce, fragile e straordinaria che merita la nostra attenzione e non possiamo sciuparla in cose futili. Non è mai tardi per vivere facendo il bene disponibili ad accogliere l’altro anzi questa è l’unica vera priorità. Il resto, tutto il resto, è davvero inutile e spesso ci fa fare cose grottesche rendendo la nostra vita un inferno. Dobbiamo impedire che il male distrugga la nostra vita e guardare un fiore che spunta tra le rocce, il cielo pieno di stelle e l’alba che ci dona il nuovo giorno. Vegliamo e viviamo in attesa dell’incontro con Gesù.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 25,1-13
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Parola del Signore.

Lo uccideranno ma risorgerà

L’annuncio della morte di Gesù e la sua resurrezione fa sempre impressione. Sapere che i propri giorni terreni stanno per finire suscita sempre amarezza che, però, la fede può farci superare se riusciamo a guardare oltre questa vita. Si tratta di accettare l’inevitabile destino avendo fiducia nel Signore che ci ha promesso la vita eterna. Ma se questo è poco allora tutto il resto è inutile.

Vediamo che di fronte all’annuncio di Gesù i discepoli sono tristi e anche noi di fronte all’annuncio della morte lo siamo. Ma questa tristezza è la reazioni di chi non ha ancora compreso quale è la nostra reale meta. Con certi comportamenti, infatti, crediamo di essere i padroni della vita e dimentichiamo che basta un soffio perché il nostro viaggio terreno si concluda.

Se davvero amiamo Gesù e a Lui vogliano restare fedeli salvando la nostra vita e vivendo bene i nostri giorni dobbiamo riporre fiducia in Lui. Lui ci ama e attraverso i momenti tristi, le preoccupazioni, le gioie e le notti di questa vita ci accompagnerà fino allo spuntare di quell’alba nella quale il sole non tramonterà più.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 17,22-27
 
In quel giorno, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».
Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei».
E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

Parola del Signore.

Anche voi tenetevi pronti

Il migliore modo di attendere il Signore è “servire”. Si, perché servire è ciò che il Signore ci chiede ed è ciò che Gesù stesso ha mostrato con la sua vita. In altro passo del Vangelo dirà: “Io sono venuto per fare il servo” (cioè il diacono). Il diacono, infatti, è colui il quale è chiamato a mostrare il Gesù servo e così facendo testimonia la missione che siamo, TUTTI, chiamati a svolgere.

È servendo, infatti, che facciamo la volontà di Dio. Il servo sarà umile e obbediente, semplice e sempre disponibile, non cercherà i primi posti ma con discrezione offrirà il proprio servizio al prossimo e/o alla comunità, lascerà spazio agli altri e cercherà di mettersi in disparte restando ai margini, osserverà il silenzio perché il silenzio è indice di saggezza.

Tutti siamo chiamati ad essere servi inutili.

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Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12,32-48
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Parola del Signore.

Questi è il Figlio mio

Gli occhi e il cuore di Pietro, Giovanni e Giacomo riescono a “vedere” oltre l’immagine di Gesù che avevano conosciuto da sempre. È con queste semplici parole che vogliamo contemplare la Trasfigurazione di Gesù. Non è Gesù che cambia aspetto ma sono gli occhi e il cuore dei tre Apostoli a “vedere” in profondità la verità della sua presenza e ad ascoltare con l’udito del cuore che Gesù è il Figlio di Dio. A pensarci bene queste sono una realtà che possiamo “vedere” e contemplare anche noi se riusciamo a svegliarci dal sonno e dallo stordimento in cui questo mondo ci vuole fare vivere. Proviamo oggi a “vedere” oltre il corpo di Gesù, proviamo ad immaginarlo seduto accanto a noi mentre ascolta ogni nostro desiderio, ogni nostra sofferenza, ogni nostra preoccupazione… Egli è quella Luce che rischiara i sentieri della vita e indica la strada, l’unica strada possibile per la salvezza.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,28b-36
 
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva:

«Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Parola del Signore.

Perdere per trovare

Due sono le condizioni che pone Gesù a chi decide di seguirlo: primo, essere umili; secondo, vivere la vita così come viene, cioè lasciare tutto per stare con Lui. Se riusciremo ad assumere su di noi queste due condizioni avremo trovato la vera vita, una vita piena di Lui che è il Tutto. Gesù, chiarisce ancora che non sono e non saranno le cose che abbiamo o desideriamo a darci la Vita. Non sono le cose che possediamo che ci daranno Vita e Felicità. Ma questo non è né facile né semplice da comprendere e forse non lo comprenderemo mai pienamente ma questo è il messaggio che oggi ci trasmette Gesù. Preghiamo perciò di avere la forza di staccarci davvero dagli affetti alle cose e, (da non fraintendere) anche dai legami con le persone che, evidentemente, sono o possono essere ostacoli alla Vita. L’unico vero bene viene da Dio e a Lui dobbiamo riconsegnarlo. Il resto è vanità.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,24-28

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».

Parola del Signore

A te darò le chiavi del Regno

Gesù è il Figlio di Dio. Chissà quante volte abbiamo ascoltato questa frase e anche noi l’abbiamo ripetuta. Ma crediamo che sia vera? Noi, ciascuno di noi, crede che Gesù è il Figlio di Dio?

Questa è una risposta fondamentale per misurare la nostra fede in Lui. A questa risposta è collegata poi l’accettazione della missione di Gesù e, in verità, anche la nostra. Siamo disposti a fidarci e affidarci ad un Dio che accetta di soffrire e morire? Ad un Dio che accoglie le cattiverie e il male senza reagire? E noi siamo disposti ad imitarlo? Oppure stiamo cercando un Dio forte e potente? Un Dio che schiaccia gli avversari?

Il nostro Dio è forte nel dolore, potente nell’accettare il male, coraggioso nell’essere umile … il nostro Dio accetta di soffrire e morire perseguitato, offeso e messo in croce. Il nostro Dio è risorto e noi risorgeremo con Lui. Questa è la nostra fede.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,13-23

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Parola del Signore.

Donna grande è la tua fede

C’è una differenza radicale tra la religione e la fede. Si può, infatti, essere perfetti religiosi e cioè persone che osservano alla lettera pratiche e partecipano più o meno intensamente a riti e non avere un briciolo di fede. Si può anche essere uomini di fede, cioè persone che si consegnano completamente nelle mani di Dio e che non si sentono legate ai riti o alle pratiche devozionali fini a se stesse. Gesù tiene in grandissima considerazioni gli uomini di fede perché questi sono uomini di Dio, persone vere pronte a vivere il bene e il male della vita fidandosi e affidandosi a Dio. Gli uomini di fede sanno che nulla dipende da loro e che c’è un Dio che guida e protegge, che non abbandona nessuno dei suoi figli e che è capace di accogliere il nostro dolore. Cerchiamo di essere uomini di fede che si fidano e affidano a Dio.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 15,21-28
 
In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
 Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Parola del Signore.

Non avrete mai il nostro odio

Manifesto dell’estate dall’Eremo di famiglia “Aquila e Priscilla”.

Non vi faremo il dono di odiarvi.

Tertulliano testimonia che i primi cristiani prendevano le parole di Gesù così sul serio che i pagani esclamavano, ammirati:

“Guardate come si amano!” (Apolog. 39)

Un racconto sconvolgente, scritto più di duemila anni fa, illustra quello che rendeva i cristiani un popolo capace di cambiare il mondo mediante il cambiamento del cuore.

“I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in città particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno speciale modo di vivere. Questa dottrina che essi seguono non l’hanno inventata loro in seguito a riflessione e ricerca di uomini che amavano le novità, né essi si appoggiano, come certuni, su un sistema filosofico umano. Risiedono poi in città sia greche che barbare, così come capita, e pur seguendo nel modo di vestirsi, nel modo di mangiare e nel resto della vita i costumi del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, come tutti hanno ammesso, incredibile. Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini, e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera. Come tutti gli altri uomini si sposano ed hanno figli, ma non ripudiano i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Anche se non sono conosciuti, vengono condannati; sono condannati a morte, e da essa vengono vivificati. Sono poveri e rendono ricchi molti; sono sprovvisti di tutto, e trovano abbondanza in tutto. Vengono disprezzati e nei disprezzi trovano la loro gloria; sono colpiti nella fama e intanto viene resa testimonianza alla loro giustizia. Sono ingiuriati, e benedicono; sono trattati in modo oltraggioso, e ricambiano con l’onore. Quando fanno dei bene vengono puniti come fossero malfattori; mentre sono puniti gioiscono come se si donasse loro la vita. I Giudei muovono a loro guerra come a gente straniera, e i pagani li perseguitano; ma coloro che li odiano non sanno dire la causa del loro odio. Insomma, per parlar chiaro, i cristiani rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo. L’anima si trova in ogni membro del corpo; ed anche i cristiani sono sparpagliati nelle città del mondo. L’anima poi dimora nel corpo, ma non proviene da esso; ed anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo che si vede; anche i cristiani li vediamo abitare nel mondo, ma la loro pietà è invisibile. La carne, anche se non ha ricevuto alcuna ingiuria, si accanisce con odio e fa’ la guerra all’anima, perché questa non le permette di godere dei piaceri sensuali; allo stesso modo anche il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto nessuna ingiuria, per il solo motivo che questi sono contrari ai piaceri. L’anima ama la carne, che però la odia, e le membra; e così pure i cristiani amano chi li odia. L’anima è rinchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono detenuti nel mondo come in una prigione, ma sono loro a sostenere il mondo. L’anima immortale risiede in un corpo mortale; anche i cristiani sono come dei pellegrini che viaggiano tra cose corruttibili, ma attendono l’incorruttibilità celeste. L’anima, maltrattata nelle bevande e nei cibi, diventa migliore; anche i cristiani, sottoposti ai supplizi, aumentano di numero ogni giorno più. Dio li ha posti in un luogo tanto elevato, che non e loro permesso di abbandonarlo” (Lettera a Diogneto, paragrafi V e VI).

Non illudiamoci pensando che la violenza sarà la risposta cristiana al male che minaccia, ha minacciato e minaccerà noi personalmente o il mondo intero. Seguire la logica e la mentalità della violenza rappresenterebbe la nostra vera sconfitta.

Amate i vostri nemici. Fate del bene a chi vi odia. Pregate per chi vi maltratta e vi perseguita.

Non abbiamo più tempo da concedervi abbiamo cose più importanti da fare: Amare!!!

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi,